Categorie
Borghi Lombardia Viaggi

Il borgo semi abbandonato della Lombardia che sta per rinascere

Siamo abituati a trovarli nel Meridione d’Italia, quei borghi storici che, a un certo punto, venivano abbandonati dai propri abitanti che erano costretti a trasferirsi altrove, il più delle volte al Nord, per andare alla ricerca di un lavoro, nella speranza di fare fortuna.

Anche nel Settentrione, però, non sempre le cose andavano bene e di borghi svuotati nel tempo ce ne sono stati anche qui. Ce un borgo in provincia di Brescia, però, che sta per rinascere. Si chiama Livemmo e si trova nel Comune di Pertica Alta, a una quarantina di chilometri da Brescia e circa 130 dalla metropoli di Milano.

Il progetto di rinascita di Livemmo

Questo borgo, che oggi conta all’incirca 500 abitanti, sparsi su un territorio diffuso in Valle Sabbia, è stato individuato dalla Regione Lombardia per un progetto pilota del valore di 20 milioni di euro che ha lo scopo di rigenerarlo dal punto di vista culturale, sociale ed economico.

Il progetto prevede in particolare la riqualificazione degli spazi pubblici, la ristrutturazione di un immobile abbandonato che diventerà un’area per attività culturali e turistiche, la creazione di alcune piste ciclopedonali e degli interventi sull’antico forno fusorio, rinvenuto solo nel 2004 grazie ad alcuni scavi guidati da un team di archeologi dell’Università di Padova che ha riportato alla luce la struttura che, dai documenti, risulta essere stata utilizzata partire dalla fine del 1500 e fino alla metà dell’800 e che ha portato benessere al paese per secoli.

Questo sistema economico nel XIX secolo però entrò in crisi e la lavorazione del ferro si spostò principalmente nelle fucine del fondo valle, così le zone montane furono abbandonate.

Il borgo di Livemmo

Ancora oggi sono ben visibili gli edifici dell’antico abitato, fatto di case grandi e signorili, con portali di pietra lavorata, fregi e sottotetti decorati da affreschi.

A 620 metri di quota, sulla sponda del torrente Tovere, i resti del Forno Fusorio sono raggiungibili attraverso una mulattiera che scende da Livemmo. L’impianto, anticamente adibito alla prima lavorazione del ferro estratto nella Val Trompia, riveste oggi grande rilevanza per l’archeologia industriale ed è visitabile liberamente e in autonomia grazie a una segnaletica che ne descrive storia e funzione. Questa attività era così florida perché la Valle Sabbia era ricca di boschi che fornivano il combustibile del carbone di legna.

Le Valli Resilienti bresciane

La Valle Sabbia (o Valsabbia) è una valle della Lombardia poco esplorata ma che merita di essere considerata come meta di vacanza in media montagna, in una dimensione intima. Insieme alla vicina Valle Trompia, sulle Prealpi bresciane, fa parte delle cosiddette Valli Resilienti, che comprendono 25 Comuni e che offrono l’opportunità di trascorrere del tempo in un paesaggio immerso nella natura, lontana dal clamore della città e immersa nel verde, scoprendo al tempo stesso itinerari insoliti e ancora poco battuti e un’offerta gastronomica autentica e genuina.

Queste valli incontaminate danno l’occasione di vivere l’alta montagna, stando però a due passi dalla città, di fare esperienze nella natura, passeggiare e degustare prodotti tipici, fare trekking a passo d’asino o pedalare in sella a una bicicletta. Proprio un paio di anni fa è stata inaugurata anche la Greenway delle Valli Resilienti, un bellissimo itinerario da percorrere in bicicletta che collega Brescia con la Valle Trompia e che ha lo scopo di promuovere un turismo slow ed ecosostenibile in una zona poco conosciuta e anche poco turistica.

Livemmo

Il borgo di Livemmo in provincia di Brescia

Categorie
Borghi Fiume lago Lago Di Como luoghi misteriosi Viaggi

In Italia esiste un borgo attraversato da un fiume di latte che appare e scompare

Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno ha incanto il mondo intero e non solo per la minuziosa descrizione che appartiene ai versi di Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi, ma anche per la magia che sprigiona questo specchio d’acqua nostrano da qualsiasi prospettiva lo si guardi.

Ed è proprio nel Lago di Como che, un piccolo fiume, si tuffa come fanno tanti altri. Eppure questo corso d’acqua porta con sé una serie di misteriose leggende e di suggestioni dovute sia alle sue origini che al suo particolare colore che ricorda proprio il bianco del latte.

Il suo nome è Fiumelatte, il corso d’acqua più breve d’Italia che attraversa e taglia in due l’omonimo borgo situato in provincia di Lecco, già annoverato tra i paesi d’Italia con i nomi più bizzarri. Un piccolo gioiello nascosto, alla stregua di un tesoro prezioso, nel comune di Varenna tutto da scoprire.

Vista sul borgo di Fiumelatte, Varenna

Vista sul borgo di Fiumelatte, Varenna

Fiumelatte, il piccolo borgo di Lecco

Il suo nome è Fiumelatte ed è un piccolissimo borgo bagnato dall’omonimo fiume dal quale prende il nome. Passeggiare tra questo micro agglomerato di case, un tempo abitazioni di pescatori oggi diventate per lo più dimore di turisti e villeggianti, è una vera e propria esperienza surreale.

Questa frazione di Varenna, che si specchia delle limpide acque del lago di Como, si aggrappa ai piedi del monte Fopp ed è conosciuta soprattutto per il fiume che lo attraversa tagliandolo letteralmente in due.

