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Scoperta nel vento del Caucaso: il guerriero che il tempo aveva dimenticato

L’Azerbaigian, crocevia di culture millenarie, ha recentemente svelato un affascinante tesoro archeologico: un monumentale Kurgan guerriero, ovvero un tumulo funerario, risalente a 3.800 anni fa. Questa meravigliosa scoperta, avvenuta nelle pianure di Ceyranchol, getta nuova luce sulla civiltà dell’Età del Bronzo nel Caucaso meridionale e consolida il ruolo dell’Azerbaigian come destinazione chiave per turismo culturale e archeologico.

Dalle antiche tombe dei guerrieri alle raffinate tecniche di sepoltura, fino ai simboli spirituali scolpiti nella pietra, il sito di Keshikchidagh racconta una storia avvincente, che unisce scienza, tradizione e mistero, tutta da scoprire.

La scoperta fatta in Azerbaijan non è solo una preziosa testimonianza del passato, ma una porta aperta su una civiltà affascinante, ricca di mistero e profondamente radicata in questo territorio.

Visitare l’Azerbaigian oggi significa non solo esplorare paesaggi mozzafiato e città moderne, ma anche entrare in contatto diretto con la storia più antica dell’umanità. Un viaggio meraviglioso che unisce cultura, avventura e conoscenza, un’esperienza sicuramente indimenticabile.

Il Kurgan di Keshikchidagh: una scoperta che riscrive la storia

Nell’Azerbaigian occidentale, nella pianura di Ceyranchol, è stato riportato alla luce un Kurgan dell’Età del Bronzo Medio, risalente a circa 3.800 anni fa.

Questa scoperta è avvenuta nell’ambito del progetto “Scavi scientifico-archeologici e scuola estiva-5 a Keshikchidagh”, promosso dal Servizio per la protezione, lo sviluppo e il restauro del patrimonio culturale del Ministero della Cultura della Repubblica dell’Azerbaigian e dall’Istituto di Archeologia e Antropologia dell’Accademia Nazionale delle Scienze dell’Azerbaigian (ANAS).

Il progetto, giunto al suo quinto anno, è ormai riconosciuto come una delle più importanti scuole estive di archeologia dell’intero Paese – ha visto la partecipazione di quasi 2000 persone.

Il tumulo funerario, noto come Kurgan, è una tipologia di sepoltura comune tra le culture nomadi eurasiatiche antiche, come gli Sciti, i Sarmati e i primi popoli turchi.

Tuttavia, la recente scoperta nell’area di Yovşanlıdere, nella pianura di Ceyranchol – avvenuta sotto la guida del Dott. Shamil Najafov, ricercatore senior dell’ANAS – si distingue per le sue dimensioni monumentali (28 metri di diametro e 2 metri di altezza) e per l’eccezionale stato di conservazione.

Al centro del Kurgan è stata individuata una camera funeraria rettangolare – larga 2 metri, lunga 6 e profonda 3 – accuratamente suddivisa in tre sezioni simboliche: una per il corpo del defunto e le sue armi, una per ceramiche rituali e una terza lasciata volutamente vuota, forse per rappresentare il viaggio dell’anima nell’aldilà. Questo schema riflette una complessa simbologia spirituale e una struttura sociale ben definita.

Il guerriero di 3.800 anni fa: un gigante dell’Età del Bronzo

La scoperta più sorprendente riguarda i resti del defunto: un uomo alto oltre 2 metri, sepolto in posizione semi-flessa. Tra le sue mani è stata rinvenuta una rara lancia in bronzo a quattro punte, un reperto unico nel suo genere in tutta la regione del Caucaso meridionale. Questo dettaglio suggerisce che si trattasse di un individuo di alto rango, forse un capo tribale o un guerriero venerato.

Attorno al corpo sono stati trovati numerosi oggetti funerari: ornamenti in bronzo per le caviglie, strumenti in ossidiana, perline in pasta vitrea, ben dodici brocche in ceramica finemente decorate e ossa cotte di animali. I motivi geometrici, gli intarsi bianchi e la cura nei dettagli testimoniano un’artigianalità avanzata e un forte senso estetico.

Sopra la tomba erano disposte quattordici lastre di calcare, ciascuna del peso di circa una tonnellata. Accanto, un idolo in pietra a forma di toro e un sigillo circolare, probabilmente utilizzato per scopi rituali o per marcare la proprietà, rivelano una sofisticata concezione del sacro e un possibile sistema proto-amministrativo. Elementi che arricchiscono ulteriormente l’importanza storica e antropologica di questo sito.

