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Il camper come Cupido: gli itinerari di San Valentino in Italia

Anche il camper può vestire i panni di Cupido: per le coppie che desiderano trascorrere un San Valentino alternativo e per tutti i cuori avventurosi, Yescapa, la piattaforma di camper-sharing leader in Europa, propone 5 itinerari romantici on the road alla scoperta delle bellezze d’Italia, da Nord a Sud.

San Valentino on the road_Yescapa

Da Trento: l’incanto delle cascate

Autentiche meraviglie della natura, le cascate sono uno di quei luoghi fiabeschi che fanno innamorare.

Con partenza da Trento, il percorso ad anello conduce dapprima alle Cascate del Lupo, a mezz’ora dalla città: un angolo incantato con un salto di circa 40 metri.

Poi, la strada prosegue verso la Cascata di Cavalese, gioiello della Val di Fiemme, che ha la particolarità di assomigliare a un indice alzato verso il cielo!

Puntando a nord, ecco la Cascata di Tret in Val di Non, che lascia senza fiato con il suo salto di ben 70 metri; una deviazione verso sud al cospetto delle Cascate di Nardis, le più belle della regione, e infine una tappa alle Cascate del Varone, salto di 98 metri immerso in una grotta e annunciato da un romantico giardino botanico.

Da Milano: le fiabesche ville del Lago di Como

lago di como varenna

Varenna, Lago di Como

Partendo invece da Milano, l’itinerario degli innamorati raggiunge la favolosa cornice del Lago di Como per ammirare le splendide ville che si specchiano nelle sue acque.

Si incontra per prima Villa Manzoni a Lecco, la casa dello scrittore del romanzo d’amore per eccellenza, e si prosegue poi per Varenna dove catturano lo sguardo Villa Monastero, di eclettico stile nordico, e Villa Cipressi, elegante hotel con giardino botanico ideale per matrimoni da sogno.

Il tour continua per Villa Carlotta di Tremezzina al cui interno emozionano la pregevole replica del gruppo scultoreo di Canova, “Amore e Psiche”, e il quadro “L’ultimo bacio di Giulietta e Romeo” di Hayez.

Sulla penisola di Lavedo, ecco poi Villa del Balbianello, elegante dimora del XVIII secolo, e arrivando a Cernobbio, Villa Bernasconi, raro esempio di liberty sul Lago di Como, e Villa d’Este, oggi raffinato resort a 5 stelle.

Raggiungendo Como, tappa obbligata è Villa Olmo, immersa in un giardino all’inglese.

Infine, a Bellagio sorprendono Villa Serbelloni, Grand Hotel con parco, e Villa Melzi d’Eril, con un parco ricco di piante esotiche e alberi secolari.

Da Torino: i magici Castelli del Canavese

Di sicuro fascino sono i Castelli del Canavese visitabili partendo da Torino e puntando subito al più rappresentativo del circuito, il Castello d’Ivrea, noto anche come “Castello dalle rosse torri” risalente al XIV secolo.

Il percorso prosegue poi verso il Castello di Pavone, scenografica fortezza dai panorami mozzafiato e struttura ricettiva che trasmette prosperità e amore per chi vi soggiorna.

Verso sud, si staglia il Castello d’Agliè, set di “Elisa di Rivombrosa”, e a est il Castello di Mazzè, antica fortezza romana a dominio della Dora Baltea.

Infine, tornando a nord, si regala il Castello di Masino, immerso in un sontuoso parco monumentale, sede del Museo delle Carrozze e impreziosito da splendidi affreschi.

Da Roma: la bellissima Costa dei Trabocchi

trabocchi

Rocca San Giovanni, Chieti

Un viaggio perfetto per innamorarsi è quello alla scoperta dell’affascinante Costa dei Trabocchi, lungo il litorale adriatico abruzzese (e oltre).

Queste suggestive strutture sono le antiche macchine da pesca fisse che si protendono sul mare con le loro reti: il tour inizia dal Trabocco Turchino a San Vito Chietino, continua con il Trabocco di Punta Torre, e fa tappa al Trabocco di Cungarelle a Vasto, rinomato ristorante di pesce.

Sconfinando in Molise, ci si trova dinanzi l’antico Trabucco Celestino a Termoli e da lì al Gargano è un attimo: qui l’emozione è donata dal Trabucco Punta San Francesco che dallo sperone roccioso di Vieste ammira l’orizzonte.

Da Napoli: i sapori dell’amore

Da Napoli si apre un goloso itinerario tra i prodotti tipici campani iniziando proprio con la regina del territorio, l’inconfondibile Pizza Margherita, e proseguendo per Caserta per assaggiare la mozzarella di bufala.

Tappa seguente tra le delizie del Sud è poi San Marzano, patria del “re dei pomodori”, DOP dal sapore fresco e intenso.

L’emozione continua con il limone della fiabesca Costiera Amalfitana, con le perle di Sorrento e Amalfi, e distese dorate di limoneti. Prima di salutare la Costiera, Cetara attende con le famose alici e la colatura d’alici.

Infine, ecco il Cilento, con l’olio Cilento DOP, principe della dieta mediterranea.

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Il meraviglioso spettacolo dei fiori che sbocciano nel deserto arido

Succede che in un determinato momento dell’anno, in una parte del mondo lontana, la natura mette in scena lo spettacolo più suggestivo e magico che i nostri occhi abbiano mai visto. Colori come il giallo, il rosa e il viola esplodono e invado il terreno di quello che è considerato il luogo più arido di tutto il pianeta. Apparentemente impossibile ma straordinariamente reale: nella Death Valley un tappeto di fiori incanta e stupisce.

