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Val di Rabbi, itinerario tra cascate mozzafiato e paesaggi incontaminati

Se esiste un posto in Trentino che sembra uscito direttamente da una cartolina, quello è la Val di Rabbi, un gioiello nascosto della regione montana che vi farà innamorare al primo sguardo. Qui non ci sono solo montagne e prati verdi, ma cascate che ruggiscono come playlist in modalità hype, sentieri che vi portano dritti nel cuore di boschi fatati e silenzi che sanno di libertà. È la meta perfetta per chi vuole staccare dal caos, ricaricare le energie e sentirsi dentro un film girato dalla natura stessa.

Immaginatevi sospesi su un ponte tibetano con l’acqua che scroscia sotto i vostri piedi, oppure a fare picnic davanti a malghe che profumano di formaggio fresco: la Val di Rabbi è una vibe unica, metà adrenalina e metà slow life.

Cascate della Val di Rabbi, uno spettacolo naturale 

Il biglietto da visita della valle in Trentino sono le sue cascate, autentiche rockstar naturali. Le Cascate di Saènt sono quelle più note: potenti, scenografiche, letteralmente un wall of sound d’acqua che vi farà capire quanto Madre Natura sappia essere “bold”. Il sentiero per raggiungerle è un’esperienza già di per sé: si parte tra prati verdi, si entra in boschi freschi e, passo dopo passo, il rumore dell’acqua cresce fino a diventare il vostro sottofondo da festival.

E per chi ama il brivido, c’è il ponte tibetano sul torrente Ragaiolo: 100 metri sospesi nel vuoto, con vista sulla cascata che vi scorre sotto. Una di quelle esperienze che finiscono dritte nel feed, ma che soprattutto vi regalano quella scarica di adrenalina che resta impressa.

Non mancano anche altre piccole perle come le Cascate Valorz, meno affollate e super suggestive, perfette per chi vuole sentirsi esploratore in solitaria.

Trekking e relax in Val di Rabbi, combo perfetta

La Val di Rabbi non è solo action mode. Certo, i sentieri sono un must: ci sono percorsi per tutti i livelli, dal trekking wild che mette alla prova gambe e fiato, alle passeggiate chill da fare con gli amici. Uno dei più belli è quello che porta ai masi e alle malghe tradizionali, dove il tempo sembra essersi fermato e dove si può assaggiare ricotta appena fatta o il mitico “tosèla” (formaggio fresco tipico trentino).

Ma attenzione: questa valle sa anche viziarvi. Avete mai sentito parlare delle terme di Rabbi? Qui si respira letteralmente benessere: acque minerali ricche di ferro, spa immerse tra le montagne, e trattamenti che uniscono natura e relax. È la tappa perfetta dopo una giornata a camminare: pensatela come un upgrade deluxe della vostra avventura.

Consigli pratici per vivere al meglio la Val di Rabbi

Scarpe comode, sempre: i sentieri della Val di Rabbi sono spettacolari ma vanno presi con il giusto rispetto. L’estate è la stagione perfetta per viverli, da giugno a settembre la valle si accende in modalità full green e le cascate sono al massimo della loro potenza scenica. Tenete la camera pronta, perché ogni angolo sembra disegnato per diventare un nuovo screensaver naturale. E – lo ribadiamo – non dimenticate di fermarvi nelle malghe e negli agriturismi: assaggiare tutto è quasi un dovere, tra coccole gastronomiche e sapori che raccontano la valle meglio di qualsiasi guida.

La Val di Rabbi è uno di quei posti che vi lascia addosso qualcosa di speciale: un mix di adrenalina, natura e sapori autentici che difficilmente dimenticherete. È quel tipo di destinazione che si racconta da sola, ma che si vive ancora meglio. Preparatevi a farvi travolgere, perché qui la natura non è solo uno sfondo: è protagonista assoluta.

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Isola di Caprera, tra storia di Garibaldi e natura selvaggia della Sardegna

L’Isola di Caprera è stata l’ultimo approdo dell’anima ribelle di Garibaldi, e anche per questo non è un luogo che ci si ferma solo a guardare. Da queste parti il vento ha l’odore della salsedine e del mirto, le rocce granitiche custodiscono storie di battaglie e silenzi, e i sentieri si aprono su panorami che sembrano rubati a un sogno mediterraneo. Passeggiare a Caprera è come muoversi tra il battito lento della natura selvaggia e l’eco lontana di un uomo che scelse di viverla fino all’ultimo giorno, facendone un rifugio, un simbolo e una promessa di libertà. Ecco cosa fare e vedere.

