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Un Posto al Sole: questo autunno potrai dormire dentro Palazzo Palladini

Si chiama cineturismo, ed è quella tendenza di viaggio che invita gli avventurieri a girare il globo in lungo e in largo per calcare le orme dei protagonisti di serie televisive e film. Bar, ristoranti, piazze e strade che si sono trasformate nei set delle nostre pellicole del cuore, e poi ancora edifici, location e studi cinematografici che hanno aperto le loro porte e che consentono alle persone di vivere esperienze suggestive ed emozionanti, proprio come quelle viste sullo schermo.

Ed è agli amanti del piccolo schermo che oggi ci rivolgiamo, per parlarvi di un’esperienza Made in Italy che vi consentirà di trascorrere una notte all’interno di un luogo simbolo di una delle più celebri e apprezzate soap opere italiane. Stiamo parlando di Palazzo Palladini, proprio l’edificio che fa da sfondo alle storie dei protagonisti di Un Posto al Sole.

Grazie a una collaborazione tra Airbnb, Fremantle e RAI, questo autunno sarà possibile soggiornare all’interno della location, situata a Posillipo, dove la serie è ambientata. Ecco tutto quello che c’è da sapere per prenotare, vivere e condividere un’esperienza incredibilmente unica.

Bentornati a Posillipo, tra le stanze di Palazzo Palladini

Il nostro viaggio di oggi ci conduce in uno dei luoghi più affascinanti e suggestivi della città di Napoli. Stiamo parlando di Posillipo, di quel quartiere residenziale adagiato su una collina verdeggiante che offre una vista mozzafiato su tutto il Golfo della città. Proprio qui, tra edifici eleganti e ristoranti ricercati, spicca una splendida dimora monumentale seicentesca che si staglia, con tutta la sua magnificenza, tra la terra e il mare.

Si tratta di Villa Volpicelli, uno degli edifici più belli di Posillipo, che cattura l’attenzione di tutti i viaggiatori che raggiungono il quartiere del capoluogo campano. La dimora è nota al vasto pubblico italiano perché questa è stata scelta come location per ambientare le vicende della soap opera di Rai 3, Un Posto al Sole.

Se fino a questo momento la villa, nota a tutti come Palazzo Palladini, è stata ammirata e fotografata dagli appassionati della serie solo all’esterno, a partire da quest’autunno sarà possibile visitare anche i suoi interni e non solo. La location, infatti, è stata inserita nella categoria Dimore Storiche di Airbnb e sarà presto prenotabile. Ad accogliere gli ospiti che arriveranno fin qui ci sarà Patrizio Rispo, l’attore che interpreta Raffaele, l’iconico custode di Palazzo Palladini.

Patrizio Rispo, custode di palazzo Palladini, accoglierà gli ospiti

Fonte: Ph Giuseppe D’Anna Fremantle

Patrizio Rispo, custode di palazzo Palladini, accoglierà gli ospiti

Una notte nel palazzo di Un Posto al Sole: come prenotare

La notizia era stata in qualche modo annunciata: nel corso degli ultimi episodi, infatti, uno dei personaggi della soap aveva scelto di mettere in affitto su Airbnb una stanza dell’appartamento La Terrazza. E ora, per i milioni di fan che da più di 25 anni seguono le vicende di Un Posto al Sole, sarà davvero possibile dormire all’interno di quella camera a Palazzo Palladini. Come abbiamo anticipato, ad accogliere gli ospiti ci sarà il custode Raffaele.

Le persone interessate a vivere questa esperienza, potranno inoltrare una richiesta di prenotazione a partire da martedì 17 ottobre (ore 11.00) sul sito ufficiale di Airbnb. Il soggiorno di una notte, per un massimo di due persone, è previsto invece il 7 novembre e sarà prenotabile al costo di soli 10 euro.

Ad attendere i due fortunati fan che arriveranno a Palazzo Paladini ci sarà Patrizio Rispo, un host di eccezione che accoglierà gli ospiti con un aperitivo di benvenuto sulla terrazza. I viaggiatori potranno poi scoprire le tradizioni della città assaporando una vera pizza napoletana con una cena per due persone. Potranno, inoltre, prendere parte a una visita esclusiva degli studi dove viene girata la serie e diventare comparse di Un Posto al Sole per un giorno.

La Terrazza di Palazzo Palladini, Un Posto al Sole

Fonte: Airbnb

La Terrazza di Palazzo Palladini, Un Posto al Sole

 

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Uno studio ci svela i viaggi dell’Età del Ferro tra Italia e Africa

Come funzionavano i viaggi e gli spostamenti tra Italia e Africa durante l’Età del Ferro? Grazie a uno studio pubblicato sulla rivista Nature Ecology & Evolution, ora siamo in grado di rispondere a questa particolare e interessante domanda. È stata infatti effettuata una profonda analisi che ci rivela delle soluzioni su un periodo storico caratterizzato dall’espansione delle colonie greche e fenicie, e in cui Cartagine è diventata una potenza marittima del Mediterraneo.

In cosa consiste lo studio

Questo rilevante studio è stato condotto dall’Università americana di Stanford, con la collaborazione della Sapienza di Roma, Museo delle Civiltà di Roma, Museo Nazionale Etrusco di Tarquinia e Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro.