Conosciamo tutti la Valle della morte, l’area attorno alla quale è stato costruito l’omonimo Parco Nazionale situato tra la California e il Nevada.  Considerata uno dei luoghi più caldi, aridi e inospitali per specie animali e vegetali – come il nome stesso suggerisce – la Death Valley diventa il teatro di uno spettacolo entusiasmante e incantato, una fioritura straordinaria che celebra la bellezza del mondo e la potenza di Madre Natura.

Ma non si tratta, però, di uno show periodico e garantito. Affinché questa fioritura avvenga, devono verificarsi determinate condizioni meteorologiche che permettono ai fiori di sbocciare e pare proprio che queste si verifichino ogni 10 anni circa. Ne sono un esempio le straordinarie fioriture del 1998, del 2005 e del 2016. Tuttavia, anche in assenza del super bloom, i fiori qui non sono mai del tutto assenti.

Un mare di fiori della Death Valley

Come un miracolo che ridona speranza così è il super bloom, che torna gentile e bellissimo dopo lunghi periodi di siccità. Questo mare fiorito che trasforma completamente tutta la Death Valley in determinati momenti è caratterizzato soprattutto da fiori selvatici, tra i quali la desert gold, margherita del deserto, girasoli, facelie e papaveri.

Affinché queste specie riescano a risorgere dalla siccità è necessario che si verifichino queste tre condizioni: precipitazioni ben distanziate in inverno e in primavera, calore sufficiente del sole e mancanza di vento arido.

La stagione della fioritura dura da metà febbraio a metà giugno, raggiungendo però il suo massimo splendore tra marzo e aprile. È in questo periodo che il deserto rinasce, prende vita grazie alla presenza di centinaia o migliaia fiori selvatici, gli stessi che catturano numerosi visitatori intenti ad ammirare questo miracolo della natura. Ipunti di osservazione migliori per contemplare lo spettacolo e fotografare il super bloom e le fioriture minori si trovano all’estremo sud del parco.

Super bloom e fioriture minori: quando osservarle

Come abbiamo detto, quel fenomeno del super bloom che vede l’invasione di migliaia di fiori, è tanto meraviglioso quanto raro. Le ultime esplosioni di sono verificate nel 2005 e nel 2016. Tuttavia dei miracoli minori sembrano intervallarsi in questi anni e sono comunque suggestivi.

Grazie agli aggiornamenti pubblicati periodicamente sul sito del Parco Nazionale della Valle della Morte è possibile prevedere in anticipo cosa riserva la fioritura. Quest’anno ci sono buone notizie per chi vuole recarsi all’interno del Parco Nazionale a caccia di fiori.

Dal sito ci fanno sapere che la pioggia di dicembre ha bagnato completamente il terreno, il che è una buona notizia per i fiori di campo. Anche se è improbabile che ci sarà una fioritura superba come quella del 2016, questa primavera avrà probabilmente i suoi fiori. E saranno bellissimi!

super bloom death valleySuper Bloom nella Death Valley

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Una notte gratis a Bologna (e non solo): come fare

Prende il via la campagna promozionale di Bologna per la ripartenza turistica 2022 che prevede una notte in omaggio nei weekend, ma anche uno speciale tour dei Portici UNESCO e imperdibili sconti dedicati. Un’occasione da non lasciarsi scappare e che ora vi spieghiamo come cogliere al volo.

Bologna Welcomes You

Una nuova campagna promozionale che mira a rilanciare il turismo e a rinsaldare il posizionamento di Bologna tra le migliori città d’arte italiane ed europee. Ma Bologna Welcomes You non è un progetto nuovo. È stato già sperimentato con successo nel 2021 e quest’anno torna con un suo mix originale di ospitalità alberghiera e di scoperta delle eccellenze cittadine, a partire dalla grande novità dei Portici UNESCO.

La notizia più bella dell’edizione del 2022, infatti, è l’inserimento dei Portici UNESCO che, entrati a far parte dell’elenco dei beni Patrimonio dell’Umanità lo scorso 28 luglio, diventano protagonisti della proposta con il lancio di una serie di tour dedicati, realizzati da Bologna Welcome in collaborazione con le Associazioni di guide professionali.

Un nuovo fondamentale tassello nell’offerta della città che si trasforma in un formidabile motivo di visita per i turisti italiani e stranieri. Del resto Bologna, da diversi anni, è considerata una delle migliori destinazioni a livello europeo per gli short break – tipicamente, i weekend lunghi – e questa promozione va proprio a fare leva sull’aspetto del pernottamento nel fine settimana, garantendo uno sconto importante e arricchendo la proposta a livello culturale.

Come poter usufruire della notte gratis a Bologna

Dall’11 febbraio fino all’8 aprile, tutti coloro che prenoteranno una notte per il fine settimana in una delle strutture alberghiere convenzionate, riceveranno in omaggio la seconda notte. Nel weekend di Pasqua, ultimo della programmazione, chi prenoterà due notti avrà in regalo la terza.

Un’offerta possibile grazie alla collaborazione tra Territorio Turistico Bologna- Modena, Bologna Welcome e associazioni di categoria.

E i vantaggi non sono finiti qui: all’atto della prenotazione i clienti riceveranno persino un voucher che darà diritto alla partecipazione gratuita a una visita guidata speciale tra i Portici UNESCO di Bologna, nonché sconti e facilitazioni per acquistare servizi diversi come, ad esempio, le Bologna Welcome Card (che prevedono anche a ingressi gratuiti e scontistiche per musei, mostre, shopping, esperienze gastronomiche) e tour promossi da Bologna Welcome.

Per acquistare questa interessantissima promozione online, basta andare sulla pagina dedicata.

