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città Europa Parigi Viaggi Wanderlust

Questi sono gli errori più comuni che i viaggiatori fanno quando visitano Parigi

Un viaggio a Parigi è sempre un’ottima idea in ogni momento dell’anno. Durante ogni stagione, infatti, ogni angolo della Ville Lumière sa regalare emozioni uniche e inedite: dalla neve che abbraccia i tetti, gli edifici e la Dama di ferro alla fioritura primaverile che si trasforma in una cornice suggestiva e magica di quella che è la città più romantica del mondo.

E se è vero che un viaggio da solo non può bastare per scoprire l’anima più autentica della capitale francese, è vero anche ci sono degli errori che troppo spesso commettiamo quando esploriamo la città, gli stessi che non ci permettono di goderci a pieno le meraviglie di questo luogo incantato.

A condividere gli errori più comuni fatti dai vacanzieri è stato l’Huffington Post raccogliendo tutta una serie di commenti espressi da parte dei cittadini. Tra buone maniere dimenticate, passi falsi e scelte sbagliate, abbiamo selezionato gli sbagli che anche noi abbiamo commesso almeno una volta durante un viaggio a Parigi. Curiosi di sapere quali sono?

Cercare di fare troppo e in fretta

Uno dei più grandi errori commessi dai vacanzieri a Parigi è la voglia, e l’illusione, di voler vedere tutto in pochi giorni. Se è vero che ci sono luoghi che meritano assolutamente una visita, è vero anche che facendo lo slalom tra le attrazioni principali si rischia di perdere la bellezza e il fascino della capitale di Francia che si nasconde anche, e soprattutto, nelle passeggiate lente, nelle chiacchiere nei bar e nell’osservazione di tutto ciò che ci circonda.

Ed è proprio la cattiva abitudine di voler fare troppo che spinge i viaggiatori a commettere un altro errore, quello di fare le cose velocemente. Dall’imprescindibile visita al Louvre al pranzo in un ristorante caratteristico. Prendetevi il vostro tempo e cercate di assaporare, con tutti i sensi, ciò che la città ha da offrire.

Dimenticarsi delle buone maniere

Più che di errori, in questo caso, si tratta di dimenticanze che possono infastidire gli abitanti di Parigi. Se vogliamo evitare di vedere facce contrariate e sbuffanti, ricordiamoci sempre di salutare. Il bonjour, in questo caso, è d’obbligo quando si entra in un negozio, in un ristorante o quando si intrattiene una conversazione. Una regola universale, quella del saluto, che non possiamo dimenticare quando siamo in vacanza.

E dovremmo anche ricordarci che, in quanto ospiti, dobbiamo in qualche modo adattarci al modo di vivere degli abitanti della città. Quindi evitiamo di parlare a voce troppo alta, sia quando siamo in strada che in un luogo pubblico, prendiamo spunto dai parigini e manteniamo un tono di voce più basso del solito.

Altri consigli per una vacanza indimenticabile

Un’altra manciata di consigli condivisi ci permetteranno di vivere un’esperienza davvero unica a Parigi. Il primo, forse anche scontato, è quello di evitare di prenotare hotel e ristoranti situati proprio sotto la Tour Eiffel. Anche se la scelta può apparire piuttosto allettante, ricordiamoci che questa è una zona molto turistica, non ideale né per le nostre tasche, né per soddisfare la voglia di conoscere l’anima della città.

Meglio allontanarci un po’ e preferire i quartieri più caratteristici e meno centrali. Non dimenticate, inoltre, che l’iconica torre parigina è così alta che potrete vederla anche da molto lontano.

Non dimenticate, infine, di perdervi tra le strade di Parigi, anche se queste sono lontane dal centro. Individuate i mercatini settimanali, i negozi di artigianato e le boulangerie e le patisserie nascoste tra le stradine della città. È qui che si nasconde l’anima più vera della capitale di Francia.

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capodanno eventi Viaggi Wanderlust

Il capodanno thailandese è la più grande battaglia d’acqua del mondo

La primavera è sicuramente la stagione più attesa da tutti noi. È questo il momento in cui la natura diventa assoluta protagonista delle nostre giornate mettendo in scena spettacoli di immensa meraviglia. Non è un caso che, proprio in questo periodo, migliaia di persone si mettono in viaggio alla scoperta del mondo in fiore che lascia senza fiato e di tutte quelle feste che celebrano la grande rinascita di Madre Natura.

Sono tantissimi, infatti, i festival e le manifestazioni che vengono organizzati in questo periodo. Ma uno, più di tutti, incanta. Stiamo parlando del Songkran Water Festival, conosciuto anche come Festival dell’acqua. Una celebrazione che non solo inneggia alla rinascita, ma che coincide anche con il capodanno buddista.