Ed è proprio qui, da quel ponticello che si affaccia proprio su quell’acqua rigorosa e bianca, che comincia la magia, quella conservata tra le leggende e i misteri del fiume bianco come il latte.

Fiumelatte, Varenna

Fiumelatte, Varenna

Il fiume dal colore del latte e le sue leggende

Incastrato tra le vecchie abitazioni che formano il piccolo borgo, si trova quello che l’amministrazione locale ha definito il fiume più breve d’Italia, come recita anche il cartello situato sul ponte che lo attraversa e che funziona da belvedere.

Sul fatto che sia il più breve d’Italia, in molti hanno dei dubbi, ma che il suo corso sia decisamente fugace lo confermano i suoi soli 250 metri di sviluppo. Fiumelatte, che prende il suo nome proprio dalla caratteristica colorazione che assume l’acqua, nasce da una grotta situata sulla cima del paese e nascosta dalla fitta vegetazione e si tuffa, come d’incanto, nello splendido Lago di Como.

Ma non è solo la brevità del suo corso a renderlo particolarmente interessante, e neanche quel colore biancastro dato dalla schiuma dell’acqua in superficie, ma il fatto che questo fiume compare e scompare più volte durante l’anno.

Fiumelatte, infatti, inizia a scorrere con l’arrivo della primavera, e più precisamente il 25 marzo, per poi smettere di farlo il 7 ottobre. Il motivo? Ancora non è stato svelato così come nonostante le numerose spedizioni negli anni, nessuno sia riuscito a individuare la sorgente e quindi a spiegare il fenomeno intermittenza. L’ipotesi più accreditata è che il fiume provenga da una sorgente carsica naturale del Moncodeno, ma di fatto nessuno lo ha mai confermato.

Così ecco che con gli anni nuove storie e fantasiose leggende hanno provato a spiegare tutto il fascino e la suggestione che per natura appartengono a questo corso d’acqua. Nel paese si narra che un tempo qui viveva una fanciulla molto bella che aveva tre pretendenti, se uno di loro fosse riuscito a svelargli la sorgente di Fiumelatte sarebbe diventato suo marito.

I tre giovani innamorati, quindi, decisero di avventurarsi nella grotta del fiume per scoprire le sue origini e in quella rimasero per settimane. Una volta tornati, con un aspetto invecchiato e trasandato, cominciarono a raccontare quel che avevano visto nell’antro.

Uno disse di aver conosciuto una sirena, di aver visto un luogo che sembrava un paradiso, ma che d’improvviso si trasformò in un antro senza via d’uscita. Il secondo ammise di essersi ritrovato in un luogo luminoso e scintillante popolato da bellissime donne, ma anche quello di trasformò in un cunicolo abitato da spaventose creature notturne. Del terzo pretendente, invece, si dice che egli fu così sconvolto da ciò che vide che una volta tornato nel villaggio non volle mai più parlare della grotta.

La grotta di Fiumelatte

La grotta di Fiumelatte

Categorie
Borghi mare Viaggi

Deiva Marina, il borgo più bello tra terra e mare

Oggi vi portiamo in Liguria, più precisamente in provincia de La Spezia, per scoprire un borgo che si sviluppa tra terra e mare. Parliamo di Deiva Marina, perla nostrana appena entrata a far parte del circuito “I Borghi Più belli d’Italia” e che si rivela un vero e proprio gioiello da diversi punti di vista.

Deiva Marina, cosa vedere

Particolarmente conosciuta per la sua grande spiaggia di sabbia mista a ghiaia e sassolini e per il suo mare azzurro, cristallino e pulito, Deiva Marina ha molto più da offrire al visitatore. Passeggiare nel suo pittoresco centro storico, infatti, si rivela un vero piacere a tal punto da chiedersi perché mai non lo si è fatto prima.

Deiva Marina è un insieme di i tipici caruggi che regalano scorci emozionanti sul mare, ma anche palazzi, ville storiche e chiese delle origini antiche. Da queste parti caratteristici vicoli liguri conducono di fronte a meravigliose ville settecentesche con giardini alla genovese, case, torri dai colori ocra e rosa, edifici con decorazioni artistiche sulle facciate e minuscole piazzette. Quello che si può fare nel borgo antico di Deiva Marina  è percorso piacevole in cui si alternano porte, archi, scalette e terrazze ricche di fiori.

Da non perdere assolutamente è la Chiesa Parrocchiale di Sant’Antonio Abate che risale al Settecento, un edificio in stile classico con richiami barocchi e con un sagrato policromo realizzato con ciottoli colorati di fiume che danno vita anche a una rosa dei venti e soggetti marinareschi. Particolarmente suggestivi anche l’organo custodito al suo interno che risale al 1848, e alcune tele interessanti del XVIII secolo.

Chiesa Parrocchiale di Sant’Antonio Abate devia marina

La Chiesa Parrocchiale di Sant’Antonio Abate

Sono ben conservate, inoltre, due torri di avvistamento erette ai tempi della Repubblica di Genova. La Torre Saracena ha una forma quadrangolare e oggi è sede di diverse mostre ed eventi culturali. L’altra, invece, è una torre costiera e ha una forma cilindrica. Sfortunatamente, durante l’alluvione del 1852, metà di essa crollò lasciando solamente un moncone semicircolare.