Dove si trova e come arrivare a Caprera

Caprera è parte dell’arcipelago della Maddalena, a due passi dalla Sardegna ma con un’atmosfera tutta sua, quasi fuori dal tempo. Per raggiungerla, la prima tappa è Palau, un piccolo paese sulla costa nord-est dell’isola: da lì partono i traghetti che in meno di mezz’ora conducono a La Maddalena. Una volta giunti alla Maddalena, basta un breve trasferimento in autobus o in taxi per sbarcare a Caprera, collegata con un ponte.

Non serve prenotare mesi prima, ma nei mesi estivi conviene muoversi con un po’ di anticipo, perché l’isola è una piccola perla molto amata. E una volta lì, il vero viaggio comincia: tra strade di campagna, profumi di macchia mediterranea e il mare sempre a portata di mano.

Cosa vedere a Caprera

La cosa più bella di Caprera è che ogni suo angolo ha qualcosa da raccontare. Tra calette che appaiono come miraggi, sentieri che si arrampicano su panorami mozzafiato e testimonianze storiche che parlano di Garibaldi, conoscere cosa vedere qui significa lasciarsi sorprendere dalla sua natura selvaggia e dal suo passato intenso.

Museo Garibaldi

Il viaggio a Caprera non può che iniziare dal Museo Garibaldi che, oltre a essere una casa da visitare, è il cuore pulsante della storia che l’isola racconta. Da queste parti il rivoluzionario italiano scelse di ritirarsi, lontano dal caos del mondo, e si costruì un rifugio semplice ma pieno di significato. Oltre agli oggetti personali e alle fotografie, c’è un dettaglio che spesso sfugge ai turisti: la disposizione delle stanze riflette la filosofia di vita di Garibaldi, fatta di pragmatismo e amore per la natura.

Dietro il museo c’è anche un piccolo orto, ancora oggi curato con rispetto, dove crescono le stesse erbe aromatiche che Garibaldi amava usare per cucinare.

Cimitero di Garibaldi

A poca distanza dal museo c’è pure il cimitero dove riposta il grande patriota italiano, immerso in una zona tranquilla e circondato dalla macchia mediterranea. Non è un posto affollato o turistico, anzi: chi arriva qui trova subito un senso di pace e rispetto, come se il tempo rallentasse per onorare davvero la memoria del generale.

È facile da raggiungere perché basta una breve passeggiata dal museo, lungo un sentiero ben segnalato che attraversa ulivi e arbusti profumati.

Sentiero panoramico di Cala Coticcio

Non sono per la bellezza della spiaggia, ma anche per l’emozionante panorama: il sentiero panoramico di Cala Coticcio permette di camminare tra la macchia mediterranea profumata, per poi scorgere angoli di mare che tolgono il fiato.

Questo percorso non è solo una passeggiata, è una vera e propria immersione nella natura più autentica, con rocce modellate dal vento e piante selvatiche che accompagnano ogni passo. La cosa da non credere è che, anche nei mesi più affollati, in alcuni momenti riesce a conservare quell’aria di tranquillità.

Monte Tejalone

Decisamente interessante il Monte Tejalone, uno dei punti più alti di Caprera. Da lì c’è una vista che spazia fino alla Maddalena e oltre. Raggiungerlo richiede una camminata decisa su un sentiero che sale tra massi e vegetazione tipica, ma ogni passo è una piccola conquista che ripaga con panorami spettacolari.

Non è un sito affollato o troppo turistico, ma più che altro è uno spot dove storia e natura si incontrano senza filtri.

Le fortificazioni dell’isola

A Caprera le fortificazioni non sono castelli romantici, ma strutture militari in granito, costruite tra fine Ottocento e metà Novecento per sorvegliare il mare e proteggere il nord della Sardegna.

Molte sorgono in punti panoramici e inaccessibili, scelte apposta per avere campo visivo e strategico. La più famosa è Forte Arbuticci, oggi trasformato nel Memoriale Giuseppe Garibaldi, che racconta la vita dell’Eroe dei Due Mondi, ma che conserva la sua anima di avamposto, con terrazze che guardano fino alla Corsica.