Visite di Bologna in sicurezza

Il tutto è pensato sui criteri di semplicità e sicurezza: il processo di selezione delle offerte e di accesso ai servizi sarà gestito online, così da evitare attese o occasioni di assembramento presso punti fisici, garantendo ai visitatori massimo comfort e tranquillità.

Durante il soggiorno in città, inoltre, i visitatori avranno a disposizione anche la app MyBologna che consente di accrescere la percezione di semplicità e organizzazione, permettendo di contattare a distanza i punti informativi, di spostarsi in città e nel territorio metropolitano, di ricercare e prenotare ristoranti, nonché di riservare esperienze e tour.

Bologna regala sempre qualcosa a chi la visita. Emozioni, suggestioni e atmosfere non mancano di certo. E, grazie all’offerta turistica Bologna Welcomes You, avrete a disposizione anche una notte omaggio. In sostanza Bologna, oltre a essere splendida, è anche una città accogliente e pronta ad accompagnare i turisti italiani e stranieri tra le sue strade  in sicurezza e serenità.

Bologna notte gratis

Bologna vista dalla Torre degli Asinelli

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Perché devi assolutamente fare un viaggio in Barbagia

Meravigliosa e amata dal mondo interno è la nostra Sardegna. Meta ambitissima per il turismo estivo, è in realtà un’Isola che si rivela speciale in ogni suo angolo, e durante tutte le stagioni. Ma c’è una zona che, più di altre, rappresenta il vero e proprio cuore della regione: la Barbagia.

Barbagia, dove si trova

Siamo nella provincia di Nuoro (o almeno quasi interamente) un’area caratterizzata da un paesaggio selvaggio e autentico. Un territorio prevalentemente montuoso situato sui fianchi del massiccio del Gennargentu che, al tempo stesso, si affaccia sul mare, ma in in uno dei tratti meno accessibili e sfruttati della costa.

Si divide in Barbagia di Nuoro, nella parte Nord-Orientale dell’Isola; Barbagia di Ollolai, una regione storica della Sardegna Centrale; Mandrolisai, dove si trovano le più alte cime montuose delle Barbagie; Barbagia di Belvì, caratterizzata dai “tacchi”, ossia degli altipiani calcarei incisi e separati da profonde vallate; Barbagia di Seùlo, una micro regione della Sardegna Centro Orientale e l’Ogliastra, una zona dell’Isola che fa innamorare a prima vista.

Da queste parti costumi e tradizioni, insieme a una natura generosa, caratterizzano e differenziano la vita delle sue genti da millenni. Un vero e proprio patrimonio culturale e naturale che è stato spesso narrato da molti scrittori. Dai nuoresi Grazia Deledda e Salvatore Satta, fino all’inglese David Herbert Lawrence.

barbagia cosa fare

Una angolo della Barbagia

I borghi della Barbagia

Impossibile non rimanere affascinati dalla magia dei borghi della Barbagia, suggestivi centri storici caratterizzati da case in granito, vicoli stretti, coortes e pergolati di vite. Per esempio la pittoresca Orgosolo, una località in cui le strade “parlano” attraverso i murales, dipinti su pareti che raccontano vita, cultura e rivendicazioni politiche.

E poi Oliena, la patria del sublime Cannonau, il vino che stregò D’Annunzio. Gavoi, dal canto suo, è un luogo perfetto in cui perdersi tra le stradine del centro “vestite” con abiti di fiori, così come Galtellì è un posto speciale per scoprire eleganti palazzi in calce bianca e una bella chiesa anticamente nota come Santa Maria delle Torri, in seguito denominata del Santissimo Crocifisso in virtù della miracolosa sudorazione del Crocifisso in essa conservato.

Orgosolo murales

I graffiti di Orgosolo

Barbagia, paradiso naturalistico

La Barbagia si rivela un vero e proprio paradiso per chi ama lasciarsi andare in emozionanti esperienze all’aria aperta. Da non perdere è certamente una visita al Supramonte, un vasto complesso montuoso calcareo-dolomitico dove il bianco delle rocce, il verde della vegetazione e il blu del cielo regalano contrasti cromatici che non lasciano di certo indifferenti.

Incredibile anche la Sorgente di Su Gologone a Oliena, un’area di estremo interesse naturalistico, geologico, storico e persino archeologico. Gli amanti dell’antico non possono di certo perdere la Valle di Lanaittu, dove sono stati rinvenuti i resti umani più datati dell’Isola. E poi il villaggio nuragico di Tiscali, dove, secondo la leggenda, gli ultimi sardi si rifugiarono per sfuggire ai conquistatori.

E che dire della Foresta di Montes? Un’immensa distesa verde con infinite varietà florofaunistiche tra cui una lecceta plurisecolare, unica nel bacino del Mediterraneo per estensione e caratteristiche. Da qui, inoltre, ci si deve assolutamente concedere la possibilità di ammirare il panorama dalla cima del Monte Novu Santu Juvanne. Infine, l’impressionante Canyon Gorropu, considerato il più spettacolare d’Europa ma anche uno dei più profondi.

gole di Gorropu

Lo spettacolo del Canyon Gorropu

Al mare in Barbagia, cosa non perdere

E dopo aver scoperto il vero e proprio “ombelico” della Sardegna è d’obbligo fare un salto nel suo strepitoso mare. Imperdibile Cala Luna, monumento naturale di straordinario fascino. Potremmo definirla un’abbagliante striscia di sabbia finissima di 800 metri che s’immerge in un mare limpido che fa innamorare. Essa è protetta da ripide pareti rocciose che si tuffano in mare alte fino a 300 metri.

Una delle particolarità più suggestive di Cala Luna è la presenza di numerose grotte che si affacciano in acque limpide. Tra queste c’è la Grotta del Bue Marino, il cui sistema carsico si estende per oltre 70 km nell’entroterra. Una meraviglia della natura che si divide in tre rami distinti: quello Nord e quello Sud sono visitabili a piedi con un percorso di ottocento metri, mentre il centrale è destinato a chi fa speleologia subacquea.