Il mare e la natura di Deiva Marina

Il bellissimo borgo di Deiva Marina è diviso in due parti principali: il paese vecchio, verso l’interno, che si sviluppa attorno alla piazza di fronte alla Chiesa di Sant’Antonio Abate, e la Marina, appunto, un’area più recente che si affaccia sul mare.

Ma non solo. Deiva Marina è circondata da rilievi, tra cui il più elevato è il monte San Nicolao (847 m s.l.m.). In località Baracchino, invece, un sentiero sale alla sommità del monte Pietra di Vasca (801 m) dal quale è possibile ammirare una vista che spazia dalla fascia costiera tra Sestri Levante e La Spezia, fino alle maestose Alpi Apuane e, verso l’interno, fino al monte Gottero. Nelle alture di Deiva Marina vi è, tra le altre cose, il Passo del Bracco alto 610 m., uno dei tratti più tortuosi e interessanti dell’antica via Aurelia.

Rilievi sinuosi e pittoreschi permettono agli amanti del trekking di regalarsi passeggiate indimenticabili lungo sentieri che alternano strapiombi a picco sul mare e tratti immersi nei boschi di castagno, particolarmente suggestivi durante la stagione autunnale.

Situata nella vallata dei torrenti Deiva e Castagnola, in prossimità della foce, sulla Riviera di Levante, Deiva Marina si distingue per essere una rinomata e frequentata località balneare con ampie spiagge e un mare da sogno. Ci sono anche stabilimenti balneari attrezzati e le coste frastagliate ai lati del borgo ben si prestano per le immersioni subacquee.

Deiva Marina spiagge

L’ampia spiaggia di Deiva Marina

Cosa fare nei dintorni di Deiva Marina

Il comune di Deiva Marina è suddiviso in due frazioni: Piazza e Mezzema e altrettante località come, per esempio, Passano. Viene da sé capire che anche i suoi dintorni regalano diverse bellezze da visitare.

L’antico abitato di Mezzema, situato in zona collinare, dona al visitatore una bellissima Chiesa Parrocchiale dedicata a San Michele Arcangelo. L’edificio è citato nel diploma di Carlo Magno del 774, ma secondo alcune ricerche storiche la sua fondazione potrebbe essere ben più antica, intorno al VII o VIII secolo. Al suo interno è possibile ammirare una statua del Santo creata dallo scultore Anton Maria Maragliano.

Passano, posizionata a 298 m s.l.m., vanta i resti del Castello feudale dell’omonima famiglia distrutto dalle truppe della Repubblica di Genova nel 1174, e dell’Ospedale di San Nicolao di Pietra Colice, con annesso ricovero per i viandanti.

Interessante anche la frazione di Piazza dove è possibile visitare la Chiesa Parrocchiale di Sant’Anna edificata nel XVIII secolo, mentre in località Piani della Madonna è ubicato il santuario di Nostra Signora Assunta costruito sui resti di un preesistente edificio.

Potreste fare una sosta anche a Casa Marcone che è attraversata dalla strada statale 1 Via Aurelia in prossimità del Passo del Bracco. A monte delle abitazioni si trovano ancora tracce dell’antica via Aurelia che un tempo costituiva l’unica via di comunicazione tra Genova e Roma. Inoltre, nei pressi di una estesa radura boschiva, sono ancora evidenti tracce e resti di un accampamento militare resistito fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Infine il Passo del Bracco che possiamo definire il regno dei motociclisti. Un percorso molto antico e già utilizzato dai romani che lo attraversavano per arrivare dall’entroterra delle Cinque Terre al Golfo del Tigullio. Inutile dirvi che i panorami sono bellissimi dal momento che spaziano da Sestri Levante fino a La Spezia.

Passo del Bracco liguria

Un tratto del Passo del Bracco

Un’area dell’entroterra di Deiva Marina che si presta perfettamente per fare escursioni. Il tutto immersi in una macchia mediterranea costellata di pini e castagni. Chi ama fare trekking apprezzerà anche i numerosi sentieri che collegano il borgo di Deiva Marina alle vicine località di Moneglia e di Framura.

Insomma, Devia Marina con i suoi verdi pendii che si tuffano in mare, le piccole spiagge seminascoste, la vasta rete di sentieri che sono eredità delle antiche vie del sale, è un vero e proprio paradiso per gli appassionati di escursionismo, di storia ma anche di mare.

E il suo borgo antico, caratterizzato da vicoli stretti e case color pastello tipiche dell’architettura ligure, è un vero e proprio gioiello da scoprire a passo lento. Così come lo sono le sue numerose frazioni che impreziosiscono le colline circostanti. Un vero e proprio richiamo verso l’entroterra ligure, come i numerosi sentieri che alternano strapiombi a picco sul mare e tratti immersi nei boschi di castagno, per poi tuffarsi nelle incantevoli spiagge locali.

Deiva Marina borgo

Una splendida vista del borgo di Deiva Marina

Categorie
Borghi lago Lago Maggiore Viaggi

Cannero Riviera, il borgo degli agrumi sul Lago Maggiore

Conosci tu il paese dove fioriscono i limoni?”. Forse Johann Wolfgang Goethe si ispirò a Cannero Riviera quando compose questi versi. Per scoprirlo, basta visitare i giardini più settentrionali d’Italia dove crescono gli agrumi in questo borgo dell’Alto Lago Maggiore.

Questa zona del Nord Italia è molto amata dai turisti stranieri, in special modo per l’incontro tra natura e cultura, ed è giunto il momento che la scopriamo anche noi.