Un lavoro a più mani e internazionale, quindi, che è andato a indagare quel periodo storico che va dalla fine del II millennio a tutto il I millennio a.C, ovvero un momento particolarmente dinamico del nostro passato. Se vi state chiedendo come sia possibile aver ottenuto risposte su un’epoca così lontana da quella attuale, la risposta è da ritrovare nel Dna.

Lo studio racconta infatti che la storia dei viaggi e degli spostamenti avvenuti nell’Età del Ferro nel Mediterraneo centrale, in particolare tra l’Africa e l’Italia che conosciamo oggi, è praticamente impresso nel genoma di 30 individui che abitavano le città di Sant’Imbenia in Sardegna, di Tarquinia, attuale provincia di Viterbo e di Kerkouane in Tunisia.

Cosa è emerso

L’Età del Ferro era caratterizzata da una maggiore facilità dei viaggi a lunga distanza grazie ai progressi della navigazione a vela che a quel tempo avevano favorito gli spostamenti e creato nuove reti per il commercio, così come per la colonizzazione e i conflitti.

E i risultati ottenuti da questo approfondimento sono davvero eccezionali, perché evidenziano una profonda interconnessione delle popolazioni che abitavano sulle sponde del Mar Mediterraneo. In particolare, l’alto numero di individui con ascendenze Nord-africane nell’Italia centrale sembrerebbe riflettere gli stretti legami tra Cartagine e la regione abitata dagli etruschi.

Allo stesso modo, la presenza a Kerkouane di diversi individui simili a popolazioni italiane e greche potrebbe invece dimostrare un movimento in entrambi i versi all’interno del Mediterraneo.

Ma il dato più interessante è che, sia a Kerkouane che a Tarquinia, sono state riportate alla luce le spoglie di esseri umani che erano stati sepolti insieme, ma che al contempo avevano antenati diversi e geograficamente distanti: una condizione che, a quanto pare, non ha comportato un trattamento differenziato nelle celebrazioni funerarie, che per i popoli antichi erano assai rilevanti e sacre.

Le dichiarazioni degli addetti ai lavori

Per mezzo di Comunicato Stampa, Michaela Lucci della Sapienza, uno dei primo co-autori della ricerca, ha fatto sapere che: “La possibilità di analizzare dati di siti limitrofi dell’Età del Bronzo di Sardegna ed Italia centrale ci ha permesso di avere una precisa indicazione sul modello del popolamento di queste due aree”.

Al contrario, le informazioni sulle comunità nordafricane dell’Età del Ferro sono molto limitate. Il motivo è da ritrovare nel fatto che il materiale genetico mitocondriale di un individuo proveniente da Cartagine è attualmente l’unico dato esistente sul Dna antico della regione che ha permesso di ricostruire i vari spostamenti.

A tal proposito Alfredo Coppa della Sapienza, senior author dell’articolo, ha spiegato che: “L’ascendenza subsahariana che osserviamo a Kerkouane può derivare da un contatto diretto o indiretto con le popolazioni nomadi del Sahara. L’Età del Ferro potrebbe essere stata un periodo chiave anche per il flusso genetico attraverso il Sahara, e questo sembra essere uno scenario di grande attualità”.

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La strada del mondo che conduce verso l’Artico

La natura selvaggia, un luogo i cui confini sembrano confondersi con l’infinito, scenografie che levano il fiato e panorami indimenticabili. Benvenuti in una delle strade più belle del mondo. Siamo sulla Kystriksveien in Norvegia, 650 chilometri che si snodano in mezzo alla natura. L’uomo qui non c’è molto: è presente nei villaggi, nei punti da sogno che ha immaginato e realizzato e perché è la sua mano ad aver costruito questo percorso in mezzo alla bellezza.  A fare da contorno montagne, acqua e cielo.

Vale la pena organizzare, una volta nella vita, un viaggio lungo la strada del mondo che conduce verso l’Artico. Elementi essenziali? Un mezzo su cui percorrerla, la voglia di avventura e il desiderio di esplorare la natura più selvaggia.

Kystriksveien, la strada che ci porta verso l’Artico

Ci vuole tempo per percorrere la Kystriksveien, un tempo che vale la pena trascorrere in viaggio lungo questa strada che porta verso l’Artico. Sono circa 650 i chilometri da percorrere, da Steinkjer a Bodø, lungo una strada costiera che attraversa anche numerosi fiordi: per questo sono previsti diversi passaggi in traghetto.

Non si deve aver fretta, ma bisogna partire armati dalla voglia di fare una vera vacanza on the road, nel nord dell’Europa e – più precisamente – in Norvegia. Il fascino della scoperta e un pizzico di avventura possono essere gli stimoli più grandi per intraprendere questo viaggio, ma non va sottovalutata anche la possibilità di ammirare la natura e paesaggi che sarà difficile dimenticare.

Un’occasione, quindi, per fare il pieno di bellezza. Per completare tutto il percorso ci vogliono circa due giorni, ma è molto più bello mettercene di più per esplorare i luoghi. Come le 6.500 isole dell’arcipelago Vega (che sono patrimonio Unesco) oppure fermandosi in alcuni dei luoghi che si incontrano lungo la strada. Un esempio? La stupefacente area di sosta Ureddplassen considerata tra le più belle al mondo con un particolarissimo bagno, ma anche con un’area da dove ammirare lo spettacolare panorama nordico. Tra l’altro questo luogo è anche commemorativo, in memoria delle vittime all’interno di un sottomarino durante la Seconda Guerra Mondiale.

