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In Italia è appena avvenuta una scoperta “sacra”

Ci sono luoghi in Italia che ci riportano indietro di millenni, regalandoci incredibili viaggi nel tempo e nella storia. Tra questi brilla anche la Tuscia, un territorio che non smette mai di meravigliare per le sue bellezze naturali e che ora lascia a bocca aperta per quella che potrebbe essere una scoperta sorprendente.

Rivelata la scoperta un’Area Sacra etrusco-romana sui Monti Cimini

Un’antichissima Area Sacra etrusco-romana con una fase dell’età del bronzo e una finale paleocristiana e tardo-antica (fine III-VII secolo d. C.) sarebbe emersa nello splendido territorio dei Monti Cimini. A rivelarla, il professore Carlo Maria D’Orazi, presidente del Centro di Studi Storici e Archeologici con sede in Capranica. Stando a quanto spiega, si tratterebbe dell’introvabile “Fanum Voltumae”, il santuario dedicato al dio Voltumna (l’epiteto di Tinia, il Giove etrusco), ossia il principale luogo di culto del popolo etrusco prima e del popolo romano poi.

Una conferma indiretta dell’esistenza dell’Area Sacra etrusco-romana nel cuore della Tuscia, stando a quanto spiega D’Orazi, sarebbe data dal fatto che da molti anni alcuni luoghi di culto di questo vasto sito di almeno 300 kmq sarebbero utilizzati per presunti riti satanici.

I nuovi dati archeologici vanno ad aggiungersi allo studio pubblicato nel 2012, sotto la direzione di Andrea Cardarelli, professore di Preistoria e Protostoria presso La Sapienza di Roma, e della dottoressa Flavia Trucco della Soprintendenza ai Beni Archeologici per l’Etruria Meridionale, che ha individuato un rilevante luogo di culto di epoca etrusca sulla vetta del Monte Cimino, le cui fasi accertate vanno dal VII secolo a. C. alla fine del IV secolo avanti Cristo. È stata, inoltre, individuata un’estesa fase di culto relativa al Bronzo finale (XII sec. a. C.- metà X sec. a. C.) nonché una del Bronzo Recente e una plausibile fase del Bronzo Medio, che risale al XVII-XV secolo a. C.

La fase etrusca, datata alla fine del IV sec. a. C., coincide con l’avanzata dell’esercito romano nella Selva Ciminia nella primavera del 309 a. C. Inoltre, le indagini di scavo effettuate dagli archeologi hanno riscontrato anche tracce di un incendio da porre in relazione con l’attacco portato dalle truppe romane a questo antichissimo luogo di culto, fortificato proprio alla fine del IV secolo a. C.

Perché sarebbero stati scelti i Monti Cimini per un’Area Sacra

In un passato lontanissimo, il Monte Cimino era dedicata al culto di Tinia, in epoca etrusca, e poi di Giove, in epoca romana, come è testimoniato dalla piccola ara romana ritrovata nell’odierna Orvieto. Come ricorda il professore Carlo Maria D’Orazi, il monte che si trova al centro del lago di Vico ancora oggi si chiama “Monte Venere”, il che indicherebbe la presenza di un culto etrusco a “Turan” e poi, in epoca romana, a Venere.

Il culto iniziato molto probabilmente nella fase del Bronzo Medio, è proseguito durante l’età etrusca e poi romana e, infine, alcuni santuari pagani, ai margini dell’Area Sacra e della Selva Ciminia, vennero utilizzati o ristrutturati durante la fase paleocristiana per arrivare a quella gotico-bizantina e poi longobarda, come testimonia l’antichissima chiesa longobarda di S. Eusebio a Ronciglione, in provincia di Viterbo, risalente all’VIII secolo. Qui è conservato un coperchio di trachite di un sarcofago bizantino o longobardo, datato al VI-VII secolo d. C.

“Il perché abbiano scelto queste antiche popolazioni i monti Cimini per realizzare un’Area Sacra è molto probabilmente legato al fatto che essendo questa una zona vulcanica è possibile che durante la fase dell’età del Bronzo e della prima fase etrusca, potessero uscire dei gas dal terreno, come nella Solfatara di Pozzuoli e, analogamente alla Solfatara di Pozzuoli, i monti Cimini furono considerati, da queste antiche popolazioni, un territorio legato alle divinità, quella che in epoca etrusca e poi romana viene chiamata una “Res Divini Iuris” cioè un “Luogo di Diritto Divino” dedicato agli dei, sacro e inviolabile”, spiega D’Orazi in una nota pubblicata sul sito del Centro di Studi Storici e Archeologici.

Di Admin

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