La primavera è sicuramente la stagione migliore per assaporare le peculiarità uniche di questa porzione di lago, costellata di borghi storici e di giardini incantati, grazie anche alle spettacolari fioriture che si possono ammirare dall’insolita prospettiva di una romantica crociera.

Cannero-riviera

Uno scorcio dal Lago Maggiore di Cannero Riviera @Mila Ulchenko

Da sempre vocata alla coltivazione di essenze pregiate di camelie, questa porzione del Verbano ha anche saputo riscoprire e valorizzare lo straordinario patrimonio degli agrumi, coltivati fin dal XIX secolo, grazie a un microclima ideale che ha permesso la nascita di una varietà autoctona chiamata “canarone”. Insomma, qui, sull’Alto Lago Maggiore, è un po’ come essere sulla Costiera Amalfitana.

Il borgo di Cannero Riviera

Durante i mesi primaverili, Cannero Riviera regala scorci di incredibile bellezza. Macchie gialle che paiono frutto di pennellate divisioniste costellano questo borgo Bandiera Arancione del Touring Club e lo trasformano in un inaspettato angolo di Mediterraneo, tra mandarini, arance e cedri, ai piedi delle Alpi e a pochi chilometri dal confine svizzero.

Quando si giunge a Cannero, lo sguardo è subito attratto dall’inusuale spettacolo di giardini e terrazzamenti coltivati ad agrumi che, alla fine dell’inverno, colorano il piccolo
centro affacciato sulle acque del Lago Maggiore. Arance dolci e amare, pompelmi gialli e rosa, limoni, cedri, mandarini, mandaranci e l’autoctono canarone, appunto: un trionfo di delicati effluvi a tinte vivaci, che ogni anno richiama appassionati e curiosi, anche grazie a un evento molto amato.

Cannero-Riviera

Il borgo di Cannero Riviera @Archivio Fotografico Distretto Turistico dei Laghi – Marco Benedetto Cerini

Le fioriture primaverili di camelie, essenze tipiche del Lago Maggiore, sono ammirabili oltre che negli spazi verdi del borgo anche nell’annuale “Mostra della Camelia”. Eleganti ville, luoghi di culto, il curioso Museo etnografico e della spazzola e gli affascinanti (e misteriosi) Castelli di Cannero (che fanno parte in realtà del territorio di Cannobio e che diventeranno un museo multimediale al termine di un lungo e prezioso lavoro di restauro attualmente in corso) completano l’offerta di questo piccolo centro lacustre, da sempre apprezzato anche per l’alta qualità delle proposte gastronomiche.

Cannero-riviera-spiaggia

Il porticciolo di Canneto Riviera @Mila Ulchenko

A Cannero, infatti, sorseggiare un aperitivo o una tisana nei locali affacciati sul lago si trasforma in un’esperienza esclusiva: d’obbligo l’assaggio di un Gin Major o di un fumante Bercencione, che valorizzano i profumi inconfondibili degli agrumi canneresi. E per chi è attento al tema della sostenibilità, Cannero offre anche l’opportunità di ammirare i castelli e il piccolo borgo dal lago a bordo di un catamarano alimentato a energia solare.

Gli eventi primaverili a Cannero Riviera

Nei due fine settimana centrali di marzo, il 12-13 e il 19-20, Cannero Riviera ospiterà la quindicesima edizione di “Gli agrumi di Cannero Riviera”, una manifestazione che torna sulle rive del Verbano dopo due anni di stop forzato. Questa edizione sarà dedicata, in particolare, al limone, protagonista di un’originale produzione di parole e musica, messa in scena domenica 13 marzo, dell’esposizione botanica e di quella di ceramiche di
Vietri.

Inoltre, il 26 e 27 marzo si terrà la nuova edizione di “Camelie in mostra”, un tributo al fiore tipico del Lago Maggiore. L’evento offrirà un’esposizione di oltre 200 varietà di camelie,
installazioni nel centro storico, escursioni guidate al bosco delle camelie e al vicino borgo di Oggiogno, concerti, mostre e un mercatino di prodotti a km zero.

Cannero-Agrumi

Per le vie di Cannero Riviera @Susy Mezzanotte

Categorie
Borghi mete storiche Viaggi

Varzi, un tuffo nel medioevo, nel cuore dell’Oltrepò Pavese

È un tuffo nel passato quello che si compie visitando Varzi, raccolto e grazioso borgo dell’Oltrepò Pavese nel cuore della Valle Staffora, incastonata tra Emilia Romagna, Piemonte e Liguria.

Lungo il corso del torrente da cui la valle prende il nome, il quieto borgo collinare è custode di ben otto secoli di storia tra fortificazioni, muri in pietra, architettura medievale ed elementi rinascimentali e barocchi.

A circa un’ora d’auto da Pavia e a 90 chilometri da Milano, è la meta perfetta per lasciarsi alle spalle la caotica città e ritagliarsi del tempo di qualità per riscoprire un contatto autentico con il territorio: qui passa anche l’antica Via del Sale che è percorribile praticando trekking in varie tappe fino a Genova.

varzi vicolo

Centro storico di Varzi

Le meraviglie del centro storico di Varzi

Una visita a Varzi non può prescindere dal pittoresco centro storico cui, in epoca medievale, si accedeva da due porte vegliate da torri: la Torre di Porta Soprana e la Torre di Porta Sottana, costruite a scopo difensivo nel 1275.