Attraverso il Circolo Polare Artico

Ci sono tantissime attrazioni lungo il percorso, luoghi da non perdere e che vale la pena visitare pianificando delle piccole escursioni. Abbiamo già citato le isole dell’arcipelago Vega, ma come dimenticare Torghatten una delle montagne più caratteristiche di questa zona, con il suo buco che la attraversa da una parte all’altra. Oppure le montagne delle sette Sorelle ad Alstahaug.

Uno dei momenti più indimenticabili, però, resta quello durante il quale si potrà attraversare il Circolo Polare Artico, in cui le giornate in estate sembrano non avere mai una fine. Siamo a 66,33 gradi a nord. E prima di arrivare alla meta finale si può vedere anche il vortice di Saltstraumen, il più potente al mondo.

Al termine di questa vacanza si potrà dire di aver vissuto un’esperienza da sogno, che permette di entrare in diretto contatto con la natura, in un luogo che ha mantenuto la sua autenticità: tra escursioni, giri in bicicletta, luoghi che sembrano al confine tra vero e immaginato, scenari mozzafiato e di rara bellezza.

Una vacanza che può durare pochi giorni, oppure può essere estesa per godersi i tanti luoghi, le numerose attrazioni. Un viaggio che ha bisogno di tempo per lasciarsi rapire dalla bellezza di ciò che ci circonda: tra le altre cose questa strada è stata dichiarata dal National Geographic come una tra le 101 più panoramiche del mondo.

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Il giardino della musica di Barcellona è uno degli edifici più belli del mondo

Cosmopolita ma accogliente, ricca di storia e di bellezza, di fascino e cultura. Barcellona è uno di quei luoghi che conservano un pizzico di magia, sarà perché lì gli architetti e gli artisti hanno creato palazzi e luoghi incredibili, oppure perché camminando per le sue strade stupisce a ogni angolo, ma è difficile rimanere indifferenti a tanta bellezza, a quella sensazione di accoglienza che ti abbraccia sin dal primo istante.

Barcellona è una città tutta da scoprire e, forse, non basta una vita per poter dire di conoscerne tutte le anime, tutti i segreti, di averla capita davvero. Tra i luoghi da non perdere c’è il giardino della musica o, per meglio dire, il Palazzo della Musica Catalana: uno degli edifici più belli al mondo. Un luogo profondamente suggestivo, grazie ai suoi interni riccamente decorati, ai colori, all’arte che si respira solo a osservarne la facciata. Tutto quello che c’è da sapere su questo luogo di rara bellezza.

Il Palazzo della Musica Catalana, storia di un luogo straordinario

È stato immaginato come un giardino della musica, un nome romantico che richiama alla mente immagini suggestive che sanno coniugare arte e bellezza, natura e suoni. Esempio perfetto di modernismo catalano, il Palazzo della Musica di Barcellona è sede della società corale della Catalogna e della scuola di musica.

La sua storia prende il via agli inizi del Novecento, con la progettazione a cura dell’architetto Lluís Domènech i Montaner. I lavori per la sua realizzazione sono durati dal 1905 al 1908. Da allora, poi, è stato altre volte oggetto di nuovi lavori: restauri e ampliamenti, come gli ultimi che hanno preso il via agli albori del nuovo millennio e hanno visto l’aggiunta di un edificio molto ampio che ospita camerini, biblioteca e molto altro. Inoltre, nel 1997 è stato dichiarato Patrimonio mondiale dell’umanità Unesco.

Una decorazione della facciata esterna del Palazzo della Musica Catalana

Fonte: iStock Photo – Foto di AlexandreFagundes

Un dettaglio della facciata esterna del Palazzo della Musica Catalana

Un’immersione totale nella bellezza

Le decorazioni, i vetri colorati, gli spazi che ti accolgono e ti fanno sentire come in un sogno: il Palazzo della Musica Catalana si trova nel quartiere di Sant Pere e si raggiunge facilmente da una delle piazze più celebri di Barcellona, ovvero Plaza Cataluna. Solo cinque minuti a piedi, come viene spiegato sul sito. Euando si arriva si viene subito accolti dalla facciata straordinaria di questa edificazione. E se il primo impatto lascia senza fiato, esplorarne gli interni catapulta in un luogo che appare quasi fiabesco. Del resto Barcellona è ricca di questi posti che sembrano rubati da un sogno e trasformati in realtà.

Il suo auditorium è un luogo spettacolare: a illuminarlo un suggestivo lucernaio a goccia in cui si può intravedere un sole realizzato con vetri colorati, l’ampia sala ha le pareti riccamente decorate da busti e elementi che richiamano la natura come frutti e fiori. Per questo lo si immagina come un giardino della musica, perché sembra di essere davvero immersi in una natura in cui esplodono i colori e la bellezza.

Intima e accogliente, invece, è la sala prove dell’Orfeó Català, anche il luogo ideale per spettacoli più piccoli o per eventi.

Tutto l’edificio è visitabile, sul sito ufficiale vengono proposte opzioni diverse per conoscerlo: addentarsi nelle sue sale, scoprirne i dettagli e i segreti, è senza dubbio una (delle tante) cose da fare a Barcellona: una città dalle mille facce, piena di luoghi di rara bellezza, di contrasti, di modernità che convive con il passato. Un mix incredibile e indimenticabile.