Archeologia viva: tra scienza, educazione e turismo culturale

Il progetto Keshikchidagh non è solo un’impresa scientifica, ma anche un esempio virtuoso di valorizzazione del patrimonio culturale – il termine “Keshikchidagh Kurgan” sta addirittura entrando nel dibattito accademico.

Alla campagna di scavi partecipano ogni anno studenti, ricercatori, istituzioni regionali, docenti universitari di storia e personale museale provenienti da tutto il Paese. Università come quella Statale di Baku e l’Università ADA collaborano attivamente con l’obiettivo di formare una nuova generazione di archeologi e specialisti della conservazione.

Ogni reperto è stato catalogato, disegnato e restaurato sul posto, mentre sono in corso analisi avanzate come la datazione al carbonio-14, lo studio isotopico, l’analisi metallografica e test di composizione mineralogica. I risultati saranno pubblicati su riviste archeologiche internazionali, insieme a una monografia scientifica completa di fotografie, illustrazioni e interpretazioni dettagliate.

Anche il Direttore dell’Istituto di Archeologia e Antropologia, il Professore Associato Farhad Guliyev, ha constatato l’importanza di questo sito sottolineando il grande potenziale per la collaborazione internazionale.

Ma il vero valore aggiunto di questa scoperta è la sua capacità di attrarre l’interesse del grande pubblico e dei turisti. Il sito di Keshikchidagh ha tutte le potenzialità per diventare un punto di riferimento per il turismo culturale in Azerbaigian, inserendosi in itinerari che uniscono natura, storia e archeologia.

La scoperta del Kurgan del guerriero rappresenta una vera e propria “capsula del tempo” dell’Età del Bronzo. Offre uno sguardo autentico su usanze funerarie, armamenti, arte e spiritualità di un’epoca ancora poco conosciuta, ma fondamentale per comprendere l’evoluzione delle civiltà del Caucaso meridionale dell’Età del Bronzo Medio e colloca l’Azerbaigian al centro degli studi archeologici eurasiatici.

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Ateshgah, il Tempio del Fuoco di Baku

Il tempio del fuoco più noto dell’Azerbaigian è l’ateshgah di Surakhani, una popolare destinazione turistica a 21 km ad Est di Baku, alimentato – in origine – dal gas naturale permanente che scorreva fino alla superficie da sotto il terreno. La struttura, i cui quattro archi si aprono su un altare sormontato da una cupola, risale al XVII secolo, quando i commercianti del subcontinente indiano raggiunsero l’Azerbaigian attraverso la Via della Seta e si fermarono qui durante il loro viaggio. L’Ateshgah (letteralmente: “casa del fuoco” in farsi) di Baku assomiglia a una piccola fortezza. Ci sono celle all’interno del cortile recintato di pietre, mentre il lustro si trova al centro. Gli zoroastriani conducevano qui uno stile di vita del tutto ascetico. Non aspettandosi nulla dal mondo materiale, questi credenti si confinavano nelle celle.

Oggi, non è un caso che la maggior parte dei suoi visitatori arrivi dall’India. Con la diffusione dell’Islam nel VII secolo, gli zoroastriani in Iran e Azerbaigian furono sempre più emarginati, costringendo molti a fuggire dalla loro patria e a stabilirsi in comunità dell’Asia centrale e meridionale. Mumbai e il vicino stato indiano del Gujarat ospitarono una vasta popolazione zoroastriana. Oggi, questi discendenti indiani fuggiti dall’Impero persiano dopo aver rifiutato di convertirsi all’Islam si identificano come Parsi e formano il più grande gruppo di zoroastriani al mondo, con una stima di 60.000 aderenti – quasi la metà della comunità zoroastriana globale.

Il Tempio del Fuoco di Baku ha sempre attirato viaggiatori e scrittori. Il resoconto più dettagliato è quello contenuto nel libro di Alexander Duma “Viaggio nel Caucaso”, scritto nel 1858. Duma scrisse che “tutto il mondo conosce l’Atashgah di Baku. I miei compatrioti che vogliono vedere gli adoratori del fuoco [un termine dispregiativo tra gli zoroastriani] devono fare in fretta, perché sono già rimasti in pochi nel tempio, solo un vecchio e due giovani di circa 30-35 anni”.

