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A Puerto Williams sta per nascere l’hotel più a sud del mondo

La compagnia di crociere di lusso Silversea sta facendo il suo ingresso nel settore alberghiero, con la costruzione di una struttura esclusiva di 150 camere che, a detta l’azienda, diventerà l’albergo più a sud del mondo.

Il nuovo lodge sorgerà a Puerto Williams, in Cile, e rappresenterà una novità assoluta per l’operatore crocieristico. L’obiettivo principale dell’iniziativa è quello di rendere più agevole e confortevole l’esperienza dei viaggiatori diretti in Antartide a bordo della flotta di navi da spedizione di Silversea, offrendo un punto di partenza ottimale per avventure estreme.

Il punto di sosta perfetto per i viaggi sul Ponte dell’Antartide

Silversea considera il nuovo lodge un elemento chivae per i suoi esclusivi “viaggi sul Ponte dell’Antartide” che si pongono come un’alternativa per evitare il temuto Passaggio di Drake, noto per le sue acque piuttosto turbolente. Invece di affrontare la traversata via mare, i viaggiatori possono sorvolare lo stretto, arrivando in Antartide in modo più rapido e confortevole.

Di fatto, il lodge fungerà quindi come tappa strategica per rendere il tutto più agevole e lussuoso: gli itinerari classici prevedono più di un’intera giornata di navigazione dal Sud America all’Antartide mentre, con un volo charter, il viaggio tra Puerto Williams e il porto delle crociere sull’isola di King George dura solo due ore.

In più, l’hotel offre molta più flessibilità in termini di gestione dell’esperienza complessiva. Basti pensare che, finora, gli ospiti che arrivano a Puerto Williams “sono sparsi” per la città in diverse strutture ricettive: il nuovo lodge di Silversea semplificherà la logistica sia per gli ospiti sia per la compagnia di crociera e disporrà di ampie aree comuni che serviranno a tenersi informati, ad acclimatarsi e a prepararsi al meglio per le entusiasmanti avventure previste.

L’apertura prevista per la stagione antartica 2025/2026

I piani per il nuovo hotel di Silversea prevedono l’apertura in tempo per la stagione antartica 2025/2026, che secondo i calendari di viaggio della compagnia inizia a fine ottobre. Sebbene il nome del lodge non sia ancora stato rivelato, l’ambizione è quella di trasformare la struttura in più di un semplice punto di transito per i viaggiatori diretti in Antartide.

La compagnia, infatti, immagina una proprietà in cui vivere un’esperienza di lusso unica che sappia integrare la bellezza selvaggia del territorio con un’ospitalità di alto livello. I viaggiatori devono poter sperimentare appieno cosa significhi trovarsi a quelle latitudini: Puerto Williams vanta un paesaggio talmente spettacolare e una cultura indigena di sicuro interesse che non possono passare inosservate.

Silversea mira proprio a “sfruttare” tali peculiarità del luogo e a fare in modo che le persone ne siano consapevoli e le comprendano appieno. All’inizio, il lodge sarà legato soltanto alla crociera ma l’obiettivo futuro è quello di “trasformarlo in qualcosa di più”.

Il nuovo hotel sarà costruito sul sito dell’attuale Lakutaia Lodge, come riportato dal quotidiano cileno El Mercurio. La società madre di Silversea, Royal Caribbean Group, sta investendo 30 milioni di dollari in questo progetto con la collaborazione di DAP, una compagnia aerea e turistica cilena specializzata nelle operazioni in Antartide. Un importante investimento che evidenzia l’intento di creare un’esperienza esclusiva, rafforzando la presenza di Silversea come leader nel settore delle spedizioni polari e del turismo di alta gamma.

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Ritrovata la nave dell’ultimo viaggio dell’esploratore Shackleton

A 102 anni dalla morte di Sir Ernest Shackleton è stata ritrovata la nave a bordo della quale il famoso esploratore britannico di origine irlandese fece il suo ultimo viaggio per cercare di raggiungere l’Antartide. L’imbarcazione, chiamata “Quest”, è stata localizzata sul fondale dell’oceano al largo della costa di Terranova, in Canada. Shackleton ebbe un infarto fatale a bordo il 5 gennaio 1922. La sua morte segnò la fine di quella che alcuni storici chiamano l’epoca eroica dell’esplorazione antartica, ma la nave rimase in servizio fino all’affondamento, avvenuto nel 1962.