Ma non solo. La Grotta si rivela interessante anche da un punto di vista storico grazie alla presenza di alcuni petroglifi risalenti al periodo pre-nuragico e riconducibili alla cultura di Ozieri che rappresentano la “Danza del Sole” e il culto della fertilità. All’interno della cavità rocciosa, inoltre, c’è acqua dolce che fa ipotizzare che essa fosse un luogo sacro per gli antichi abitanti di queste terre.

Cala Luna sardegna

I colori di Cala Luna

Barbagia, terra di misteri e leggende

In Barbagia non manca di certo l’aspetto folkloristico. Austis, paesino con tradizioni antiche e un rigoglioso territorio ricco di monumenti naturali, si trova esattamente al centro dell’Isola. Luogo di passaggio per le greggi durante il periodo della transumanza, deve proprio a ciò una sua particolare leggenda.  In località “Sa Sennoredda” svetta una roccia in granito, denominata “Sa Crabarissa” che sembra avere le sembianze di una donna vestita in abito tradizionale.

Si narra che una fanciulla di Cabras si innamorò di un pastore di Austis, conosciuto proprio durante la transumanza invernale, con il quale decise di scambiarsi doni e promesse di matrimonio. Sfortunatamente, finita la transumanza, il pastore ripartì per la montagna e la fanciulla attese invano il suo ritorno.

Per questo motivo la giovane decise di incamminarsi verso Austis, ma al suo arrivo trovò il pastore sposato con un’altra donna. Un colpo durissimo e che le spezzò il cuore. Così, durante il viaggio per tornare a casa, la ragazza rimase pietrificata dal dolore, tramutandosi nella celebre roccia. Una storia, quindi, che invita a non scherzare con i sentimenti altrui.

Decisamente affascinante e misteriosa anche la Grotta Is Janas, un antro fatato nascosto da cascate, un mondo di stalattiti, stalagmiti e rara fauna. Proprio qui prende vita una leggenda eccezionale che riguarda la presenza di tre fate che furono pietrificate all’interno della caverna. Il motivo? Avevano ucciso un frate impiccandolo.

Un’esperienza affascinante, quindi, è il percorso all’interno della grotta che porta a scoprire la sagoma del presunto frate stalattizato e delle fate pietrificate insieme alle loro frittelle.

La Barbagia, in sostanza, oltre a essere la parte più selvaggia dell’Isola, custodisce gelosamente le espressioni più caratteristiche della cultura, della storia e della natura della Sardegna. Una terra che ne rivela l’anima e che merita di essere scoperta a passo lento da cima a fondo.

Lago Cedrino barbagia

Il Lago Cedrino situato a Nord-Est del massiccio del Gennargentu

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L’isola che non c’è esiste davvero ed è unica

L’isola che non c’è forse esiste davvero e bisogna spingersi fino in Canada per raggiungerla. È Sable Island, una lingua di sabbia a forma di mezzaluna lunga 42 km e non più larga di 1,3 km, situata al largo della costa della Nuova Scozia, nell’Oceano Atlantico. Un microcosmo davvero unico, che si è formato da grandi quantità di sabbia e ghiaia depositate sulla piattaforma continentale alla fine dell’ultima era glaciale, e che è stato modellato e rimodellato dai cambiamenti del livello del mare, dagli strati di ghiaccio, dai forti venti e dalle onde per almeno 10.000 anni.

L’isola è ben nota per la sua fiorente popolazione di cavalli selvaggi e per la sua fauna straordinaria. Da tempo, gli scienziati stanno lavorando insieme per capire come le forze straordinarie della natura influenzino i suoi continui cambiamenti.

La forza della natura sull’isola di Sable

Situata a quasi 300 chilometri da Halifax, in Nuova Scozia, Sable Island è avvolta ancora oggi dal mistero. Vi si accede principalmente tramite un aereo di linea regionale di pochi posti, oppure occasionalmente anche in elicottero. I forti venti e le correnti oceaniche continuano a modellarla da est a ovest, dando luogo a strati di sabbia o sedimenti ordinati.

La potenza della natura qui è una costante. Oltre a cercare di capire la spinta e l’attrazione dell’oceano, gli scienziati hanno la possibilità di osservare specie veramente uniche, come le oltre 400.000 foche grigie – la più grande colonia del pianeta – e una specie di ape endemica conosciuta solo sull’isola.

L’isola dei cavalli selvaggi

La storia dell’isola di Sable è a dir poco affascinante. Si crede che i mercanti portarono qui i cavalli nel 1700, tuttavia l’isola era troppo lontana per il commercio, così i mercanti si trasferirono, lasciando qui i loro cavalli. Oggi questi stupendi animali selvaggi, di cui si contano almeno 500 esemplari, beneficiano di misure protettive approvate sotto il mandato del primo ministro John Diefenbaker, che si è impegnato, a nome del governo federale, a non spostarli mai per non mettere in pericolo la razza, diventata dal 2008 l’emblema della Nuova Scozia.

L’isola è quasi interamente composta da sabbia, dune e bassa vegetazione. La forza esercitata dal vento e dalle onde ne cambia costantemente i contorni e, stando agli scienziati, in futuro l’aumento del livello del mare potrebbe contribuire a un più rapido mutamento di forma. Ma questa lingua sabbiosa del Canada, tra le isole più strane al mondo, è anche tristemente nota come il “Cimitero dell’Atlantico”.