Tempio del Fuoco Baku

Fonte: iStock

Vista del cortile dell’antico Tempio del Fuoco di Baku

Tempio del Fuoco a Baku, tutte le informazioni

L’Ateshgah di Baku è composto da un tempio, da celle monastiche indiane e da aree per i visitatori. Il muro bianco esterno che abbraccia tutte le celle e le case del tempio gli conferisce un aspetto da antico caravanserraglio persiano. Surakhani sembra essere stato costruito da maestri locali su progetto degli indiani che ne hanno finanziato la realizzazione.

Il camino è situato al centro con una ventilazione a gas naturale, che dava vita a un fuoco massiccio al centro e quattro fuochi più piccoli agli angoli del tetto del padiglione. Una serie di piccole celle che circondavano il Tempio del Fuoco contenevano fedeli asceti e pellegrini.

Gli elementi architettonici zoroastriani qui si fondono con incisioni sanscrite dedicate a Shiva e Ganesha. Ci si chiede quindi se il tempio debba essere considerato zoroastriano, induista o il risultato dell’intreccio storico di diversi credi al crocevia tra Asia ed Europa, perché la struttura combina caratteristiche architettoniche di entrambe le religioni, senza che nessuna delle due vi aderisca completamente. L’ipotesi più diffusa porta il tempio ad essere in stile zoroastriano, ma che nel tempo si sia trasformato in un edificio religioso prevalentemente indù.

Il fuoco all’interno dell’ateshgah di Surakhani ha smesso di bruciare alla fine degli anni ’60, poiché la sua fonte di vita – il metano – è stata indirizzata altrove. Nel 1975, il sito è stato riaperto come museo e le sue fiamme si sono riaccese ancora una volta, grazie al gas convogliato da Baku. Da quando l’Azerbaigian ha ottenuto l’indipendenza nel 1991, dopo la caduta dell’URSS, il Paese ha cercato di recuperare la propria identità e di riconoscere le sue complesse radici zoroastriane.  Il 30 settembre 1998, il tempio del fuoco di Ateshgah è stato inserito nell’elenco ufficiale dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO da salvaguardare urgentemente. Nel 2007 infine, con atto del Presidente dell’Azerbaigian, il tempio è stato proclamato riserva storico-architettonica statale.

Oggi, nessun turista lascia la capitale dell’Azerbaigian senza aver visitato questo luogo.

Tempio del Fuoco di Baku

Fonte: iStock

Vista dell’interno del Tempio del Fuoco di Baku

Il culto del fuoco in Azerbaigian

Per capire l’Azerbaigian, bisogna comprendere il rapporto sacro della nazione con il fuoco che deriva dalle sue antiche radici zoroastriane. L’Azerbaigian è conosciuto come “la terra del fuoco”, grazie alle sue vaste riserve di petrolio e gas naturale. Ne parlò anche Marco Polo, quando visitò il Caucaso orientale nel XIII secolo, nelle sue memorie. Le abbondanti riserve di gas naturale hanno svolto un ruolo cruciale nello sviluppo economico della nazione negli ultimi 150 anni. Tuttavia, il fuoco è profondamente radicato nella cultura e nella mitologia azera da quando lo zoroastrismo, una delle religioni monoteiste più antiche del mondo, ha messo radici nella zona più di 3.000 anni fa.

Il fuoco è un elemento centrale dello zoroastrismo e rappresenta la luce, la saggezza e la verità dell’unico Dio che ha creato il mondo:
Ahura Mazda (Signore Saggio). Per gli zoroastriani, il fuoco è un ponte tra lo spirituale e il fisico: un canale sacro attraverso il quale i credenti mortali possono connettersi a Dio e ottenere protezione contro le forze demoniache che vivono nell’oscurità. Nessun rituale si svolge senza la presenza del fuoco e i templi come Ateshgah sono costruiti per mantenere queste fiamme sacre accese per le comunità fedeli. In effetti, alcuni studiosi ritengono che il nome dell’Azerbaigian possa essere una combinazione delle parole azar (“fuoco”, in farsi) e baygan (“protettore”) – o, piuttosto:”colui che custodisce il fuoco”.