Per scoprire l’incanto di questo festival, e toccare con mano la bellezza di tradizioni autentiche e spirituali del Paese, dobbiamo recarci in Thailandia. È qui che il passaggio al nuovo anno si trasforma in una grande battaglia d’acqua.

Songkran Water Festival

Il suo nome è Songkran Water Festival, meglio conosciuto come Festival dell’acqua o capodanno thailandese. Un momento, questo, tanto atteso quanto celebrato dai cittadini di tutto il Paese. Una grande festa, che vede l’acqua protagonista, si prepara a invadere le strade e le piazze delle città dal 13 al 15 aprile.

Sono 3, in tutto, i giorni di festa durante i quali i cittadini seguono tutta una serie di rituali spirituali e religiosi di buon auspicio, per prepararsi al meglio all’inizio del nuovo anno. Nelle case i cittadini si mettono all’opera per eliminare il superfluo e purificare gli ambienti, le persone si riuniscono con amici e parenti e poi si recano nei templi per lasciare le offerte alle divinità.

Ma è in strada che viene messo in scena uno spettacolo grandioso: una vera e propria battaglia d’acqua si snoda tra piazze, prati e parchi coinvolgendo cittadini, turisti e passanti.

L’acqua, in questo caso, diventa il simbolo della purificazione che ha il compito di allontanare le energie negative e le impurità. Così ecco che i cittadini, abbigliati a festa, si armano di pistole ad acqua, secchi, bacinelle e qualsiasi altro strumento per combattere questa battaglia gentile.

Tra processioni religiose e carri colorati, vengono allestite anche delle postazioni per lanciare l’acqua su tutti i passanti. Pensate che a Chiang Mai anche gli elefanti sono coinvolti nel festeggiamento e utilizzati per spruzzare l’acqua.

Il Festival dell’Acqua e le altre celebrazioni della primavera

Visitare la Thailandia ad aprile si trasforma in un’esperienza incredibile per vivere tradizioni religiose, riti pagani e divertimento. Dal 13 al 15 aprile l’acqua scorre in ogni dove nelle città come simbolo di purificazione che lava via i peccati e che dà il benvenuto alla stagione più attesa di sempre e al nuovo anno. I turisti, ovviamente, sono invitati a prendere parte ai festeggiamenti.

Quella del Songkran Water Festival è una delle tante straordinarie manifestazioni che vengono celebrate in questo periodo. Ricordiamo, infatti, il meraviglioso Holi indiano durante il quale tutti i cittadini si ricoprono di polveri colorate per celebrare la rinascita e la reincarnazione. E poi ancora i festival interamente dedicati alla natura, come quello dei fiori di Madeira o il Tulp Fest di Amsterdam.

Insomma, questo è il momento migliore per organizzare il prossimo viaggio. Pronti a partire?

Festival songkran

Songkran Water Festival

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Borghi Viaggi Wanderlust

Perché Marzamemi ti farà innamorare (di nuovo)

Ci sono luoghi che forse non dovremmo mai visitare, non se non vogliamo rischiare di innamorarci e di lasciare lì il cuore. Tra questi troviamo sicuramente il piccolo borgo di Marzamemi, uno dei più belli, magici e suggestivi che appartengono al nostro straordinario Paese.

Ci troviamo in Sicilia, nella terra bagnata dal mare e baciata dal sole. È qui che, in provincia di Siracusa, e a pochi chilometri da Noto e Pachino, troviamo questa frazione marinara che stordisce per la sua bellezza. Lo fa con i colori che imitano perfettamente quelli della natura, lo fa con i ritmi di vita che nulla hanno a che fare con quelli caotici della città, e lo fa con la sua storia, con i racconti legati alla terra e con quegli scorci che lasciano senza fiato.

Ed è proprio tra queste meraviglie, che creano un’atmosfera che sembra sospesa nel tempo e dello spazio, che è facile innamorarsi, e poi farlo ancora, ogni volta come se fosse la prima. Perché Marzamemi è uno dei borghi più belli e suggestivi d’Italia.

Marzamemi

Marzamemi

Benvenuti a Marzamemi

In questo piccolo gioiello della Sicilia Orientale, tutto parla di una bellezza antica e mai sfiorita. Il borgo marinaro di Marzamemi – che deve il suo nome all’arabo Marsà al hamen – è legato indissolubilmente alla sua Tonnara e ai due suoi suggestivi porticcioli.