Il triste destino di Sable Island

Con la fredda Corrente del Labrador da una parte e la più calda Corrente del Golfo dall’altra, Sable Island è avvolta da fitte nebbie che ne accrescono il fascino misterioso, ma che, unite alla violenza di vento e onde e ai banchi di sabbia che la sommergono, l’hanno trasformata in teatro di numerosi naufragi. Più di 300 se ne sarebbero verificati qui, il più recente dei quali ha visto protagonista un peschereccio che si è incagliato e si è spezzato nel 1999. Per fortuna, grazie ai progressi della tecnologia e della navigazione, i naufragi sono diventati estremamente rari in tutta l’isola.

Isola che non c'è esiste davvero unica

Sable Island, l’isola abitata dai cavalli selvaggi

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La magia delle cascate di ghiaccio che puoi anche scalare

C’è chi quando arriva l’inverno si rifugia nel confortevole abbraccio delle case e dei cottage, ammirando dal caldo quel panorama incantato e attendendo con ansia il sole della primavera e c’è chi, invece, non vede l’ora di vivere tutte la magia di questa stagione da brivido, organizzando viaggi ed esperienze direttamente tra i regni di Frozen.

Perché se è vero che le temperature, durante l’inverno, sono fredde e anche gelide, è vero anche che durante questo periodo la natura mette in scena alcuni dei suoi spettacoli più belli. I laghi ghiacciati e gli snow roller, i paesaggi innevati e le città avvolte dal candido manto della neve si trasformano in cartoline meravigliose da incorniciare con gli occhi.

Tra tutte queste meraviglie troviamo anche le cascate di ghiaccio. Succede infatti che, quando le temperature raggiungono le temperature minime, maestose discese d’acqua e cascatelle si gelano, dando vita a un paesaggio da fiaba.

Ice climbing: cascate di ghiaccio da osservare e da scalare

Questo fenomeno da brividi, in tutti i sensi, ha dato vita a un nuovo sport, faticoso e di nicchia, probabilmente, ma estremamente adrenalinico. Stiamo parlando dell’ice climbing e della capacità di scalare le pareti delle cascate ghiacciate.

Non è uno sport adatto a tutti, questo s’intende. È richiesta molta forza e tenacia, buona capacità di resistenza al freddo e un’ottima tecnica. Nulla che non può essere raggiunto con una rigorosa preparazione fisica. E anche se si tratta di un’attività ancora di nicchia, sono molte le persone che si mettono in viaggio per raggiungere i luoghi in ogni parte del mondo per scalare le cascate.

Se non ve la sentite di arrivare in cima, però, potete sempre restare a guardare. La scenografia restituita dalle cascate di ghiaccio è surreale e favolistica, senz’altro magica. Ma dove si possono ammirare e scalare queste pareti ghiacciate?

Cascate di ghiaccio in Italia e nel mondo

Le terre sconfinate e fredde, lo sappiamo, sono il paradiso degli amanti degli sport invernali ed estremi. Nel White Desert Antarctica Wolf’s Fang, in Antartide, gli ospiti sono chiamati a provare l’ice climbing e il trekking in cordata a temperature sotto lo zero.

Anche nella Patagonia Argentina, e più precisamente al cospetto del Ghiacciaio Perito Moreno, uno dei più grandi del mondo, è possibile sperimentare l’arrampicata verticale su cascate gelate. Nella Patagonia settentrionale, invece, è possibile praticare l’ice climbing in tutte le stagioni.

In Italia, invece, è il Trentino a detenere l’onore di essere il regno dell’arrampicata sul ghiaccio. Sono circa quaranta le cascate e le cascatelle dove poter provare il brivido di salire in cima. La più famosa è sicuramente la Cascata Grande in Valpiana.

Nel Tirolo austriaco, quando l’inverno arriva e le cascate d’acqua che scendono nelle valli si ghiacciano, le opportunità diventano numerose. Incredibili e spettacolari pareti con tanto di colonne e coni ai quali aggrapparsi sono a disposizione di tutti. Un’altra meta molto popolare è la la valle Sellraintal, nei pressi di Innsbruck dove è presente anche il Seigesbackfall che, con i suoi 30 metri, è adatto anche ai principianti.

Concludiamo le mete da raggiungere con la regina dell’ice climbing: la Svizzera. È qui che ogni anno, nel Canton Vallese, di tengono i Campionati del mondo dell’arrampicata sul ghiaccio tra fine gennaio e inizio febbraio.

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Borghi Viaggi

È offline e felice uno dei più bei borghi d’Italia

I borghi d’Italia non smettono mai di stupirci perché è loro l’onere e l’onore di preservare le tradizioni autentiche e antiche che si tramandano da generazioni, di promuovere un ritmo di vita lento che ormai è andato perduto tra il caos e il disordine dei giorni e di conservare la genuinità in ogni suo aspetto.

Passeggiare tra i borghi d’Italia è un’esperienza unica. Qui si può ancora sentire il profumo del ragù che invade le strade a mezzogiorno, si possono osservare i panni stesi alla stregua di un’installazione moderna e ascoltare le persone del posto, che si conoscono tutte, e che ti tutti conoscono la storia.

E Lollove deve essere esattamente così, un paesino sospeso nel tempo e nello spazio, anche se grazie alle sue coordinate geografiche può essere raggiunto facilmente. Un borgo, ora annoverato tra i più belli d’Italia, dove si può vivere una vacanza all’insegna del digital detox, offline e felici, esattamente come sono i suoi abitanti.

LOLLOVE

Lollove

Lollove, il borgo più bello d’Italia

Il suo nome desta tanta curiosità, probabilmente proprio per quel love che sembra riferirsi a un rifugio d’amore. E in effetti questo paesino sardo, eletto tra i borghi più belli d’Italia, è davvero un angolo di pace straordinario, un luogo da raggiungere per staccare da tutto e da tutti, in compagnia della propria dolce metà o in solitudine.