Le strette vie e i vicoli lastricati sono fiancheggiati da case in pietra e dai caratteristici portici, tratto distintivo di Varzi, che assomigliano a gallerie: davvero suggestiva è Via del Mercato dalla doppia fila di portici risalenti tra il XIV e il XVI secolo.
Sede in passato del mercato settimanale e via di passaggio delle carovane del sale, oggi ospita negozietti di prodotti tipici tra cui segnalare un’eccellenza locale, il salame Varzi DOP.

Da scoprire sono poi Via Roma, che ospitava il mercato della settimana decenni fa, Via della Maiolica, al confine del muro difensivo, Vico Dietro le Mura, “tunnel” al di sopra del muro di difesa di epoca medievale, e Via di dentro, l’arteria principale da cui partono tutte le vie minori.

Cuore pulsante di Varzi è Piazza della Fiera, su cui si affacciano svariati locali che propongono le bontà della cucina locale e i giardini pubblici dove sostare all’ombra per una pausa rigenerante.

Infine, degne di nota sono la Chiesa dei Rossi con accanto l’ospizio per pellegrini, la Chiesa dei Bianchi del 1646, unica nel suo genere grazie all’interno a forma di quadrifoglio, e la Chiesa dei Cappuccini, edificata alla fine del XII secolo ed esempio di architettura romanica.

varzi

Scorcio del centro di Varzi

Il magnifico Castello e le attrattive “fuori le mura”

Non si può lasciare Varzi senza aver ammirato il Castello dei Malaspina e l’annessa Torre delle Streghe che svetta sul borgo dal XIII secolo: dopo una salita di 130 gradini si gode di un panorama straordinario sull’abitato, le antiche mura, le case in pietra e le colline tutt’intorno.

Nella Torre, costruita per volere dei Malaspina, vennero rinchiuse venticinque donne e alcuni uomini accusati di stregoneria durante l’Inquisizione: da qui il soprannome.

In frazione Cella, invece, da non perdere è il Tempio della Fraternità, monumento custode dei cimeli delle varie guerre, edificato per lanciare un messaggio di pace.

Abbracciato da un rilassante paesaggio collinare, il borgo è punto di partenza ideale per passeggiate nella natura come il sentiero, adatto a tutti, che porta alla Casa del Partigiano, arroccata sul promontorio dove il partigiano Primula Rossa prese il comando per liberare Varzi.

Tra boschi di castagni e lungo il corso del torrente Staffora, c’è davvero l’imbarazzo della scelta per immergersi in un clima di serenità e relax.

varzi panorama

Varzi e la sua campagna

Categorie
Borghi castelli Viaggi

Il fascino di Miglionico, tra i borghi più belli d’Italia

In provincia di Matera affascina Miglionico, piccolo borgo dalle antiche origini che si fregia dell’appartenenza al circuito dei Borghi Più Belli d’Italia.

Roccaforte longobarda, passò poi tra i possedimenti del conte normanno di Matera, Alessandro Loffredo, che diede il via alla costruzione del Castello nel 1100, un fulgido esempio di architettura fortificata pre-sveva che, ancora oggi, cattura subito lo sguardo di chi arriva in paese.

Il maniero, che svetta imponente sullo sperone della collina di Cencree a dominio delle valli dei fiumi Basento e Bradano, è l’attrattiva più spettacolare del borgo e lo lega a un evento storico cruciale, quello della Congiura dei Baroni contro Re Ferdinando I di Napoli.

Miglionico

Veduta di Miglionico

Il Castello del Malconsiglio, storia di intrighi, tradimenti e sospetti

Il maestoso castello, con torri circolari e quadrate, è delimitato da un ampio cortile liberamente visitabile dove, al centro, spicca la cisterna che riporta lo stemma nobiliare dei Revertera, i duchi della vicina Salandra, che divennero proprietati del feudo nel 1624.
A loro si deve la trasformazione della fortezza in un elegante palazzo nobiliare con un notevole loggiato che dà accesso al secondo piano.

Ma la storia del Castello di Miglionico è legata a doppio filo alla Congiura dei Baroni delle Terre del Mezzogiorno nel 1485: nella “Sala Stella” si riunirono, infatti, i baroni ribelli capeggiati dai Sanseverino e dai Del Balzo.

La triste fine dei congiurati, uccisi nel 1487 per volere del Re, è valsa al maniero il nome di “Castello del Malconsiglio”.

Oggi tra le sue stanze è possibile seguire un percorso multimediale guidato tramite installazioni e schermi per conoscere meglio la storica vicenda e raggiungere la sala dove si svolse la congiura: qui potrete sedervi tra i manichini alla tavola imbandita di fronte al Re.

Miglionico

Piazza e Castello del Malconsiglio

L’imperdibile Polittico di Cima da Conegliano

Se meta di sicuro interesse è il Castello, da non perdere a Miglionico è anche il Polittico di Cima Da Conegliano all’interno della Chiesa Madre intitolata a Santa Maria Maggiore, in Piazza del Popolo.

Risalente alla metà del XIV secolo e ampliata nel Cinquecento con l’aggiunta delle cappelle laterali, la chiesa conserva pregevoli opere di elevato valore artistico quali, ad esempio, la seicentesca tela raffigurante la Madonna con Bambino e i SS. Bartolomeo e Martino di Pietro Antonio Ferro, la Madonna del Rosario a opera di Girolamo Todisco, la Madonna col Bambino in gloria tra i Santi Eligio e Carlo Borromeo e la Vergine Assunta a firma di Alessandro Fracanzano, e l’organo settecentesco a 312 canne del maestro Rubino da Castellaneta.