Sorto direttamente sulle splendide acque cristalline che bagnano questa parte di terra della Sicilia, il paesino ha mantenuto intatta l’identità sviluppata nel 1700 dalla famiglia Villadorata che ampliò la tonnara, costruì la chiesa di San Francesco di Paola e le suggestive casette dei pescatori caratterizzate da i colori del bianco e del blu che richiamano quelli delle nuvole, del cielo e del mare. Ed è proprio con la pesca che, il borgo siciliano, ha una lunga e antichissima storia d’amore che si perpetua ancora oggi.

Al centro di ogni storia, raccontata e conservata tra le abitazioni in pietra, c’è la splendida e suggestiva Tonnara. Anche se non è più attiva, è possibile percepire gli echeggi di una storia mai dimenticata che influisce, inevitabilmente, su quello che è oggi il borgo.

Marzamemi, oggi, ha un’impronta decisamente turistica. È qui che si recano migliaia di viaggiatori provenienti da tutto il mondo per una vacanza all’insegna della grande bellezza. Nonostante il borgo sia inserito negli itinerari turistici più battuti della regione Sicilia, a lui va il merito di aver preservato la sua autenticità, di aver mantenuto quelle caratteristiche che fanno di questo posto l’anima più vera del profondo sud.

Marzamemi

Marzamemi

Una vacanza lenta nel borgo più suggestivo d’Italia

La Tonnara e la sua chiesa, piazza Margherita e i due porticcioli: occorrono poche ore per visitare interamente il borgo di Marzamemi, eppure non bastano sicuramente per godere a pieno delle sue meraviglie. Perché questo luogo merita di essere vissuto, di essere guardato ogni volta con occhi nuovi, di essere ascoltato nelle sue storie, antiche e suggestive, mai dimenticate.

Una vacanza nel borgo siciliano si trasforma in un’esperienza lenta che non segue i ritmi del tempo, ma solo quelli scanditi dalle onde sinuose che bagnano la terra, quelle cavalcate dolcemente dalle barche colorate dei pescatori.

L’intero borgo è pedonale, i rumori del clacson e dei motori lasciano spazio al chiacchiericcio della gente che ha scelto di vivere qui, e di tutte quelle persone che tornano a Marzamemi per innamorarsi ancora. Lo fanno seduti ai bar e ai ristoranti che circondano la tonnara, lo fanno seduti sulla riva di quelle che sono le spiagge più belle della Sicialia, come La Zotta, San Lorenzo e la Spiaggia Calamosche.

A questa atmosfera quasi fiabesca, fanno da cornice i due splendidi porti: La Fossa e La Balata, che ogni anno estate si trasformano nel palcoscenico naturale di eventi suggestivi e straordinari.

Marzamemi

Marzamemi

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montagna rifugi Viaggi Wanderlust

Smart working in aperta campagna: l’ufficio dei sogni esiste

In una quotidianità sempre più caratterizzata da caos e disordine, da stress, impegni e scadenze, anche l’ufficio può diventare un’oasi di pace, un rifugio di creatività e produttività. Un’idea, questa, che sembra appartenere a un immaginario quasi surreale, e che invece è reale e più concreta che mai grazie alle Tini house e ai Tini office.

Si tratta di progetti prefabbricati proposti dallo studio di architettura DeLaVega Canolasso che sembra rispondere perfettamente alle esigenze di chi non vuole smettere di lavorare viaggiando e viceversa avendo a disposizione un piccolo spazio immerso nella natura più autentica e primitiva.

L’ultima proposta dello studio di architettura è la Tini XS, una struttura micro, come il nome stesso suggerisce, situata all’interno di una tenuta equestre. Un luogo accogliente e straordinario da dove contemplare i magnifici panorami, lavorare e rilassarsi.

Tini XS

Tini XS

Tini office e Tini house: i rifugi degli smart woker

Da diversi anni le tiny house hanno stravolto, letteralmente, il modo di abitare gli spazi. Sono moltissime le persone che hanno lasciato ville, appartamenti e grandi spazi per questi micro ambienti che però offrono tutto ciò di cui una persona ha bisogno.

Con la diffusione dello smart working, e l’esigenza sempre più crescente di avere un lavoro flessibile, le tiny house hanno fatto un upgrade e si sono trasformate in piccoli uffici all’interno dei quali è possibile stimolare creatività e produttività lavorativa in ambienti confortevoli.

Con i loro Tini Office, lo studio di architettura DeLaVega Canolasso ci ha dimostrato che è possibile avere un ufficio diverso dalle solite postazioni di home office, all’interno del quale godere dei panorami più belli del mondo.

Un’alternativa, questa, che celebra la flessibilità e che risponde alle richieste sempre più esigenti di un nuovo modo di lavorare.

Dopo l’ufficio nel bosco, la nuova proposta che questa volta diventa XS, è un piccolo rettangolo che risponde alla vocazione dei nomadi digitali. La struttura, composta da moduli liberi, è facile da installare e da trasportare ovunque. Ovviamente il consiglio è quello di optare per i luoghi a noi più cari e suggestivi.