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Come veri boy scout, le esperienze più avventurose nei parchi italiani

L’autunno porta con sé tante sorprese: una di queste è Wild Camp, il nuovo progetto organizzato da Insubriparks per invogliare grandi e piccini a trascorrere una giornata avventurosa in mezzo alla natura. Il primo di quattro appuntamenti sta per andare in scena, e la cornice in cui si svolgerà è semplicemente meravigliosa. Scopriamo qualcosa in più su questa iniziativa.

Cos’è Wild Camp

Insubripark è il progetto che coinvolge cinque parchi naturali situati al confine tra Italia e Svizzera: si tratta di un’importante collaborazione che ha come fine ultimo quello di avvicinare sempre più persone alla bellezza di trascorrere qualche ora all’aria aperta, a contatto con la natura, dedicandosi ad attività avventurose o semplicemente ad una bella camminata tra il verde, respirando a pieni polmoni. Quali sono le aree che fanno parte dell’organizzazione?

In Italia, c’è il Parco Regionale Campo dei Fiori: situato in provincia di Varese, include le vette del massiccio del Campo dei Fiori e di quello del Monte Martica. E ancora, c’è il Parco Regionale della Pineta di Appiano Gentile e Tradate, una riserva naturale che offre tantissimi itinerari di trekking lungo i quali ammirare la fauna e la flora locali. Infine, Parco Regionale Spina Verde che si estende tra le colline a nord della città di Como, arrivando sin quasi al confine svizzero.

Passando la frontiera, il territorio insubrico ci regala ancora due aree verdi da scoprire. La prima è il Parco del Penz, una delle più suggestive mete turistiche per gli amanti della natura: una fitta rete di sentieri, parchi giochi, percorsi ciclabili e punti panoramici ne fanno un luogo a dir poco magico. Poco più a nord, troviamo infine il Parco delle Gole della Breggia. Quest’area segue il corso del fiume Breggia, che nel corso dei secoli ha scavato la roccia portando alla luce preziose testimonianze geologiche del nostro passato.

È proprio tra queste bellezze naturali che vengono organizzate le giornate del progetto Wild Camp, dedicate ai bambini dai 6 ai 13 anni e alle loro famiglie. Si tratta di quattro appuntamenti gratuiti (su prenotazione) che mirano a sensibilizzare grandi e piccini sull’importanza di preservare il nostro immenso patrimonio naturalistico, ma anche a vivere qualche esperienza all’aria aperta. Vediamo quali sono gli eventi in programma per il 2023.

Le giornate organizzate

Il primo appuntamento da segnare in agenda è per sabato 7 ottobre, presso il Parco Regionale Campo dei Fiori. Si parte la mattina da Villaggio Cagnola, dove i piccoli partecipanti riceveranno tutta l’attrezzatura necessaria per avventurarsi tra i boschi. Nel corso della giornata, i ragazzini potranno cimentarsi nell’installazione di un campo tendato, nella realizzazione di un ponte di corda e in svariate attività come un giro in teleferica e un’avvincente prova di tiro con l’arco. Prima di tornare a casa, ad ogni bimbo sarà consegnato un attestato di partecipazione, come ricordo di questa incredibile avventura.

Nelle prossime settimane ci saranno poi altri tre eventi da non perdere. Sabato 21 ottobre, presso il Parco Regionale della Pineta di Appiano Gentile e Tradate, i bimbi potranno fingersi esploratori per un giorno e visitare anche l’Osservatorio Astronomico ed Ecoplanetario. Domenica 22 ottobre, il Parco Regionale Spina Verde organizzerà invece un itinerario storico alla scoperta della Polveriera risalente alla Seconda Guerra Mondiale. Infine è previsto un ultimo appuntamento tra i boschi di Appiano Gentile per sabato 4 novembre, il cui programma è ancora da definire.

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Kobarid, un incanto a due passi dal confine italiano

Probabilmente il nome Kobarid non vi dice niente perché noi italiani la chiamiamo in un altro modo: Caporetto. Situata a poca distanza dal confine, è una destinazione della Slovenia particolarmente sottovalutata in quanto tutti, volente o nolente, la legano alla Grande Guerra. Sì, le atmosfere che rimandano a quel drammatico periodo storico si possono davvero toccare con mano, ma Kobarid è anche una piacevole scoperta, soprattutto per coloro che amano il contatto con la natura.

Cosa aspettarsi

Kobarid ha la fortuna di essere un villaggio attraversato dal fiume Isonzo che regala dei colori che entrano dritti nel cuore: le sue acque contano mille tonalità smeraldine. Per noi italiani Caporetto è un po’ un simbolo di disfatta, la più grande mai subita dal nostro esercito, ma nella realtà dei fatti è una località accogliente e dove la storia lascia spazio ad una raggiante natura.

Bisogna buttarsi dietro le spalle qualsiasi tipo di pregiudizio quando si visita Kobarid, perché questo piccolo borgo è tutto tranne che un luogo cupo, pieno di segni e di riferimenti alla Prima Guerra Mondiale, o almeno non così tanto come in molti si aspettano.

Cosa vedere a Caporetto

La graziosa cittadina di Kobarid è la meta ideale se alla storia e alla cultura si vuole unire la natura più autentica.

Kobarid, Slovenia

Fonte: iStock

Veduta di Kobarid

Tra gli edifici da non perdere c’è la Chiesa dell’Assunzione che domina la piazza principale della città. Una struttura dotata di un campanile che il grandissimo Ernest Hemingway, nel suo romanzo intitolato Addio alle Armi, citò descrivendo Caporetto come “un villaggio bianco con un campanile giù nella valle”.