Tra tutte, però, spicca il Polittico di Giambattista Cima da Conegliano, realizzato nel 1499 a 18 pannelli in quattro ordini racchiusi in una cornice di legno con suggestivi dipinti a olio su tavola.

Da notare anche il Crocifisso ligneo del Seicento di Padre Eufemio portato in processione il 3 maggio per le vie del centro storico.

Tutta la bellezza del centro storico

Immancabile è una passeggiata lungo le strette stradine del’incantevole borgo dove lasciare vagare lo sguardo sulle facciate degli eleganti palazzi seicenteschi: Palazzo Petito, Palazzo Corleto e Palazzo Ventura-Aspriello.

Ecco poi il Convento di San Francesco, la Chiesa del Purgatorio con la torre del campanile con orologio e la cappella della Madonna delle Grazie con le pareti interne impreziosite dagli affreschi degli allievi di Giovanni Todisco.

Miglionico centro storico

Centro storico

Categorie
Borghi Viaggi

Glorenza, la città più piccola d’Italia

Borgo fortificato e tra i più belli d’Italia, Glorenza, in Val Venosta, si fregia del titolo di “città” fin dal 1300. Le sue mura, ricostruite interamente alla fine del ‘400, sono quelle che ancora oggi circondano il centro storico cittadino e che si possono, in parte, visitare.

Sorta lungo il fiume Adige, la cui sorgente nasce proprio a pochi chilometri da Glorenza, nei pressi del famoso lago di Resia (quello con il campanile che spunta dalle acque), e al centro di una vallata che confina con la Svizzera e con l’Austria, attraversata ancora oggi dalla via Claudia Augusta, che oggi si può anche percorrere in bicicletta, è stata per secoli al centro di un importante crocevia di commerci, soprattutto del sale.

Cosa vedere nel borgo

All’interno delle mura, Glorenza non è mai cresciuta né cambiata. L’assetto è ancora quello medievale, anche se molti edifici sono sorti nei secoli successivi. Ha mantenuto comunque l’architettura di una volta, con le tipiche case di pietra, le facciate decorate con affreschi, i portici e gli erker come finestre. Passeggiare tra le strade di Glorenza è come fare un balzo indietro nel tempo.

glorenza-borgo

La città murata di Glorenza, in Alto adige @IDM Südtirol-Alto Adige/Angelika Schwarz

C’è ancora la piccola chiesa originale, troppo piccola per gli abitanti di oggi, circa 400 che vivono nel borgo e altrettanti nei dintorni, che sono costretti a frequentare quella sorta fuori dalle mura, la Chiesa di San Pancrazio del XIII secolo. C’è ancora il vecchio mulino, ormai in disuso, ma messo in funzione ogni primavera per dare gioia ai turisti.

Ogni angolo di Glorenza regala una sorpresa: ci sono la Casa del Balivo, una bella residenza signorile con degli smerli, la Casa Frölich con bellissimi affreschi all’interno e la Casa Gebhard con le finestre bellamente decorate. Solo per citarne alcune.

Alcune oggi sono dimore private, magari tamandate da generazioni. altre sono state ristrutturate e trasformate in deliziosi locali, ristoranti, tradizionali o contemporanei, e in bellissimi boutique hotel, con poche camere e un servizio di altissimo livello.

Al borgo si accede ancora oggi attraverso tre porte originali. La Porta di Tubre molto probabilmente era un’abitazione. Oggi ospita l’ufficio informazioni e ai pieni superiori della torre un museo che racconta la storia del borgo. Da qui si accede anche al cammino di ronda, ancora interamente fatto di legno e protetto da un tetto, dove si contano ben 350 feritoie.

glorenza

Le antiche case di Glorenza, la città più piccola

Il profilo del borgo dall’alto rivela anche sette torri con le cuspidi ancora intatte, una delle quali, la Torre Flurin, fu adibita a carcere e poi sede del tribunale fino al 1931.

Gli eventi tradizionali

Se si capita a Glorenza in occasione di una delle feste locali l’esperienza diventa memorabile. In ogni stagione si svolgono mercati contadini e sagre tradizionali, mentre a dicembre l’evento più bello e da non perdere è il mercatino di Natale che dura solo tre giorni ma che è rimasto un evento ancora autentico.

Le bancarelle di prodotti artigianali vengono allestite sotto i portici che corrono sotto le case del borgo e nella piazza principale, dove aleggia un delizioso profumo di cannella che viene dai dolci tipici, gli zelten, e di vin brulè e si sentono le note dei cori natalizi.

glorenza-mura

Le mura che circondano il borgo di Glorenza

Categorie
Borghi vacanza natura Viaggi

Ingria, il micro borgo è tra i più belli d’Italia

Porta d’ingresso della Val Soana, tra il verde e la tranquillità dei castagneti a 827 metri di altezza, Ingria è uno dei borghi più piccoli (e belli) d’Italia con soli 46 abitanti e 21 frazioni, molte delle quali oggi disabitate.

A 57 chilometri da Torino, il borgo accoglie in un’atmosfera bucolica e ideale per rilassarsi lontano dalla folla e dalla frenesia di tutti i giorni: attrae gli amanti della montagna, delle lunghe passeggiate nel cuore della natura, delle escursioni e del trekking.

Il suggestivo sfondo del Gran Paradiso aggiunge fascino a questa raccolta ma vivace realtà la cui Pro loco è molto attiva e organizza numerose manifestazioni nel corso dell’anno.

ingria piazza

La piazza di Ingria

Ingria, il meglio del fiabesco borgo

Immerso nella quiete e nella meraviglia della Val Soana e del Parco Nazionale del Gran Paradiso, Ingria è il borgo perfetto per chi ama le attività sportive all’aria aperta, sia a livello amatoriale che agonistico.