Tini XS

Tini XS

Tini XS a Plasencia

L’ultima proposta del settore è quella che riguarda una Tini house in formato XS che può essere adibita anche a postazione di lavoro. Perfettamente inglobata nella campagna equestre di Plasencia, la città spagnola ai confini fra Estremadura e Castiglia sulla Ruta de la Plata, questa scatola di 12 metri quadri si prepara a diventare il rifugio ideale di tutti coloro che hanno bisogno di allontanarsi dalla città e ritrovare la pace.

La facciata scultura in acciaio nero e la struttura metallica, sembrano prendere in prestito i lineamenti di una roccia che si lega armoniosamente con il territorio circostante. Gli interni caldi e accoglienti, realizzati in legno di pioppo OSB e isolati con ben 14 centimetri di cotone riciclato, danno un tocco di classe che riflette l’ambientazione idilliaca esterna.

La Tini XS sembra adattarsi perfettamente con gli scenari della tenuta equestre di Plasencia, ma a guardarla meglio è intuibile che può integrarsi abilmente in qualsiasi altro contesto. Il risultato è uno spazio molto caldo, un rifugio completamente connesso con l’ambiente circostante dove rigenerarsi e ritrovarsi. Vi piacerebbe lavorare in un ufficio così?

Tini XS

Tini XS

 

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turismo enogastronomico Viaggi vini Wanderlust

Puoi visitare queste botti di vino e poi dormirci dentro

I viaggi più belli, quelli che ci permettono di costruire nuovi e indelebili ricordi, passano inevitabilmente per le esperienze emozionali e suggestive, quelle che passano attraverso la stimolazione dei sensi, i sapori di un territorio, i profumi di un luogo e la sua cultura più autentica.

Ne sono un esempio i tour enogastronomici che compiamo nelle regioni a noi vicine, o quelli per i quali siamo disposti ad andare dall’altra parte del mondo. Ma c’è un’esperienza che, più di tutte, ci ha letteralmente conquistati perché unisce la sete di esplorazione con la possibilità di dormire all’interno di alloggi straordinari.

Per viverla dobbiamo recarci in Portogallo, un Paese che con le sue meraviglie continua a stupirci viaggio dopo viaggio. È qui, infatti, tra i vigneti di una delle regioni vinicole più famose del mondo intero, che è possibile visitare enormi botti di vino, fare degustazioni e poi dormirci dentro.

Dormire in una botte

Dormire in una botte di vino, Portogallo

Dormire in una botte di vino in Portogallo

Per iniziare questa esperienza che avvolge e travolge i sensi dobbiamo recarci a Lamego, un importante centro vinicolo incastonato tra le suggestive colline della Beira Alta nella valle del Douro. È qui che esiste un vigneto noto per i suoi eccellenti vini che ogni anno attira numerosi visitatori provenienti da ogni parte del Paese.

Ma qui, tra gli infiniti vigneti dell’azienda Quinta da Pacheca che si perdono a vista d’occhio, l’esperienza va oltre alle passeggiate nella vigna e le degustazioni. Arrivando a Lamego, infatti, noterete delle enormi botti di vino in mezzo alla natura: sono quelli gli alloggi della vostra prossima avventura.

Nei suoi vitigni, che sono i più antichi di tutto il Portogallo con ben 300 anni di storia alle spalle, Quinta da Pacheca ha creato il Wine House Hotel. Dieci suite a forma di botte che prendono il nome dall’uva che qui viene coltivata. Immersi nella natura, con vista sul fiume Douro, questi alloggi speciali sono destinati a far vivere, agli ospiti, una delle esperienze più magiche di sempre. Pronti a partire?

Dormire in una botte

I vigneti di Quinta da Pacheca

Una suite che profuma di vino in mezzo alla natura

Romantico, fiabesco e sognante: è questo il panorama che si gode da Quinta da Pacheca mentre si osservano i vigneti che si perdono all’orizzonte. Uno sguardo, questo, che può essere l’ultimo, prima di andare a dormire e il primo del risveglio, se si sceglie di dormire proprio in una botte di vino immersa nella natura.

Queste suite a forma di Wine Barrels rispondono alle esigenze dei viaggiatori alla ricerca di alloggi unici e straordinari, meglio ancora se a contatto con la natura. Una vacanza rurale che però garantisce agli ospiti tutti i comfort degli hotel di lusso.

Le botti, costruite rigorosamente in legno, misurano circa 30 metri quadrati e sono caratterizzate da una grande letto rotondo e un bagno privato. Non mancano, ovviamente, una grande finestra che affaccia direttamente sulle vigne più antiche del Paese e un lucernario sul soffitto, per ammirare le stelle del cielo del Portogallo.