Lollove, infatti, è completamente disconnesso dal resto del mondo, e lo è letteralmente. Il borgo sardo, situato a pochi chilometri da Nuoro, è sprovvisto di rete. Questo vuol dire che non c’è possibilità alcuna di connettere device o smartphone a internet. E allora sì che qui si può vivere una vera esperienza di digital detox.

Ed è proprio la possibilità di restare offline, anche se solo per qualche giorno o per un mese, e di godere del territorio nella sua forma più genuina, ha fatto sì che Lollove sia stato scelto per essere inserito tra Borghi più belli d’Italia. Il paesino sardo, già presente nella Guida 2022 dell’Associazione, è al fianco di altri borghi del territorio come La Maddalena, Sadali e Posada.

E quindi, senza internet, cosa si può fare nel borgo? Scopriamolo insieme.

Lollove

Lollove

La vacanza detox e felice nel borgo offline

Detox e felice: è questa la vacanza perfetta, quella che da qualche anno a questa parte ricerchiamo e pretendiamo. E ora abbiamo un luogo meraviglioso in cui vivere questa esperienza di disconnessione.

Lollove è un piccolo borgo medievale immerso nel verde dell’entroterra della Sardegna. Non c’è traffico e le stradine sono poco popolate, qui, infatti, vivono appena 12 abitanti. Eppure quelli bastano a mantenere viva la storia del luogo, la sua tradizione l’arte e la gastronomia. Lo fanno, per esempio, con le feste dedicate ai Santi Curatori, con le tradizioni, con laboratori organizzati per i turisti in cui questi possono imparare a fare il pane, la pasta o a coltivare l’orto.

Ma gli obiettivi sono molto più ambiziosi: con il riconoscimento di borgo più bello d’Italia l’amministrazione locale vuole rilanciare il Paese puntando tutto sull’offerta di un‘esperienza lenta, offline e a contatto con la natura.

Presto si inizierà a lavorare per costruire servizi e infrastrutture per i turisti e per i nuovi residenti, ma la promessa è quella di mantenere questo borgo autentico e genuino, perché è questa la caratteristica che oggi lo rende un luogo in cui perdersi e ritrovarsi, senza Google Maps.

Lollove

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Notizie Viaggi

Perché il 2022 è l’anno della rinascita del turismo

Il futuro dei viaggi sembra finalmente più roseo. Sono diversi i Paesi che stanno ammorbidendo le restrizioni di viaggio, quantomeno nei confronti delle persone vaccinate, e nell’ultimo periodo stiamo assistendo a significative riaperture, che lasciano bene sperare in una pronta ripartenza del settore turistico globale. Tra previsioni positive e grandi annunci, ecco cosa sta succedendo.

L’indagine del World Travel & Tourism Council

Un’indagine del World Travel & Tourism Council (Wttc) vede nella campagna vaccinale e nella fine delle restrizioni la strada per tornare ai livelli di occupazione e viaggi degli anni pre-pandemia. Stando alla ricerca, il contributo dell’industria turistica all’economia globale per il 2022 potrebbe raggiungere gli 8,5 trilioni di euro (ossia 8,5 miliardi di miliardi), di appena il 6.4% in meno rispetto al 2019.

Per il World Travel and Tourism Council, se i governi continuano ad aprirsi e a rimuovere le restrizioni ai viaggi, il comparto turistico potrebbe arrivare a creare ben 58 milioni di posti di lavoro. Un’ottima notizia dopo le enormi perdite subite in questi ultimi due anni. “Mentre le persone ricominciano a viaggiare, i governi devono implementare regole semplificate, compreso l’uso di soluzioni digitali. I viaggi del futuro dovrebbero essere contactless garantendo al contempo la sicurezza”, ha spiegato Julia Simpson, Ceo del Wttc.

Le riaperture di Nuova Zelanda e Australia

Tra i Paesi che riapriranno nel 2022 (di cui vi abbiamo parlato qui), spicca la Nuova Zelanda. Inizialmente, il governo neozelandese aveva previsto di riaprire le frontiere gradualmente dal gennaio 2022, ma a causa della variante Omicron ha deciso di rinviare l’apertura delle frontiere alla fine di febbraio.

Anche l’Australia, che è probabilmente il Paese più radicale nelle sue restrizioni, è finalmente pronta a riaprire completamente i confini a tutti i viaggiatori vaccinati con doppia dose, a partire dal 21 febbraio. In realtà – come vi abbiamo spiegato anche qui – già a partire dal 15 dicembre 2021, i viaggiatori stranieri possono entrare nel Paese, purché in possesso di un adeguato visto temporaneo e di alcuni stringenti requisiti.

In particolare, ad oggi, è fatto obbligo ai turisti di:

  • compilare il modulo “Australia Travel Declaration” almeno 3 giorni prima della partenza;
  • possedere un certificato di vaccinazione completa (da almeno 7 giorni);
  • esibire l’esito negativo di un tampone antigenico o molecolare effettuato rispettivamente nelle 24 ore o nelle 72 ore precedenti l’imbarco.

A seconda del luogo verso cui si viaggia, è poi possibile che vi sia l’obbligo di sottoporsi a quarantena: le disposizioni, a questo proposito, variano da regione a regione. E intanto è già boom di richieste. Il giorno della comunicazione della riapertura, eDreams ha infatti registrato un incremento delle ricerche per mete australiane dell’87% per viaggiare proprio a partire dalla data di riapertura dei confini nella terra dei canguri. In cima alla top five delle destinazioni che i viaggiatori italiani vorrebbero scoprire, ora che sarà di nuovo possibile, c’è Sydney, seguita da Melbourne, Brisbane, Perth e Adelaide.