È, infatti, lo scenario più adatto per praticare trekking, alpinismo, scialpinismo, escursionismo, arrampicata, passeggiate a piedi o in mountain bike, scalate di cascate di ghiaccio, kayak e canoa.

Ma non è tutto perché vanta alcuni punti di interesse che non lasciano indifferenti a partire dalle tipiche e pittoresche case in pietra con i tetti a “lose”, le scalette, i ballatoi e le arcate.
Nelle frazioni di Rivoira e Campovardo, a causa del terreno ripido, alcune case sono state costruite a tre o quattro vani sovrapposti e, se di un solo vano, si mostrano con un particolare “effetto torre”.

Il centro storico è poi un autentico “museo a cielo aperto” grazie alla brillante iniziativa “Le case raccontano“: sulle abitazioni, infatti, una serie di pannelli narrano la storia degli edifici indicando, ad esempio, quale era la vecchia scuola o l’osteria di un tempo.
Le vetrine illustrano gli antichi mestieri con allestimenti (anche multimediali) e materiale informativo per ricordare la storia di Ingria, le lavorazioni artigianali e le tradizioni.

Degni di nota la Chiesa Parrocchiale di San Giacomo, risalente al XVI secolo, divenuta parrocchia nel 1708, e l’abitato di Pasturera a 996 metri di altitudine dove si staglia il campanile solitario costruito su un roccione e sgorga acqua fresca e leggera dall’antica fontana.

Infine, nella frazione Bech, si trova il bivacco ed ecomuseo “Valverdassa” che, con otto posti letto, offre ospitalità tutti i giorni dell’anno previa prenotazione.

ingria_municipio

Il Municipio di Ingria

Le escursioni alla scoperta del magnifico territorio

Partendo da Ingria si ha la fantastica occasione di fare rigeneranti passeggiate tra boschi, mulattiere, corsi d’acqua e caratteristiche borgate: raggiungendo la frazione di Camprovardo potrete ammirare la fontana del 1858 e le caratteristiche case di tre o quattro piani collegate da scale esterne di legno.

Altro itinerario da non perdere è quello che si snoda lungo il Vallone di Codebiollo o di Verdassa con partenza dalla frazione di Frailino: la mulattiera scende verso il torrente Soana, lo attraversa su una passerella e incontra la frazione Bettassa con le tipiche abitazioni alpine e la Cappella di Santa Liberata del 1764.
Si conclude ai 1025 metri di Beirasso, borgata ormai disabitata.

Per lasciarsi incantare da tutta la bellezza del paesaggio montano, si può anche risalire il vallone e raggiungere il Lago della Mionda e proseguire fino ai Laghetti di Canaussa, specchi di acqua blu che riflettono le cime delle montagne tutt’intorno.

Ingria - accesso in piazza del Municipio

Ingria – accesso in piazza del Municipio – Ph Antonio Luna

Categorie
Borghi castelli Viaggi

Gesualdo, il borgo panoramico nel cuore dell’Irpinia

Tra i Borghi Più Belli d’Italia, Gesualdo in provincia di Avellino è un affascinante borgo nel cuore dell’Irpinia raccolto attorno al suo castello medievale: strette lastrine lastricate, vicoli e antichi passaggi ne disegnano il centro storico e si aprono su incantevoli scorci panoramici sulla Valle del Fredane.

È conosciuto anche con il nome di “Città del Principe dei Musici” in onore di Carlo Gesualdo, l’ultimo importante esponente della polifonia rinascimentale.

gesualdo avellino

Scorcio di Gesualdo

Cosa vedere nel borgo panoramico

Dalla caratteristica forma circolare a cerchi concentrici attorno al castello, il centro di Gesualdo è idealmente suddiviso in tre aree:

  • a ovest della fortezza si addossano le piccole case costruite secondo i canoni dell’architettura feudale, con pochi vani e tetti spioventi
  • a sud si susseguono eleganti palazzi signorili del XVII secolo, perfettamente restaurati dopo il terremoto del 1980
  • a est si staglia l’autentica città barocca impreziosita da fontane, grandiosi portali, piazze e ampie scalinate

Passeggiando nel cuore antico del borgo, meritano una sosta in particolare i Palazzi Pisapia e Mattioli, dall’originale bellezza, la Fontana dei Putti, Piazza Umberto I e Piazza Neviera.

Ma non soltanto. Tra gli edifici religiosi spiccano la Chiesa di San Nicola e la Chiesa di Santa Maria delle Grazie.

La prima risale al XII secolo e sorge nei pressi delle mura del castello. L’interno custodisce la tela raffigurante la Madonna della Neve, commissionata nel XVI secolo dal Principe Carlo Gesualdo all’artista napoletano Taurella.
Di sicuro interesse anche le statue in legno e le numerose reliquie che ne fanno meta di pellegrinaggio.

La seconda venne edificata nel 1592 insieme al Convento dei Cappuccini.
A un’unica grande navata, conserva altari rivestiti in marmo policromo ed è una delle chiese più frequentate e amate del suggestivo borgo dell’Irpinia.

gesualdo panorama

Panorama di Gesualdo con il Castello

Il leggendario Castello di Gesualdo

Il Castello è, senza dubbio, la meta principale da ammirare durante una visita a Gesualdo, fulcro del borgo antico che lo domina dall’alto e dona una visuale mozzafiato.