Le botti di vino in mezzo alla natura si trovano a Lamego, ad appena qualche chilometro dal centro cittadino. Motivo per il quale si configurano come un ottimo punto di partenza per esplorare i dintorni e vivere avventure straordinarie.

Dormire in una botte

Wine Barrels, gli interni delle suite

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città Dublino Europa Viaggi Wanderlust

La migliore birra si beve su un pub in cima a un palazzo di Dublino

C’è chi si mette in viaggio seguendo il cuore e i suoi comandamenti, per provare nuove esperienze sensoriali e ricche di emozioni. C’è chi lo fa per realizzare un sogno, per perdersi e immergersi in nuove realtà e chi, ancora, per arricchire il proprio bagaglio culturale. Ma c’è anche chi lo fa per bere la migliore birra del mondo in un luogo suggestivo e affascinante, dinamico e frizzante, che regala una delle viste più spettacolari di sempre.

Un luogo che sembra appartenere all’immaginario della fiction e che invece è reale, ed è facilmente raggiungibile da tutti i viaggiatori che hanno in mente di andare Dublino.

La capitale dell’Irlanda si sa, è la patria della birra, non una qualsiasi ma quella che è diventata il simbolo di tutto il Paese, stiamo parlando della Guinness. Ed è proprio in città che una nuova esperienza a suon di Guinness è disponibile per tutti i buoni intenditori. Benvenuti al Gravity Bar.

Gravity Bar

Gravity Bar

Il Gravity Bar

Situato in cima a un edificio al numero 8 di St. James’s Gate, il Gravity Bar è molto più di un locale dove trascorrere una tranquilla serata in compagnia o in solitudine durante una vacanza. Questo bar, infatti, rappresenta il cuore e l’anima della cultura della patria della birra, non è un caso che l’epico bar si trovi proprio sul tetto della Guinness Storehouse di Dublino.

Situato al settimo piano della struttura, il locale da fuori sembra quasi somigliare a un’astronave. Una volta entrati al suo interno, invece, è chiaro che quella che aspetta i visitatori una delle esperienze sensoriali più straordinarie per gli amanti dei tour di degustazioni.

Il Gravity Bar è situato in uno dei punti più panoramici e alti di Dublino e la struttura ottagonale garantisce una vista a 360 gradi attraverso le grandi vetrate che si affacciano direttamente su tutta la città. Il panorama si estende dalle montagne di Wicklow, dove l’azienda produttrice di birra si rifornisce di acqua dolce, al Phoenix Park passando per la suggestiva baia di Dublino.

Vista panoramica di Dublino dal Gravity Bar

Vista panoramica di Dublino dal Gravity Bar

Dentro il cuore della birra

Un viaggio a Dublino può trasformarsi in un altro viaggio, sensoriale, quello che si snoda all’interno di un edificio in cui è possibile attraversare e assaggiare la storia, la cultura e il sapore della birra. Dopo un tour all’interno della Guinness Storehouse di Dublino, che porta i visitatori alla scoperta dei processi di produzione e dei lavori dei maestri bottai, si sale fino all’ultimo piano dove è situato il luogo perfetto per sorseggiare la birra scura mentre si contemplano alcuni dei luoghi più belli della capitale irlandese.

Il Gravity Bar è un punto di riferimento per tutti i cittadini di Dublino. Inaugurato negli anni 2000, un ventennio dopo ha investito in un’importate ristrutturazione riaprendo i primi giorni di marzo del 2020. A causa della pandemia, però, questo meraviglioso locale con vista non è stato accessibile a tutti per quasi due anni, almeno fino a oggi.

Perderselo è davvero un peccato. Chi ha voglia di brindare con una pinta scura? Se avete in mente un viaggio a Dublino non dimenticate di prenotare un posto al Gravity Bar tramite il sito web della Guinness Storehouse, il locale potrebbe essere piuttosto affollato.

Gravity Bar

Gravity Bar

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città itinerari culturali Lazio Roma Viaggi Wanderlust

Tutte le strade portano a Roma (o quasi)

Roma città eterna, cuore e capitale d’Italia, crocevia di storie, culture e tradizioni. Roma caput mundi, ieri e oggi. Il centro del mondo, considerato tale per secoli, che ancora oggi resta una delle destinazioni più amate e frequentate dai viaggiatori di tutto il mondo. E le motivazioni sono così tante e ovvie che non hanno bisogno di essere qui elencate.

Ma proprio il fatto che questa città è sempre presente negli itinerari di viaggio delle persone di tutto il mondo, forte del fatto che custodisce gran parte della storia del Paese e del mondo intero, ha fatto sì che con il tempo una grande e complessa rete stradale si sviluppasse proprio attorno alla città per facilitare l’accesso alla capitale.