Molto interessante è anche il Sacrario Militare di Caporetto che è stato edificato a un’altitudine di 309 metri. Si tratta di un luogo particolarmente importante per noi italiani perché proprio qui sono custodite le spoglie di 7014 connazionali caduti durante la Prima Guerra Mondiale, di cui 1748 sono salme ignote.

L’architettura è davvero sorprendete perché è una costruzione a tre gradoni concentrici che si restringono. Sulla cima svetta invece la Chiesa di S. Antonio che è stata costruita nel XVII secolo, quindi prima dell’ossario. C’è poi un piccolissimo museo in cui sono esposte le armi e i reperti bellici, carteggi e reminiscenze di quell’epoca sanguinosa.

Come è possibile immaginare, quella all’ossario è una visita estremamente toccante, in cui regna il silenzio e caratterizzata da un panorama commovente: è uno di quei posti da visitare almeno una volta nella vita per comprendere più a fondo la grande tragedia della guerra.

Da visitare assolutamente è anche il Museo cittadino che è quasi interamente dedicato alla Prima Guerra Mondiale e al Fronte Isontino: ci sono oggetti personali, fotografie, video, ricostruzioni, documenti e molto altro ancora.

Itinerario Storico di Caporetto

Come via abbiamo accennato, Kobarid è molto interessante anche dal punto di vista naturalistico e anzi, qui uomo e natura convivono in un equilibrio quasi perfetto.

Il modo migliore per comprendere la doppia anima di questa località è seguire l’Itinerario Storico di Caporetto, un vero e proprio percorso di riflessione che, passo dopo passo, conduce a di fronte ai più importanti monumenti storici e culturali della cittadina.

Il tutto solcando un sentiero di circa 7 km immerso in una natura struggente e in un tragitto che richiede circa 4 ore di cammino.

Tra le meraviglie che si incontrano vale certamente la pena menzionare le cascate generate dal torrente Kozjak. In totale sono sei, ma quella che prende il nome dell’affluente dell’Isonzo è la più spettacolare, tanto da essere considerata una delle più belle della Slovenia.

Kozjak, cascata

Fonte: iStock

La bellissima Cascata di Kozjak

Alta approssimativamente 15 metri, si getta con tutta la forza che possiede in un laghetto color verde smeraldo incastonato tra alte e buie pareti ricoperte da strati calcarei.

Per raggiungerla, tra le altre cose, bisogna attraversare un ponte costruito sulle sponde di quello che è ritenuto uno dei fiumi più eccezionali d’Europa per via dei suoi colori brillanti.

Si tratta della ricostruzione di una passerella, lunga ancora oggi circa 52 metri, che sorgeva in quell’esatto punto durante la Prima Guerra Mondiale.

Un angolo dell’itinerario dai profili assolutamente fiabeschi perché l’Isonzo raggiunge Caporetto percorrendo una gola di bianca roccia calcarea che, a sua volta, è lambita da queste acque pure e limpide dal colore smeraldo.

Questo tratto è anche ricco di profonde cavità che arrivano persino ai 200 metri di lunghezza: un vero spettacolo per l’anima e per il cuore.

L’itinerario continua e si arriva dinnanzi alla linea di difesa costruita durante la Prima Guerra Mondiale dove è ancora visibile l’oramai antico sistema di trincee.

Assolutamente affascinate è il Ponte di Napoleone che fu eretto nel 1750. Un collegamento tra una sponda e l’altra del fiume dalla storia complessa: durante la Prima Guerra Mondiale saltò in aria per mano degli austriaci, per poi essere ricostruito da noi italiani inizialmente in legno e in seguito in ferro. Un posto da non sottovalutare perché offre un incredibile punto di vista sulle acque coloratissime dell’Isonzo, che in lingua locale è chiamato Soča.

Ponte di Napoleone, Caporetto

Fonte: iStock

In lontananza il Ponte di Napoleone

Nei dintorni di Kobarid

L’Itinerario Storico di Caporetto non finisce qui, o meglio, il sentiero continua e porta a conoscere dei siti bellissimi e importantissimi che si trovano nelle vicinanze di Kobarid.

Uno di questi è Drežnica, ovvero un grazioso villaggio che sorge alle falde del monte Krn. Un luogo che si fa amare perché circondato da sinuose colline, prati, ruscelli e cascate.

In più, qui svetta una chiesa bianca come la neve dedicata al Sacro Cuore di Gesù accompagnata da un campanile alto ben 52 metri. Con soli 10 minuti di cammino, inoltre, ci si ritrova alla scoperta di due interessanti cascate, Sopota e Krampez.

Molto bella è anche la Chiesa di S. Giusto che si erge nella frazione di Koseč: è considerata la più antica della Valle dell’Isonzo. Si tratta di una struttura di stile tardoromanico e costruita in tufo, le cui pareti interne sono decorate con affreschi risalenti al 1470.

Infine, vale la pena raggiungere anche Tonovcov Grad, un sito archeologico di epoca romana che dista circa un’ora di camminata tranquilla da Kobarid. Ciò di cui può godere il visitatore sono i resti di un villaggio fortificato, con tanto di abitazioni ad uso civile e religioso, e uno di quei panorami sulla Valle dell’Isonzo e sui monti circostanti che difficilmente si dimentica.