Maestoso e imponente, risale all’Alto Medioevo, forse all’epoca longobarda nel VII secolo su incarico di Romualdo, duca di Benevento, oppure, secondo alcuni, di Radelchi, Principe di Benevento, nel IX secolo.

Primo signore fu Guglielmo d’Altavilla e poi, nella seconda metà del Cinquecento, divenne dimora del Principe Carlo Gesualdo che qui si rifugiò da Napoli, dopo l’omicidio della moglie Maria d’Avalos e del suo amante, per sfuggire alla vendetta delle due potenti famiglie.
La leggenda narra che il Principe visse al castello nel senso di colpa per l’atto compiuto e che il fantasma di Maria d’Avalos si aggiri tra le stanze durante le notti di luna piena.

Per volere di Carlo Gesualdo, il castello da fortezza militare si trasformò in una splendida dimora signorile in stile rinascimentale.

Dopo decenni di abbandono, nel 1855 divenne proprietà della famiglia Caccese che lo riportò a nuova vita.

A seguito del sisma dell’1980, fu dichiarato inagibile fino a quando, nel Duemila, acquistato dal Comune e dalla provincia di Avellino, è stato sottoposto a restauro.

Oggi si presenta nuovamente in tutta la sua bellezza, con la facciata che richiama l’architettura ottocentesca e gli interni, dagli ampi soffitti a volta, in stile rinascimentale con elementi gotici.

Al piano terra sono visitabili le cucine e le stanze della servitù mentre al primo piano è esposta la Mostra permanente “Carlo Gesualdo da Venosa. Gli strumenti musicali” con fedeli riproduzioni degli strumenti musicali appartenuti al Principe, partiture a stampa e manoscritte, e stupende riproduzioni degli abiti in voga nelle corti nobiliari napoletane del Cinquecento.

gesualdo

Il borgo di Gesualdo

Categorie
Borghi itinerari culturali Vacanze Con Bambini Viaggi

Il paese sotto al Gran Sasso che sembra disegnato da un bambino

C’è un piccolo paese situato ai piedi del suggestivo Gran Sasso che è di incantevole bellezza. Lo è per le sue storie che sono tramandate dalle persone, per le testimonianze del passato e per quelle tradizioni di montagna preservate preziosamente nel tempo. Ma anche per i suoi muri che parlano e raccontano il passato della nostra infanzia.

Ci troviamo nel piccolo borgo di Azzinano di Tossicia, in provincia di Teramo. Nel paese in cui sono state ritrovate delle tombe risalenti al neolitico e che testimoniano la sua antica identità, tra le case e gli edifici tipici dell’architettura montana dell’Abruzzo che addossati l’un l’altro si affacciano sugli stretti vicoli che attraversano il paese. Ed è propio qui, tra le stradine, che sui muri sono conservati i ricordi più belli dell’infanzia raccontati con colori vivaci e disegni incantati.

Il borgo che parla attraverso i muri

Azzinano di Tossicia è un borgo dipinto, un paese della meraviglie che ci catapulta in quello che sembra un museo en plain air di straordinario incanto. I meravigliosi e inediti murales naïf parlano di tutti noi, dei giochi della nostra infanzia, quando ancora non esistevano smartphone e connessioni. Una galleria d’arte a cielo aperto, proprio alle pendici del Gran Sasso, che ogni anno si arricchisce di nuove storie e colori, creando un’atmosfera magica e unica.

Azzinano, il borgo dipinto

Azzinano, il borgo dipinto

In questo paesino nacque Annunziata Scipione, una delle più grandi artiste naïf italiane che ha saputo raccontare l’identità delle popolazioni agreste del Gran Sasso attraverso i suoi capolavori. È proprio per celebrare la pittrice che, nel 2001, gli abitanti del borgo decisero di rinnovare le strade, le piazze e i vicoli, colorando le facciate della case con disegni e pitture murali.

Quella scelta si tramutò in un omaggio alla spensieratezza fanciullesca, ai giochi d’infanzia delle vecchie generazioni. Così ecco che i muri di Azzinano hanno preso vita attraverso il gioco della campana, quello del nascondino, la mosca cieca e il tiro dei dadi.

Giochi semplici ma fondamentali per la spensieratezza dei bambini vissuta all’aria aperta con pochi oggetti, tanti amici e una scia di creatività lasciata dietro le spalle. La stessa che ora rivive nel borgo di Azzinano.

Azzinano, il borgo dipinto

Azzinano, il borgo dipinto

Azzinano: il borgo dipinto

Visitare il borgo di Azzinano è un’esperienza unica, un viaggio attraverso il tempo e i ricordi d’infanzia che passa per un’arte reale e suggestiva, favolistica e concreta. Un paese dipinto che, negli anni, si è trasformato in un museo a cielo aperto visitabile gratuitamente a ogni ora del giorno e in ogni momento dell’anno.

Questi muri d’autore, che portano la firma di artisti di fama nazionale, hanno trasformato il piccolo borgo di Azzinano in un Paese dei Balocchi dove è possibile tornare bambini, anche solo attraverso lo sguardo. Ed è proprio sotto di questo che i colori sembrano cambiare, brillanti alla luce del sole, intensi con quella del tramonto, ma sempre spettacolari.

Il museo a cielo aperto di Azzinano però, è in continua evoluzione. Lo è perché ogni estate artisti provenienti da ogni parte d’Italia tornano qui a dare voce a quei muri, pronti a raccontare nuove storie.

Azzinano, il borgo dipinto

Azzinano, il borgo dipinto