A partire da questa consapevolezza viene da chiedersi se è vero che tutte le strade portano a Roma. I cittadini, fieri della loro romanità, sostengono di sì. Gli altri si limitano a utilizzare questa frase come metafora di vita, ma c’è chi è voluto andare oltre per scoprire origini e veridicità di un’espressione tanto antica quanto comune.

Le origini della frase fanno riferimento al sistema di strade costruito dagli antichi romani che sì, conducevano tutte a Roma. Questo per facilitare il commercio e l’avanzamento del grande impero che si estendeva dal Regno Unito fino al Nord Africa passando per la Russia. Le strade, quindi, passavano per le principali città commerciali e per i paesi urbani per collegare questi con la capitale.

E oggi? Un team di tre esperti, Benedikt Groß, Philipp Schmitt e Raphael Reimman, si è riunito qualche hanno fa per sondare la veridicità di questo detto in tempi moderni. Hanno analizzato l’Italia e l’Europa prendendo in considerazione 400000 città, paesi e villaggi, per vedere se in qualche modo questi hanno delle strade che portano alla città eterna.

La risposta è sì: sono quasi 500000 le strade che portano a Roma su un’area analizzata di oltre 25000000 chilometri quadrati e più precisamente sono 486000. Google Maps, probabilmente, potrà confermarvelo, ma lo fanno anche le strade più celebri che attraversano il nostro Paese.

Ne sono un esempio la strada statale Appia che collega Roma a Taranto e che passa per l’agro pontino fino e Terracina e poi la Tiburtina che crea un collegamento tra la capitale e la regione Abruzzo. La Cassia e la Flaminia, invece, collegano rispettivamente la città eterna a Firenze e a Rimini.

E poi ce ne sono tante altre che aspettano solo di essere scoperte, magari in occasione di un meraviglioso viaggio on the road.

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eventi festival Viaggi Wanderlust

Il festival più colorato del mondo che celebra la rinascita

C’è un preciso momento dell’anno durante il quale un tripudio di colori avvolge le strade, le case e le città. Avvolge le persone e annulla le differenze e le discriminazioni, accorcia ogni distanza. Si tratta dell’Holi, la festa più colorata del mondo di origini induiste che celebra l’umanità, la spiritualità e la rinascita.

Probabilmente avrete già sentito parlare del Festival di Holi, avete visto tutte quelle fotografie nelle quali polvere colorate si librano nell’aria avvolgendo ogni cosa e ogni persona. La festa di impronta religiosa affonda le sue origini in India, ma la sua bellezza, visiva e di intenzioni, ha fatto sì che questa tradizione colorata fosse ereditata ben presto anche dal resto del mondo.

Così, quando le persone scendono in strada a celebrare l’Holi, le città si trasformano in un quadro variopinto, astratto e vivente all’interno del quale le persone mettono in scena le loro vibranti ed effimere pennellate.

Holi Festival

Holi Festival

Le origini del Festival di Holi

Come abbiamo già detto, il Festival di Holi affonda le sue origini antichissime in India. Si tratta di un evento che celebra la rinascita interiore dell’uomo che segue e imita quella della natura. La festa dei colori, infatti, coincide con l’arrivo della primavera, gruppi intere di persone, comunità e popolazioni si raccolgono attorno a un falò per bruciare in maniera simbolica il diavolo.

Il grande fuoco viene acceso il giorno della prima Luna piena del mese di marzo per allontanare e distruggere Holika, un demone femminile della tradizione induista. Dopo il falò, e la sconfitta del male, iniziano le celebrazioni gioiose e colorate dell’Holi, per celebrare la rinascita della Terra e dell’uomo.

Per farlo vengono utilizzate delle polveri colorate, caratterizzate da nuance brillanti e cangianti. Si librano nell’aria, avvolgendo case, cose e persone. Tutti ora sono liberi, pronti per rinascere.

Holi Festival

Holi Festival

Quando e dove celebrare l’Holi Festival

Il Festival di Holi comincia la notte, attorno al falò che viene istituito per allontanare le forze del male e per salutare definitivamente il buio e freddo inverno. Il giorno successivo, invece, le persone si dirigono nelle strade o nelle piazze per iniziare i festeggiamenti.

Non solo colori, però. Ci sono musiche, canti e balli, ci sono le persone che scendono tra le strade delle città e dei villaggi e tutto si trasforma come per magia.

A colorare tutto quanto sono i gulal, le polvere dai mille colori che ricoprono ogni cosa che incontrano. Una festa che celebra la rinascita, ma anche l’amore. Un occasione per annullare tutte le distanze e i confini tra le persone, un appuntamento per condividere la gioia che si può ritrovare anche nelle cose più semplici.