Secondo lo storico e studioso di religioni azero Kazim Azimov, ci sono diverse ragioni per cui lo zoroastrismo si è radicato qui. La posizione strategica dell’Azerbaigian lungo la Via della Seta ha facilitato il contatto tra i commercianti zoroastriani e la popolazione locale. Inoltre, come l’Iran, dove lo zoroastrismo ha avuto origine, l’Azerbaigian è dotato di abbondanti riserve di gas naturale, il che rende facile mantenere vive le fiamme sacre della religione. Anche dopo l’arrivo dell’Islam in Azerbaigian, la maggior parte della popolazione del Caucaso rimase legata al culto del fuoco.

Secondo Azimov, gli indigeni Talysh che vivono nel sud dell’Azerbaigian, lungo il confine con l’Iran, hanno oggi i legami più stretti con lo zoroastrismo. “Il fuoco è particolarmente importante come simbolo sacro nel sud dell’Azerbaigian, dove i Talysh di lingua iraniana costituiscono la maggioranza della popolazione. In questa regione, gli elementi della natura (fuoco, acqua, riso, piante) sono venerati più che altrove. In epoca sovietica, tutte le religioni erano proibite, [quindi] dovremmo rendere omaggio al popolo talysh che, nonostante il divieto di religione, ha continuato a celebrare la festività sacra di Nowruz in clandestinità, mantenendo vivi i canti e le canzoni zoroastriane”.

Come raggiungere il Tempio del Fuoco di Baku

È possibile raggiungere l’Ateshgah con i minibus in partenza da varie zone di Baku o con una corsa in taxi. Il costo del taxi dal centro città è di circa 10-15 AZN. Se si preferisce andare in autobus, si può prendere:

  • Autobus n. 191, 113, 213 dalla stazione della metropolitana di Gara Garayev;
  • Autobus n. 184 dalla stazione della metropolitana di Koroglu;
  • Autobus n. 104 dalla stazione della metropolitana Hazi Aslanov;

Biglietti d’ingresso: 4 AZN per adulti, gratuito per bambini fino ai 7 anni.
Orari di apertura: Tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00

 

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Clima e temperature a Baku: quando visitare la località

Baku è la capitale dell’Azerbaigian, la città è situata sulle rive del Mar Caspio, ricca di storia e con una cultura vibrante tra gli aspetti più interessanti di Baku c’è sicuramente il suo clima. Se state pensando di visitarla, partite dalla Città Vecchia, conosciuta come Icherisheher, il quartiere è patrimonio UNESCO. Stretti vicoli e stradine acciottolate e negozi di souvenir vi accoglieranno con il sorriso, se poi vorrete tentare la scalata alla Torre della Vergine, otterrete come ricompensa una vista panoramica spettacolare della città.

Se vi avanza un po’ di tempo, scoprite le Flame Towers, tre grattacieli che fanno dello skyline della città e che devono il loro nome al richiamare il significato di Azerbaigian: terra del fuoco; dal tramonto sono illuminate a led che simulano il fuoco.

Clima e un po’ di geografia di Baku

Baku è situata a circa 30 metri sotto il livello del mare, questo la rende proprietaria di un piccolo primato: la capitale più bassa del mondo in termini di altitudine; il clima di Baku viene classificato come semi-arido questo significa che in Baku troverete estati calde e secche mentre gli inverni saranno relativamente miti e umidi. La vicinanza con il Mar Caspio però, aiuta nel mantenere moderate le temperature, questo comporta un clima meno estremo rispetto alle regioni più interne dell’Azerbaigian.

Il clima di Baku nelle quattro stagioni

Partiamo dall’estate di Baku che viene segnalata come caratterizzata da temperature elevate e bassa umidità. Da giugno ad agosto la temperatura giornaliera oscilla tra i 25°Ce i 30°C; non di rado però si possono superare anche i 35°C, rendendo le giornate estive particolarmente torride. Un altro aspetto particolare e distintivo del clima di Baku durante l’estate, è il vento. La città infatti è particolarmente conosciuta per essere battuta dal Khazri il vento del nord freddo e secco, e Gilavar il vento caldo e umido del sud, questi due venti possono influenzare la percezione delle temperature.

L’autunno a Baku è la stagione di transizione, le temperature diminuiscono gradualmente e regalano un settembre ancora abbastanza caldo con le temperature che si aggirano intorno ai 23°C, ma a partire da ottobre scendono raggiungendo i 14°C che portano a novembre. In autunno le precipitazioni aumentano pur restando relativamente scarse, novembre viene segnalato come il mese più piovoso della stagione autunnale con una media di circa 30 mm di pioggia, anche se le giornate di pioggia non sono poi così frequenti.