Poi ci sono le batterie costiere, come la Batteria di Punta Rossa, affacciata sull’estremità sud dell’isola, o quelle di Poggio Rasu e Candeo, dove ancora si vedono postazioni per i cannoni, gallerie e depositi. Oggi queste fortificazioni non servono più a difendere niente, ma regalano viste emozionanti e raccontano una pagina meno nota dell’isola.

Punta Rossa

Punta Rossa è un promontorio roccioso che segna i confini più selvaggi di Caprera, posto sull’estremità sud-occidentale dell’isola. Per arrivarci bisogna intraprendere dei sentieri che si snodano tra macchia fitta e rocce granitiche, regalando però un senso di isolamento e libertà che pochi altri posti sanno offrire.

I sardi amano questa zona perché è perfetta per chi cerca il silenzio vero, lontano da tutto, dove il rumore più forte è quello del vento che si infrange sulle scogliere. Da qui, il mare si apre in un abbraccio vasto e infinito, e la luce del sole cambia continuamente il colore delle rocce, dando a Punta Rossa un fascino mutevole e ipnotico.

Le 9 spiagge più belle dell’Isola di Caprera

Ora passiamo al magnifico mare, che lambisce spiagge e calette che da sole valgono il viaggio. Questi litorali, però, non sono semplici distese di sabbia, ma piccoli rifugi dove l’acqua salata si fa poesia. Dalla sabbia finissima alle rocce levigate dal tempo, dal verde intenso della macchia che arriva quasi a lambire l’acqua, ogni spiaggia ha sempre qualcosa da raccontare. Ecco le migliori:

  1. Cala Coticcio: spesso chiamata “Tahiti” per il suo mare turchese e la sabbia finissima, è una delle più belle dell’isola. L’ingresso alla cala via terra è solo con guida ambientale autorizzata e con ticket del Parco (contingentamento giornaliero). Qui, inoltre, non ci sono bar o servizi;
  2. Cala Brigantina: piccola insenatura nascosta tra rocce granitiche e macchia fitta, il top per chi cerca tranquillità lontano dalla folla. Anche qui l’accesso è esclusivamente con guida autorizzata e con prenotazione/contingentamento. Il mare è limpido e la natura intatta;
  3. Cala Napoletana: minuta ma bellissima, sorprende per il suo mare cristallino e le scogliere di granito che la circondano. Si raggiunge con una passeggiata che può superare anche un’ora di tempo, lungo un sentiero facile ma panoramico. Non ci sono servizi;
  4. Cala Garibaldi: è una delle spiagge più famose e amate di Caprera, non solo per il suo mare trasparente ma anche per il legame storico con Giuseppe Garibaldi. L’accesso è semplice, con un breve percorso a piedi dalla strada principale, mentre la sabbia è chiara e i fondali bassi;
  5. Cala Serena: raccolta e tranquilla, è circondata da rocce granitiche levigate e macchia mediterranea profumata. Vi si arriva tramite un sentiero breve, ma un po’ di attenzione è sempre necessaria. Il mare è pulito e l’atmosfera molto intima, ideale per chi cerca un angolo appartato;
  6. Cala Andreani: spiaggia di sabbia chiara e fine, bagnata da un mare dalle sfumature turchesi e protetta da una piccola baia che la ripara dal vento. Per arrivarci occorre intraprendere una strada sterrata più un brevissimo sentiero dall’area di sosta;
  7. Cala Portese: conosciuta anche come “la spiaggia dei due mari”, è un’ampia distesa di sabbia chiara circondata da acque basse e trasparenti, il top per famiglie e per chi desidera un accesso semplice al mare. Alla spiaggia si può arrivare in auto o a piedi, con la possibilità di trovare un po’ d’ombra naturale grazie alla vegetazione alle spalle. La sua particolarità è la posizione, perché qui il mare lambisce la spiaggia su entrambi i lati;
  8. Spiaggia del Relitto: piccola caletta famosa per lo scheletro di una barca, il motoveliero Trebbo, incendiata e spiaggiata nel 1955, che le regala un’atmosfera unica e un tocco di mistero. Vi si arriva piuttosto facilmente, ovvero parcheggiando di fronte o poco prima. Il mare è un sogno e poco profondo;
  9. Spiaggia di Porto Palma: ampia insenatura sabbiosa riparata dal vento, molto frequentata anche dagli appassionati di vela grazie alla presenza di una base nautica. Accessibile sia in auto che a piedi, ha acque calme e una posizione riparata.
Spiaggia del Relitto, Caprera