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A Zara per il Meat Me, il festival più buono che c’è, quest’anno parla anche un po’ di italiano

Quando pensiamo alla Croazia, e soprattutto a città come Zara (Zadar in lingua locale), ciò che ci viene subito in mente sono graziosi monumenti dalla storia antica e spiagge che tolgono il fiato. Tuttavia, questa perla situata sulla costa della Dalmazia e rinomata per le rovine romane e veneziane, possiede anche un volto meno noto: quello dedicato all’enogastronomia.

Ed è proprio durante il mese di ottobre che Zara mette sul piatto uno dei suoi appuntamenti più gustosi, soprattutto per gli amanti della carne: il Meat Me.

A tutto gusto al Meat Me

Il Meat Me è un festival di 5 giorni dedicato alla carne di agnello, un appuntamento nato nel 2019 come festa locale ma che nel corso del tempo è diventato una vera e propria tradizione gastronomica della città e della regione della Dalmazia.

Sono infatti tantissimi i turisti che raggiungono questa splendida località per gustare i prelibati piatti di carne, anche perché ogni giorno si rivela un’esperienza diversa: viene dedicato un singolare tema gastronomico ad ognuno dei cinque giorni di celebrazione.

La soddisfazione delle papille gustative e dei propri sensi è più che assicurata, perché i tanti piatti vengono preparati dalle mani di chef zaratini già affermati, professionisti che spesso lavorano nei ristoranti di Zagabria e Pola.

Le date e dove si svolge il festival

In questo 2023 il Meat Me andrà in scena dal 10 al 15 ottobre grazie al lavoro svolto dell’Ente per il turismo della Città di Zara, con il sostegno dell’Ente croato per il turismo e dell’Ente per il turismo della Contea di Zara.

Un lavoro a più mani, quindi, e che si terrà presso il Vecchio Mercato situato nel centro cittadino, un luogo d’incontro che è attivo persino dal Medioevo.

Festival gastronomico a zara

Fonte: Zadar Tourist Board

Il Meat Me nel Vecchio Mercato di Zara

Il punto di partenza ideale per scoprire le tante altre bellezze della città, come la chiesa di San Donato dalla caratteristica forma circolare, l’organo marino che fa sì che il limpido Adriatico dia vita a delle dolci melodie, il foro romano che è il più grande di tutto il Paese, e molto altro ancora.

Il ricco e gustoso menù

In questo 2023 sarà possibile gustare prelibata carne d’agnello sin dal primo giorno della manifestazione grazie al noto chef locale e professore di cucina, Josip Vrsaljko, che preparerà due piatti speciali: il tradizionale ragù di agnello con fave, piselli e patate, una delle pietanze più tipiche della Dalmazia “al cucchiaio”, e una delle sue originali, ovvero il lombo di agnello sottovuoto con il formaggio di pecora dell’isola di Pago.

L’agnello delle Dalmazia è una vera eccellenza, e in particolare quello che proviene dalla regione di Zara. Si tratta perciò di una carne dalla qualità superiore e dall’aroma e dal gusto specifici e unici che derivano dalla varietà dell’allevamento sui pascoli di questo lato del Mediterraneo.

Vi basti sapere che proprio quest’anno l’agnello locale ha meritatamente ricevuto la denominazione d’origine e di origine geografica europea.

Nel corso della kermesse verranno cucinati anche piatti a base di pollame, frattaglie, selvaggina e il famoso manzo istriano boškarin. Sarà infatti presente anche la squadra dello chef del noto ristorante Vodnjanka di Pola che raggiungerà il Meat Me per il boškarin, come anche la squadra del ristorante TAČ di Zagabria che arriverà in zona per il piatto di frattaglie.

Menù del Meat Me

Fonte: Zadar Tourist Board

Uno dei piatti del Meat Me

C’è anche un po’ d’Italia al Meat Me

L’agnello della Dalmazia è un capolavoro e per questo, proprio in occasione del Meat Me, la famosa star italiana della televisione, Fabrizio Nonis, sarà presente a Zara dedicando a questo evento uno degli episodi dello spettacolo Beker on Tour.

Nonis è un vero e proprio esperto di carne ma anche uno straordinario showman in diversi programmi italiani e internazionali e la sua presenza, senza ombra di dubbio, assicurerà che milioni di telespettatori e centinaia di migliaia di follower sui social network possano entrare nell’anima (e nel gusto) di questo festival.

Sì, perché per Nonis è stato amore a prima vista sia per la città di Zara, che ha visitato per la prima volta nel giugno di quest’anno, sia per la sua regione che per la gastronomia, soprattutto quella che fa riferimento ai piatti a base di agnello e di altri prodotti del mare.

Non resta che correre a Zara per partecipare all’evento più gustoso dell’anno: il Meat Me.

Ente Turisitco Croazia

Fonte: Zadar Tourist Board

Croazia, piena di vita
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Puoi dormire in un piccolo borgo incastonato in un parco storico

Organizzare un viaggio in Trentino è sempre un’ottima idea, soprattutto per chi è alla ricerca di esperienze rilassanti e rigeneranti a stretto contatto con la natura. La regione dell’Italia Settentrionale, che confina con la Svizzera e con l’Austria, è puntellata da montagne e da borghi ad alta quota che offrono attività per avventurieri di ogni età e scorci mozzafiato da scoprire passo dopo passo.

L’immenso patrimonio naturalistico della regione, poi, si fonde con la storia, con l’arte e la cultura di un territorio meraviglioso che sono raccontate dai castelli medievali, come Castel Tirolo, Castel Roncolo e Castel d’Appiano, dai palazzi rinascimentali che popolano il capoluogo Trento, e dalle tradizioni e dalle storie che sono custodite nei piccoli borghi montani.