Anche la Grecia ha allentato le restrizioni

Sempre più Paesi, intanto, stanno allentando le restrizioni di viaggio. A questi, si è aggiunta anche la Grecia che agli europei consente l’ingresso nel Paese senza obbligo di test negativo, purché siano in possesso del Green Pass.

Secondo quanto dichiarato dall’Autorità per l’Aviazione Civile (Caa) nell’ambito delle nuove regole dell’Unione europea sulla validità del certificato digitale, potranno entrare senza test tutti i passeggeri provenienti dagli Stati membri dell’Unione Europea e dell’Accordo di Schengen, così come dai 33 Paesi extra Ue che hanno aderito al Certificato Covid digitale dell’Unione Europea (EUDCC). In quest’ultima lista rientrano anche San Marino e il Vaticano.

Nello specifico, per entrare in Grecia, tutti i viaggiatori, inclusi i minorenni che hanno già compiuto 5 anni, hanno l’obbligo di compilare – prima dell’imbarco – il Passenger Locator Form (PLF). Devono inoltre presentare la Certificazione Digitale Covid-Ue (Green Pass), purché questo attesti:

  • il completamento del ciclo vaccinale da almeno 14 giorni (il conteggio dei giorni parte dal giorno successivo a quello della somministrazione dell’ultima dose); ai fini del solo ingresso in Grecia, il certificato attestante il completamento della vaccinazione (due dosi o monodose) ha una durata di 9 mesi (mentre il Green Pass vaccinale comprensivo di dose di richiamo/booster non ha scadenza).
  • guarigione da Covid-19 negli ultimi 180 giorni (per la normativa ellenica tale certificato è valido a partire dal 14° giorno successivo al tampone positivo);
  • tampone molecolare (PCR) negativo effettuato nelle 72 ore prima dell’ingresso in Grecia o tampone antigenico rapido effettuato nelle 24 ore prima dell’ingresso in Grecia.

Per tutti gli altri viaggiatori resta l’obbligatorietà del test rapido negativo effettuato entro le 72 ore che precedono l’arrivo in Grecia (oppure del molecolare entro le 24 ore prima), indipendentemente dallo stato vaccinale. La certificazione attestante la negatività a tale tampone deve essere tassativamente in inglese e riportare il nome del titolare, così come indicato sul documento d’identità. Anche i figli minorenni dovranno risultare negativi al test prima di entrare in Grecia.

L’ottimismo di compagnie aeree e tour operator

Intanto, le compagnie aeree e i tour operator si stanno adoperando per aumentare il personale nella speranza che la riduzione delle regole di viaggio inneschi un boom di vacanze estive. Michael O’Leary, CEO di Ryanair ha detto che, per l’estate 2022, la compagnia aerea low cost si aspetta di mettere su il 115% dei livelli di capacità, pari a quelli raggiunti nel 2019. Proprio per questo, Ryanair sta reclutando e formando 1.000 nuovi piloti e 2.000 assistenti di volo. Tuttavia, O’Leary ha tenuto a specificare che molto dipende dagli sviluppi della pandemia. Anche l’amministratore delegato di easyJet, Johan Lundgren, si aspetta traguardi estivi vicini a quelli raggiunti negli anni pre-pandemia.

Stando a quanto spiegato alla BBC da Julia Lo Bue-Said, amministratrice delegata della rete di agenti di viaggio indipendenti “Advantage Travel Partnership”, una parte significativa di coloro che si metteranno in viaggio quest’estate sta rimandando la partenza dall’anno scorso, a causa del Covid, se non addirittura dal 2020. La maggior parte delle prenotazioni di vacanze a corto raggio vede come destinazioni principali la Spagna, la Turchia e la Grecia, ma c’è stato anche un aumento fenomenale delle vacanze a lungo raggio per una durata più lunga. Le persone sono ora finalmente pronte per le agognate vacanze e in tanti sono anche pronti a spendere di più, pur di regalarsi finalmente quell’esperienza di viaggio a lungo desiderata.

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Il trekking più mozzafiato d’Italia (con altalena panoramica)

Un piccolo Comune della provincia di Como è diventato uno degli angoli più belli d’Italia, da dove godere di un panorama mozzafiato che dà direttamente sul lago. Siamo a Gera Lario, al confine tra la Provincia di Como e la Provincia di Sondrio, sulla punta estrema del lago di Como. Lontano, quindi, da quei borghi così famosi, come Bellagio, Varenna, Tremezzo, Laglio divenuti ormai famosi in tutto il mondo.

Se non la si conosce o se nessuno ce la racconta, difficilmente verrà in mente di andare alla scoperta di questa zona meno nota di uno dei laghi più amati e visitati al mondo.

Da qui, parte un itinerario di trekking – non troppo difficile -, che porta fin sul Monte Berlinghera. A 1.930 metri di quota, questo monte è considerato uno dei balconi panoramici più belli che esistano nel nostro Paese.

Il sentiero si svolge lungo sterrati e mulattiere, attraversa boschi di querce, abeti e faggi e altipiani, incrocia piccole pievi e baite con vista sul lago di Como. Lo possono percorrere anche i bambini.

Il trekking del Monte Berlinghera

Lungo tutto il percorso, che dura circa due ore, con un dislivello di circa 700 metri, il paesaggio regala paesaggi bellissimi e tante emozioni. Come quando si giunge alle baite di pietra, dove il tempo sembra essersi fermato. Qui si possono ammirare da una parte l’Alpe di Mezzo (a 1540 metri) e dall’altra l’Alpe Pescedo (1560 metri).