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La bellissima Spiaggia del Relitto a Caprera

Info utili per la visita

Visitare Caprera è un’esperienza che unisce mare, natura e storia, ma conviene sapere alcune cose prima di partire. L’accesso all’isola prevede un ticket di ingresso di 1 euro per i non residenti e diverse norme/permessi per barche e attività. Essendo un’area protetta del Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena, vanno rispettate regole precise: niente campeggio libero, fuochi, raccolta di piante o sabbia, e massima attenzione a non lasciare rifiuti.

Non esistono veri e propri centri abitati o hotel, quindi non si può pernottare sull’isola. Ciò vuol dire che per dormire bisogna cercare alloggio alla Maddalena o a Palau. È bene anche sapere che ci sono pochissimi bar o punti ristoro, per cui conviene portare acqua e cibo, soprattutto se si visitano calette lontane.

Gli spostamenti avvengono in auto, moto, bici o a piedi, e alcune spiagge richiedono camminate su sentieri a volte impegnativi. Il lato positivo è che la natura è rimasta intatta; quello “meno comodo” è che mancano servizi e ombra in molte aree, quindi è bene organizzarsi. In estate l’afflusso è alto nelle spiagge più famose, mentre in bassa stagione si gode di pace assoluta e bellezza allo stato puro.

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Dorgali, il cuore selvaggio della Sardegna tra mare, montagna e archeologia

È nel cuore della Sardegna più autentica che è possibile imparare a conoscere l’isola, troppo spesso associata solo al suo splendido mare. Precisamente nell’area centrale della costa orientale dove, incastonato tra le vette del Supramonte e affacciato sulle acque cristalline del Golfo di Orosei, si trova il borgo di Dorgali. Qui è dove la natura si fonde armoniosamente con la storia, creando un territorio ricco di paesaggi suggestivi e testimonianze antichissime.

Soggiornando a Dorgali avrete l’opportunità di esplorare una Sardegna diversa, fatta di grotte millenarie, canyon profondi, sentieri panoramici e calette nascoste raggiungibili solo a piedi o via mare. Non solo una meta turistica, ma un’esperienza autentica e totalizzante, tra paesaggi da esplorare, storie da ascoltare e sapori da ricordare.

Cosa vedere e cosa fare, di preciso, durante un viaggio a Dorgali? Questi i luoghi da non perdere!

Grotte di Ispinigoli

Non tutti, quando immaginano la Sardegna, pensano alle sue meraviglie sotterranee. Proprio a Dorgali ne troverete una che lascia a bocca aperta chiunque la visiti: sono le grotte di Ispinigoli, una cattedrale naturale imponente che accoglie i visitatori in un microclima costante di 15 gradi (l’ambiente perfetto dove sfuggire al caldo estivo dell’isola!).

Seguendo un percorso attrezzato che scende lungo 280 gradini, verrete guidati lentamente verso le profondità della terra, dove il vostro sguardo verrà catturato da diverse meraviglie geologiche, una su tutte una colonna calcarea. Questa è alta ben 38 metri, tra le più grandi d’Europa, e si erge solenne unendo la volta al pavimento della cavità.

Mentre si scende nei meandri delle grotte, il gioco di luci e ombre esalta i toni caldi del calcare, tra gialli, ocra e sfumature ramate, immergendo il visitatore in un’atmosfera quasi surreale. Il biglietto intero per accedere alle grotte costa 10 euro, mentre quello ridotto (tra i 5 e i 10 anni) costa 5 euro.

Le spiagge più belle di Cala Gonone

Cala Gonone è l’anima costiera di questa zona, caratterizzata da spiagge bellissime, alcune facilmente raggiungibili, altre, invece, richiedono maggiore impegno e scarpe comode. Tra le più famose spicca sicuramente Cala Fuili, una piccola insenatura che si estende per circa 200 metri e che offre uno scenario particolarmente suggestivo perché circondata da una parete di roccia modellata dal vento e dalle onde.

Tra le perle nascoste di Cala Gonone c’è la spiaggia di Palmasera, caratterizzata da una sabbia fine e dorata e da un mare poco profondo. La spiaggia è circondata da una vegetazione lussureggiante ed è raggiungibile sia via mare che via terra. Per chi cerca una spiaggia unica nel suo genere dovrà raggiungere Cala Luna, considerata la più famosa della zona.