Il Festival di Holi, come da tradizione, viene celebrato ogni anno durante la prima Luna piena del mese di marzo. Tuttavia, in Europa e nel resto del mondo, le date possono variare, ma la bellezza più autentica dell’evento resta la stessa.

Ogni città e ogni villaggio dell’India celebra il Festival dei Colori con proprie tradizioni, tuttavia è soprattutto nelle città del Rajasthan, tra Delhi, Jaipur e Agra che questo evento è particolarmente sentito. I festeggiamenti, qui, sono più intensi e scenografici, allegri e spensierati. Nella parte meridionale del Paese, invece, l’Holi cerca di preservare il suo aspetto più spirituale, ma l’esperienza è comunque straordinaria.

Il Festival dei Colori negli ultimi anni ha preso piede anche in Europa, i cittadini del Paese hanno scelto di ereditare questa tradizione per celebrare la rinascita. Berlino, Monaco, Dresda, ma anche Roma, queste sono solo alcune delle città che si sono unite alla festa più colorata e gioiosa del mondo.

Holi Festival

Holi Festival

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Asia Bhutan Viaggi Wanderlust

Perché un viaggio in questo Paese può renderti davvero felice

Se dovessimo misurare la felicità con i parametri utilizzati dalla cultura occidentale, probabilmente, non prenderemmo mai in considerazione l’idea di lasciarci ispirare in termini di stile di vita da quel piccolo stato montuoso dell’Asia che Lonely Planet ha scelto come uno dei posti migliori da visitare nel mondo nel 2020.

Sì perché il Bhutan, nella classifica mondiale del Prodotto interno lordo, risulta uno dei paesi più poveri del nostro globo. Eppure – nonostante questo – è anche il più felice. Non sono i soldi, qui, a scandire la quotidianità delle persone, ma è un altro parametro ancora più importante. Si tratta della FIL, Felicità Interna Lorda, l’indice che viene misurato tenendo in considerazione la salute, il benessere e le relazioni sociali della comunità e che si traduce in una vita semplice, fatta di cose genuine, proprio quelle dietro le quali è nascosta la felicità.

Gli uomini e le donne più felici del mondo sono qui

Il Bhutan è il Paese più felice al mondo. È quello fatto di ritmi lenti, di poco stress e di rispetto e condivisione. Quello in cui, girando per le strade, si vedono le auto ma non si sentono i rumori assordanti dei clacson. Dove le mucche camminano al fianco della carreggiata insieme ai cani e altri animali che vivono in libertà.

Gangtey Valley, Bhutan

Gangtey Valley, Bhutan

Sono le famiglie a prendersi cura di loro, lasciando il cibo per le strade affinché loro si nutrano. E non c’è caos né disordine in questo microcosmo dove natura, uomini e felicità si incontrano e si fondono annullando tutti i confini.

Si riuniscono tra le strade e si incontrano durante le feste nazionali o in occasione delle partite di calcio anche se sono ultimi nelle classifiche mondiali. A loro non interessa vincere, quanto più assaporare il valore più autentico delle competizioni e del gioco di squadra.

E in quei templi suggestivi incastonati tra le vette delle montagne, i villaggi rurali e i mercati locali appaiono i falli. Sono situati sulle pareti dei muri e dei negozi, nei dipinti murali. Ma non la loro presenza non ha nulla a che fare con la pornografia o con i richiami sessuali, si tratta di un simbolo sacro che serve a scacciare gli spiriti maligni, un simbolo nazionale contro il male.

Ed è proprio in tutte queste meraviglie, così diverse e distanti dalla nostra cultura, che il Bhutan si è conquistato il nome di Paese più felice nel mondo. Tutto è successo quando, più di due ventenni fa, il Re Jigme Dorji Wangchuck decise di abbandonare i parametri del PIL e adottare quelli del FIL. La felicità dei cittadini doveva essere messa al primo posto e così è stato fatto.

Lo stesso modo in cui viene trattato il turismo internazionale – con tanto di tariffa turistica giornaliera – fa parte di questo stile di vita, di questa personale filosofia della città. Un viaggio in questo Paese equivale a un’esperienza di alto valore in grado di segnare per sempre la vita dei viaggiatori, ma al contempo di garantire un basso impatto sulla quotidianità del Paese e della vita dei suoi abitanti.

Taktshang Monastery

Taktshang Monastery

Cosa aspettarti dal Paese della felicità

Un viaggio in Bhutan significa così tante cose che poterle descrivere tutte è quasi in possibile. L’intero territorio è impregnato dal Buddismo, pensate che questo è l’unico Paese al mondo ad aver mantenuto il Buddismo mahāyāna come religione ufficiale. Una scelta, questa, evidente in ogni aspetto della loro vita, nel rispetto nei confronti di tutte le creature viventi.