Come sono le temperature di Baku

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Quali sono le temperature di Baku durante ogni stagione

Gli inverni a Baku sono sostanzialmente miti rispetto ad altre città con la stessa latitudine, le temperature invernali infatti oscillano tra i 4°C e gli 8°C. Ma gennaio si rivela il mese più freddo con temperature che possono arrivare anche agli 0°C durante le notti più fredde. Sappiate che, anche se la neve è rara, non è completamente assente, la città anche se raramente, sperimenta leggere nevicate che però si risolvono velocemente, le precipitazioni invernali sono per lo più sotto forma di pioggia, i venti invernali invece possono essere piuttosto impegnativi, specialmente quando soffia il Khazri, il vento del nord.

La primavera a Baku è forse la stagione più piacevole, da marzo a maggio le temperature tornano ad aumentare passando da una media di 9°C di marzo ai 20°C di maggio. Se le temperature si alzano, di contro la primavera porta a Baku un aumento considerevole delle precipitazioni piovose, aprile e maggio sono infatti i mesi più piovosi dell’anno con una media di 25/30 mm di pioggia caduta ciascuno. Le giornate primaverili di Baku, tuttavia, anche con il mix di pioggia leggera e sole, sono particolarmente piacevoli, la vegetazione riprende e la città rifiorisce rendendola colorata e profumata di piante e fiori primaverili.

Baku e l’influenza del mar Caspio

La conoscenza del clima di Baku è essenziale, non solo per i residenti ma anche per i turisti che ogni anno visitano la città pianificando di esplorarla per scoprire anche gli angoli più caratteristici, magari dall’alto della Baku Ferris Wheel, la ruota panoramica che offre una vista mozzafiato sulla città e sul mare. Oppure visitando il tempio del fuoco di Ateshgah, patrimonio mondiale UNESCO, e godendo della vista delle ‘’montagne infuocate’’; questo tempio zoroastriano è stato costruito da mercanti indiani tra il XVII e il XVIII secolo, o dedicandovi a scoprire il parco nazionale di Baku e restando, non poco sorpresi, dalla riproduzione in miniatura di una piccola Venezia, con tanto di gondole, ponti e canali.

Il mar Caspio, come già detto in precedenza, ha un’influenza significativa per Baku che ne modera le temperature estive  impedendo l’eccessivo calore, allo stesso tempo mantiene le temperature più miti nelle stagioni fredde rispetto alle aree più interne, fornendo tra l’altro una forma di umidità costante che contribuisce alla sensazione di freschezza durante i mesi più caldi. I venti, in particolare il Khazri giocano un ruolo cruciale per Baku, abbassando rapidamente le temperature e portando piogge improvvise influenzando la qualità dell’aria. Come molte altre città nel mondo, Baku non è immune ai cambiamenti climatici, negli ultimi decenni i segni del cambiamento climatico ha portato ad estati più calde ed inverni più miti.

Clima di Baku

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Clima di Baku, capitale dell’Azerbaigian

La posizione geografica e la presenza del mar Caspio giocano un ruolo cruciale nel modellare il clima di Baku, anche se i professionisti competenti stanno monitorando attentamente la situazione, lavorando per implementare misure che possano mitigare gli effetti negativi del cambiamento climatico; inoltre si lavora anche sulla consapevolezza pubblica per promuovere pratiche sostenibili che riducano l’impatto ambientale sulla città.

Il periodo migliore per visitare Baku

Se ti stai chiedendo quale sia il periodo migliore per visitare Baku, devi sapere che la finestra della primavera, e più precisamente da aprile a giugno, e quella dell’autunno da settembre a novembre sono le scelte top. Durante questi mesi, il clima è mite e piacevole con temperature che si aggirano tra i 15 e i 25 gradi. In modo particolare, la stagione primaverile conquista i turisti con fioriture e luoghi particolarmente suggestivi mentre l’autunno è perfetto per chi ama temperature medie e piacevoli ma non vuole troppi turisti attorno. L’estate, invece, ha un clima piuttosto caldo e spesso superiore ai 30 gradi: nonostante molti turisti la scelgano durante il periodo, non è forse la migliore possibilità.