Ed è proprio un borgo che oggi vogliamo visitare insieme a voi, un piccolo villaggio che sorge a 1650 metri sopra il livello del mare in una posizione unica e privilegiata in Val di Pejo, nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio. È proprio qui che è possibile dormire all’interno di masi storici, tipici edifici del territorio, e vivere e condividere un’esperienza incredibile completamente immersi nella natura.

Bergdorf Stablo: la rinascita del borgo delle meraviglie

Il nostro viaggio di oggi ci porta nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, uno dei più antichi parchi naturali italiani che dal 1935, anno della sua istituzione, preserva, valorizza e celebra tutte le bellezze naturalistiche delle vallate alpine. Ci troviamo nella Val di Pejo, lateralmente alla Val di Sole, una destinazione già conosciuta da tutti gli amanti degli sport invernali per la sua celebre stazione turistica, nonché perfetto punto di partenza per imboccare i sentieri che attraversano il parco nazionale e per cimentarsi in escursioni ad alta quota.

Proprio qui, dove la natura regna sovrana, nell’estate del 2023 sono stati completati dei lavori di ricostruzione che hanno permesso a un piccolo borgo di rinascere in tutto il suo splendore. Stiamo parlando del Bergdorf Stablo, il paesino dei masi situato a 1650 metri di altezza e incastonato, alla stregua di un tesoro prezioso, nella Val di Pejo.

L’antico borgo, composto da alcuni masi, è stato ricostruito mantenendo intatte le strutture architettoniche originali che oggi sono state trasformate in alloggi confortevoli e suggestive. Si tratta di baite di montagne realizzate in legno e in pietra completamente immerse nella natura lussureggiante del territorio che affacciano direttamente sulle imponenti cime del Gruppo Ortles Cevedale. La vista, da qui, è mozzafiato. Ma non è tutto, perché soggiornando all’interno dei masi sarà come fare un viaggio nel tempo che consentirà agli ospiti di vivere un’esperienza slow ispirata ai ritmi della vita contadina.

Gli interni dei Masi trasformati in alloggi

Fonte: Ufficio Stampa

Gli interni dei masi trasformati in alloggi

Dormire all’interno di un maso storico nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio

Sono tre i masi che compongono il piccolo borgo Stablo, e possono ospitare fino a un massimo di 12 persone grazie a diverse sistemazioni offerte. Tutto, dagli interni agli esterni, è stato pensato nei minimi dettagli per catapultare gli ospiti all’interno di un’ambientazione rustica e contadina dove il tempo sembra essersi fermato.

Le baite, poi, sono completamente immerse nel paesaggio selvaggio e naturale della Val di Pejo e offrono tutta una serie di visioni che si aprono sul panorama circostante, e che lasciano senza fiato a ogni ora del giorno e della sera. Non ci sono rumori, se non quelli della natura, e il caos e il disordine cittadino sono solo un ricordo lontano. Non c’è neanche il wi-fi: l’unica connessione che esiste è quella con la natura.

Tutto ciò che esiste, qui, è un’atmosfera evocativa che invita le persone a riappropriarsi del proprio tempo e a goderselo lentamente percorrendo le orme dei contadini che popolano da sempre il territorio.

Dormire nel Borgo dei Masi Stablo

Fonte: iStock

Dormire nel Borgo dei Masi Stablo
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In questa oasi italiana puoi fare un bagno nella natura

Sono tanti e infiniti i benefici che ci regala in maniera gratuita la natura quando scegliamo di trascorrere il nostro tempo insieme a lei. Non è un caso, infatti, che parchi, giardini, montagne, campagne e luoghi incontaminati abbiano scalato le vette delle nostre travel wish list negli ultimi anni.

Passeggiate, trekking, immersioni e osservazioni sono tra le attività preferite dagli amanti della natura al punto tale da essersi trasformate in vere e proprie attrazioni turistiche che, da sole, valgono viaggi in capo al mondo. Ma non sono le uniche perché a queste si aggiungono altre esperienze rigeneranti e mozzafiato come il Momijigari, per esempio, il  Tree Hugging e il Forest Bathing, anche conosciuto come Shinrin yoku.

Ed è proprio del Forest Bathing che vogliamo parlarvi oggi, di quella pratica che invita le persone a immergersi completamente, con il corpo e con la mente, nei boschi, nei parchi e nei prati. Un’attività che è nata in Giappone, ma che può essere sperimentata anche nel Bel Paese in un’oasi italiana che permette a tutti di fare un bagno nella natura.

Forest Bathing: dove praticarlo in Italia

Correvano gli anni ’80 quando, in Giappone, si diffondeva lo Shinrin yoku, letteralmente “Bagno nel bosco”. Una pratica che, come il nome stesso suggerisce, invita le persone a immergersi totalmente nella natura e da questa trarre tutta una serie di benefici fisici e mentali. Non ci è voluto poi molto affinché questa attività si diffondesse nel resto del mondo con un nome internazionale: il Forest Bathing, appunto.

I benefici di questa attività immersiva sono tantissimi, confermati anche dalla scienza. Ecco perché molte persone, anche quando sono in viaggio, non rinunciano a ritrovare questo contatto primordiale con la natura. Ma come funziona il Forest Bathing? E dove si pratica in Italia?