Un viaggio in Bhutan non è solo un’esperienza, ma un vero e proprio privilegio che ci allontana da tutte le convinzioni che riguardano la cultura occidentale. Ci permette di toccare con mano un mondo antico preservato da una cultura estremamente all’avanguardia, di osservare i suggestivi panorami del territorio e di entrare nel vivo delle tradizioni buddiste. Di imparare a vivere secondo altri ritmi, quelli che seguono le regole della felicità.

Punakha Dzong

Punakha Dzong

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Viaggi Wanderlust

2.500 Km per attraversare l’Italia lavorando: lo smart walking di Davide

Sono tante, tantissime, le possibilità che si sono aperte per tutti i lavoratori in smart working che, proprio attraverso questa modalità di lavoro, hanno avuto la possibilità di dedicare del tempo alle passioni e alla vita privata senza dover mettere in secondo piano la professione. Un’opportunità, questa, che i nomadi digitali avevano già colto in tempi non sospetti, scegliendo di esplorare il mondo senza sosta.

Perché no, non bisogna per forza mollare tutto perché oggi è nostra l’opportunità di scegliere di viaggiare senza smettere di lavorare e viceversa. E per i più scettici basta dare uno sguardo in giro per vedere le storie di chi ha scelto di farlo e continua a farlo. Come Davide Fiz che ha scelto di intraprendere un viaggio sensazionale alla scoperta del nostro stivale con zaino in spalla e laptop alla mano. Scopriamo la sua storia.

20 Cammini in tutte le regioni d’Italia lavorando

Davide Fiz è freelance da oltre 11 anni e quindi conosce bene tutte le possibilità del lavoro flessibile e da remoto, ma è anche un viaggiatore dal 1998 e un appassionato esploratore di sentieri e cammini. Così ecco la sua idea, quella di coniugare le sue passioni senza dover accantonare o mettere in standby il lavoro.

Smart walking, Davide Fiz

Smart walking, Davide Fiz

Da Marzo a ottobre 2022, infatti, Davide Fiz percorrerà 20 cammini per altrettante regioni d’Italia dividendo le sue giornate tra trekking, lavoro e scoperta del territorio italiano. Uno smart walking, come l’ha ribattezzato lui, che apre alla possibilità di sfruttare maggiormente il tempo libero, quello da dedicare alle passioni, senza rinunciare alla professione.

“Smart Walking porterà me, il mio zaino e il mio pc sui cammini delle regioni italiane. La mattina si cammina, il pomeriggio si lavora. La settimana lavorativa sarà una settimana di cammino, che sia il cammino a battere il tempo e che il lavoro arrivi quando, e dove, si fermano i piedi.”

Seguire la sua avventura può essere sicuramente di stimolo a tutte le persone che vogliono cogliere l’opportunità di fare ciò che amano. E in questo senso le possibilità sono tantissime e, come ci dimostra Davide che ha scelto di camminare lavorando per esplorare il territorio italiano, non abbiamo limiti nella loro applicazione.

20 cammini da compiere in 8 mesi.

Saranno 2500 i chilometri che Davide percorrerà lungo lo stivale attraversando crêuze, tratturi, regie trazzere, vie, vecchie strade dismesse, sentieri per un totale di 20 cammini italiani da compiere in 8 mesi.

Smart walking, Davide Fiz

Smart walking, Davide Fiz

Lo smart walking inizierà a marzo, ma il programma è già stato realizzato. Davide camminerà la mattina, con tappe di lunghezza media di 20Km e 4/5 ore di durata. Il viaggio partirà dal Sud Italia in marzo, dal Cammino Materano per poi spostarsi al Cammino del Salento e quello del Negro in Campania. In Aprile sarà la volta della Sardegna, poi Umbria, Lazio, Marche, Molise per proseguire in estate nel Nord Italia fino al Friuli. I mesi di settembre e ottobre saranno dedicati ai cammini, nuovamente a Sud, in Sicilia e Calabria.

”Racconterò dei posti, degli incontri, di cosa dicono i paesi che attraverso, quale sapore ha l’Italia, di come stanno i miei piedi e se mi vogliono ancora bene, delle strategie che metterò in pratica per far convivere – in equilibrio – la mia passione e il mio lavoro.”

Le tappe, le esperienze e le emozioni di viaggio saranno raccontate da Davide Fiz sul suo blog personale Smartwalking.eu. Non ci resta che restare sintonizzati.

Smart walking, Davide Fiz

Smart walking, Davide Fiz