Il ritrovamento del relitto della nave su cui Shackleton morì

I resti del Quest, un piroscafo lungo 38 metri, sono stati trovati sul fondo del Mare del Labrador, un braccio settentrionale dell’Oceano Atlantico. La scoperta è avvenuta a 390 metri di profondità grazie all’attrezzatura sonar utilizzata da un team di ricercatori della Royal Canadian Geographical Society (RCGS).

Il relitto si trova quasi in posizione verticale, adagiato su un fondale marino che in passato era stato eroso dal passaggio degli iceberg. L’albero maestro appare spezzato e pendente sul lato sinistro, ma per il resto la nave sembra essere sostanzialmente integra.

Il ritrovamento è stato il risultato di mesi di accurate ricerche e analisi da parte dei membri della spedizione a bordo della nave da ricerca LeeWay Odyssey, provenienti da Canada, Stati Uniti, Regno Unito e Norvegia. Hanno consultato i diari di bordo, i ritagli di giornale e i documenti legali, incrociandoli con i dati storici sulle condizioni meteorologiche e sui ghiacci per determinare con un alto grado di precisione il luogo in cui la Quest riposa sul fondo marino. A patrocinare l’indagine, Alexandra Shackleton, nipote dell’esploratore.

“Al momento non abbiamo intenzione di toccare il relitto – ha spiegato alla Bbc Antoine Normandin, direttore delle ricerche – Si trova in un’area già protetta per la fauna, quindi nessuno dovrebbe toccarlo. Speriamo di tornare a fotografarlo con un veicolo a pilotaggio remoto, per capirne davvero lo stato”.

“Quest”: una nave ricca di storia

La spedizione Shackleton-Rowett partì da Londra, il 17 settembre 1921. Shackleton disse all’Evening Standard che questo viaggio sarebbe stato il suo “canto del cigno”. Quell’affermazione fu profetica: nelle prime ore del 5 gennaio 1922, mentre la Quest era ancorata nel porto di Grytviken, sull’isola della Georgia del Sud, nell’Atlantico meridionale, Shackleton morì nella sua cabina per un grave attacco di cuore, all’età di 47 anni. Dopo sei mesi, la Quest tornò a Londra, dove fu venduta alla famiglia norvegese Schjelderup e utilizzata come nave da pesca.

Quella poteva essere l’ultima volta che il mondo sentiva parlare della Quest, ma il destino aveva altri piani. L’imbarcazione, infatti, compare più volte negli annali della storia dell’esplorazione polare del primo Novecento. All’inizio della seconda guerra mondiale, fu requisita dalla Royal Canadian Navy per traghettare carbone da Sydney ad Halifax. Più tardi, nello stesso anno, fu riadattata come dragamine, ma i piani cambiarono e venne utilizzata per il rifornimento idrico in Inghilterra.

Il 1° aprile 1962, mentre era bloccata tra i ghiacci del Mare del Labrador, fu schiacciata con una forza tale da rompere i bulloni del ponte nella sala macchine e deformare le porte della cabina. La mattina del 5 maggio, l’acqua invase i motori della Quest, e il suo capitano, Olav Johannessen, lanciò l’appello ad abbandonare la nave. L’equipaggio, parte del carico e gli oggetti di valore furono evacuati sulle navi vicine e alle 17:40 la Quest si inabissò. In un telegramma ai proprietari della nave in Norvegia, Johannessen annotò la posizione finale: 53’10 N, 54’27 W.

Una sorte simile era toccata a un’altra leggendaria nave di Shackleton, la Endurance, nella sfortunata spedizione transantartica del 1914-1917. I resti del veliero, stritolato dai ghiacci dell’Antartide nell’inverno del 1915 e affondato a circa 3.000 metri di profondità, sono stati ritrovati nel marzo del 2022.