Il bagno nella foresta consiste in una semplice passeggiata che non richiede alcuna preparazione fisica. Si cammina in un bosco o in una foresta respirando lentamente e lasciandosi trasportare dai sensi. I profumi della natura da una parte, i suoi suoni dall’altra, tutto intorno, invece, un ambiente straordinario da osservare e da contemplare.

Lo Shinrin yoku, come abbiamo anticipato, si è diffuso rapidamente in tutto il mondo ed è arrivato anche in Italia. Il Bel Paese, come sappiamo, pullula di luoghi affascinanti e suggestivi dove la natura è assoluta protagonista. Vi basterà lasciare la città alla spalle per raggiungere boschi, foreste e polmoni verdi. Se invece siete in Piemonte, o avete intenzione di organizzare un viaggio nella regione, allora non potete perdervi il percorso messo a disposizione dall’Oasi Zegna che vi permetterà di perdervi e immergervi completamente nella foresta.

Il bagno nella foresta nell’Oasi Zegna

Ci troviamo in provincia di Biella, e più precisamente a Bielmonte. È qui che esiste un luogo di incredibile bellezza, un territorio incontaminato dove è possibile perdersi e ritrovarsi, rigenerare i sensi e ricaricare le energie. Siamo nell’Oasi Zegna, il parco naturale dell’Alta Valsessera che ha promosso il Forest Bathing come attività per scoprire l’anima più autentica e selvaggia di Madre Natura.

All’interno del parco, infatti, sono nati tre sentieri che consentono agli avventurieri di immergersi completamente nella natura e di godere delle bellezze che si snodano su questa area, ascoltando e osservando tutto ciò che qui pullula di vita.

Il periodo migliore, per praticare il Forest Bathing nell’oasi Zegna, è quello che va da giugno all’inizio dell’autunno, che coincide con la massima foliazione dei faggi. Tuttavia ogni momento è quello giusto per entrare in contatto con la natura e per ammirare le sue trasformazioni, stagione dopo stagione.

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Sta per nascere una nuova compagnia aerea low cost

Si chiama Air Haifa, e tra qualche mese debutterà nel panorama delle compagnie aeree low cost per servire, con voli prevalentemente a corto raggio, l’Israele del nord. L’annuncio arriva dal ministro dei trasporti israeliano, e ora c’è grande curiosità per il vettore che potrebbe rivoluzionare il modo di viaggiare – soprattutto a livello economico – in una regione che non offre ancora molte opportunità a basso prezzo.

Air Haifa, il nuovo vettore low cost

Quando si parla di volare, un’ampia fetta di popolazione mondiale sceglie il settore low cost: l’aereo viene visto come un semplice mezzo di trasporto, e non come un’esperienza di cui godere. Perché, dunque, spendere tanto per dover solamente raggiungere la meta delle prossime vacanze? Non sorprende che i vettori a basso prezzo continuino a proliferare in ogni angolo del globo. Solo qualche mese fa è stato annunciato l’arrivo di una nuova compagnia aerea low cost in Italia, e nel resto del mondo la situazione non è differente.

A discapito degli sforzi compiuti da alcuni Paesi per ridurre i voli a basso prezzo, considerati troppo inquinanti per l’ambiente, anche Israele si dota di un altro vettore che dovrebbe praticare tariffe stracciate per i suoi passeggeri. Si tratta di Air Haifa, che servirà la regione settentrionale dello Stato, dove effettivamente i collegamenti economici spesso non si rivelano tali. Basti pensare che, come ha rivelato il ministro dei trasporti israeliano Miri Regev a Channel 12, annunciando la nascita della compagnia aerea, attualmente un volo da Haifa a Cipro costa il doppio di quello operato da Tel Aviv verso la stessa destinazione.

Il nord di Israele sta ancora adottando tariffe sproporzionate, ma Air Haifa dovrebbe ridurre le disparità e rendere molto più accessibili i propri voli ad una più vasta fetta di viaggiatori. Che cosa sappiamo su questa nuova compagnia aerea low cost? Stando alle previsioni, dovrebbe debuttare all’inizio del 2024. Avrà come sede l’aeroporto internazionale di Haifa, situato a pochi chilometri dalla città israeliana. Lo scalo opera prevalentemente voli commerciali, ma serve anche per diverse operazioni militari e come scuola per aerei ed elicotteri.

Dove volerà Air Haifa

Per quanto riguarda l’offerta di Air Haifa, al momento la compagnia aerea ha rilasciato solo qualche indicazione. Sul suo sito ufficiale si legge che il vettore opererà servizi diretti a basso costo verso un’ampia varietà di destinazioni regionali, “offrendo allo stesso tempo un’esperienza di viaggio comoda e sicura da e per l’aeroporto di Haifa, che ti farà risparmiare tempo e costi significativi”. Sarà dunque su voli a corto raggio che si specializzerà, trasportando i passeggeri con una flotta di aerei medio-piccoli su mete a breve distanza.

Le prime rotte che verranno proposte ai turisti sono Eilat, città israeliana affacciata sul Golfo di Aqaba, e l’isola di Cipro: entrambe sono destinazioni di villeggiatura molto frequentate, soprattutto per le loro splendide spiagge. La compagnia ha comunque già annunciato di voler estendere il proprio network nel prossimo futuro, aggiungendo tra le sue mete alcuni dei principali scali turistici di prossimità, tra cui la Grecia, la Turchia e Bucarest.