L’altalena gigante vista lago

Seguendo le indicazioni verso Bocchetta di Chiaro, ci s’imbatte in uno degli scorci più belli di questo trekking. A più di 1.600 metri è stata posizionata un’altalena panoramica gigantesca fatta di legno che farà la gioia dei bambini, ma anche dei grandi. Dondolarsi, qui, è come gettarsi nelle acque del lago sottostante.

Il panorama dei due laghi

Una volta giunti in cima al Monte Berlighera, una vetta delle Alpi Lepontine, dove sono visibili i resti di una cappella dedicata agli alpini, oltre alla spettacolare vista del Lario ci sarà un’altra sorpresa: si scorgerà anche il piccolo lago di Mezzola, con le sue acque color smeraldo, che si trova più a Nord del lago di Como, dal quale è separato dall’ultimo tratto del fiume Mera (che alimenta, in parte, il lago di Como).

Tutt’intorno le montagne: la Valchiavenna ovvero il cuore verde della Lombardia, il Pian di Spagna, il maestoso Monte Legnone che, con i suoi 2.609 metri, è la cima più alta della provincia di Lecco e del settore più occidentale delle Alpi Orobie, e tutte le vette che fanno da corona al lago di Como.

Come arrivare

Si può arrivare fino a un certo punto in auto. Poi si prosegue a piedi. Si lascia l’auto a San Bartolomeo, dopo aver percorso la strada statale 340 fino a Gera Lario; una volta giunti all’altezza del ponte sul torrente San Vincenzo, si seguono le indicazioni per Bugiallo. Dopo circa 3 km in salita, a un bivio bisogna girare a destra e continuare sulla strada stretta ma asfaltata che porta fino a San Bartolomeo (da Gera Lario sono circa 12 km), dove si trova l’omonima chiesa e dove di deve parcheggiare.

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Panorama del lago di Como e del lago di Mezzola dal Monte Berlinghera

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Scoperto il più antico insediamento di Homo sapiens in Europa

È stato scoperto in Francia il più antico insediamento di Homo sapiens in Europa. Precisamente nella grotta Mandrin, nella Valle del Rodano, che sarebbe stata occupata in quattro fasi alterne da Sapiens e Neanderthal. I resti risalgono a circa 54.000 anni fa: ciò significa che l’uomo moderno sarebbe arrivato nel Vecchio Continente quasi 10.000 anni prima di quanto pensassimo.

Lo studio è stato pubblicato su “Science Advances” da un team internazionale di archeologi guidato da Ludovic Slimak del Centro nazionale della ricerca scientifica francese (Cnrs).

La probabile coesistenza di Sapiens e Neanderthal in Europa

Negli ultimi 24 anni, Slimak ha diretto gli scavi nel sito preistorico della grotta Mandrin. Tra manufatti e ossa di animali portati di volta in volta alla luce, è stata appena fatta la scoperta eccezionale del molare di un bambino che, come dicevamo, anticipa di 10 mila anni i più antichi rinvenimenti di Homo sapiens finora registrati in Europa.

Analizzando alcuni denti fossili rivenuti nella grotta nella Valle del Rodano, i ricercatori sono riusciti a stabilire se appartenessero a Neandertal o Sapiens in base alle loro forme e dimensioni. In questo modo, sono riusciti a riconoscere che alcuni appartenevano all’uomo moderno, confermando così i sospetti sorti dopo il ritrovamento di manufatti di pietra molto simili ad altri trovati in precedenza in diversi siti di Homo sapiens nel Mediterraneo orientale (qui vi avevamo parlato dei gioielli più antichi del mondo scoperti in Marocco).

Stando a quanto ha commentato Marco Peresani, professore di archeologia del Paleolitico all’Università di Ferrara, “questa è la prova che cercavamo della coesistenza dei Sapiens e dei Neanderthal nello stesso territorio. Sapevamo che si erano incrociati e scambiati il patrimonio genetico, e questo implicava la coabitazione nelle stesse aree, ma finora mancava la pistola fumante”.

Una scoperta che potrebbe riscrivere la storia

Tecniche di luminescenza e datazione al radiocarbonio sono state fondamentali per dimostrare che lo strato di sedimenti in cui si trovavano questi reperti risale a un periodo che va da 56.800 a 51.700 anni fa. Una scoperta che rivoluziona ciò che pensavamo di sapere sulle nostre origini. Basti pensare che, finora, il record dell’insediamento più antico dell’uomo moderno in Europa era detenuto dalla grotta Bacho Kiro, vicino alla città di Dryanovo, in Bulgaria (terra ricca di meraviglie da vedere), dove nel 2020 sono stati trovati reperti risalenti a 47.000 anni fa.

La nuova scoperta francese conferma, quindi, che la storia dell’arrivo dei Sapiens in Europa è più complessa di quanto si pensasse. “Non è avvenuta con una sola ondata migratoria, ma con più ondate successive di popolazioni isolate, che talvolta si sono estinte per essere poi rimpiazzate da altri gruppi umani”, ha spiegato Peresani.

Dai reperti emersi nella grotta Mandrin, sembra ora che gruppi di Homo sapiens siano entrati periodicamente nell’Europa meridionale molto prima che i Neandertal si estinguessero. A sostenerlo, la paleoantropologa Isabelle Crevecoeur dell’Università di Bordeaux in Francia, secondo la quale l’arrivo dell’essere umano moderno nel continente dopo la scomparsa dei Neanderthal sarebbe stato probabilmente la fine di un lungo processo migratorio, a volte infruttuoso. Stando alle stime di Slimak, non si sarebbe trattato un accampamento di cacciatori-argicoltori di breve durata, ma di una “tentata colonizzazione dell’Europa”.

Scoperto il più antico insediamento di Homo sapiens in Europa

Il sito preistorico della grotta Mandrin, in Francia