La spiaggia è circondata da alte scogliere calcaree ed è raggiungibile solo a piedi o in barca: l’incredibile contrasto tra la sabbia bianca e l’acqua turchese vale ogni sforzo!

Cala Luna

iStock

La spiaggia di Cala Luna

Esperienze nella natura

Se desiderate allontanarvi dalle spiagge e scoprire le bellezze dell’entroterra, il territorio di Dorgali riserva incredibili sentieri che si snodano tra i profumi della macchia mediterranea aprendosi su vallate, creste rocciose e grotte nascoste. Una delle escursioni più famose conduce alla gola di Gorropu, considerata tra i canyon più profondi d’Europa, con pareti che superano i 500 metri di altezza.

Il percorso per raggiungerla può essere impegnativo, ma ne vale davvero la pena: indossate scarpe adatte e incamminatevi sul percorso che attraversa le montagne del Supramonte fino a scendere nel cuore di questa imponente fenditura di roccia. All’interno del canyon, massi ciclopici e passaggi stretti rendono l’esplorazione ancora più avventurosa, soprattutto per chi è esperto di arrampicata!

Chi cerca un’esperienza più tranquilla e rilassata a contatto con la natura, può raggiungere invece il Lago Cedrino. Circondato da colline verdi e falesie calcaree, questo specchio d’acqua rappresenta il luogo ideale per fare escursioni in kayak o semplicemente per sostare lungo le sponde, godendo appieno della sua quiete.

Siti archeologici

Dorgali non è solo natura selvaggia e spiagge mozzafiato, ma anche la destinazione ideale dove immergersi nella storia millenaria della Sardegna. Qui, potrete visitare il celebre villaggio nuragico di Tiscali, situato nel territorio di Oliena, raggiungibile solo a piedi dopo un suggestivo percorso di trekking tra le montagne del Supramonte. Tra le rocce e la vegetazione, si sveleranno davanti a voi i resti di antiche abitazioni nuragiche, costruite in un luogo strategico e quasi invisibile.

Molto interessante è anche la tomba dei giganti s’Ena ‘e Thomes. Scavata e restaurata alla fine degli anni Settanta, rappresenta un’imponente tomba a struttura dolmenica che cattura l’immaginazione con la sua struttura semicircolare, l’esedra, che simboleggia le corna di un toro, figura sacra per l’antica civiltà sarda.

Al centro, la stele monumentale, un tempo alta più di 4 metri, accoglieva i defunti che venivano deposti nel lungo corridoio funerario. Visitare questo luogo significa compiere un salto indietro nel tempo, percependo le storie millenarie nel cuore della Sardegna più autentica.

Tomba dei giganti

Ufficio Stampa

Tomba dei giganti s’Ena ‘e Thomes
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Cosa fare nel weekend del 26 e 27 luglio 2025? Gli eventi imperdibili tra musica, arte e sapori d’Italia

Il calendario segna la fine di luglio, il caldo non molla e la voglia di evasione si fa sentire più che mai. Per fortuna, l’Italia risponde con una valanga di eventi capaci di accontentare ogni palato: che si cerchi poesia visiva, sapori autentici, trekking sensoriale o festa scatenata sotto le stelle, il weekend del 26 e 27 luglio 2025 è una miniera di esperienze memorabili. 

Ecco una selezione degli appuntamenti imperdibili da nord a sud, per riempire il proprio fine settimana di bellezza, gusto e meraviglia.

San Pietro in Bevagna si accende con il Buskers Festival

Sabato 26 luglio, la marina di San Pietro in Bevagna, nel cuore del Salento, si trasforma in un teatro a cielo aperto. Dalle 20:30 all’una, prende vita il Buskers Festival, un trionfo dell’arte di strada tra clown, fuoco, danza e dj set che invadono strade e vicoli in ben 14 postazioni. Il programma è un carosello di meraviglie: si va dalle evoluzioni infuocate di Sama Fire Show alla poesia aerea di Ilaria Fashonissima, passando per la cartomanzia evolutiva del Professor Mandala.

Non mancano incursioni musicali: balli di gruppo, pop italiano, revival anni ’80-’90 e pizzica. Per chi vuole scoprire il territorio, invece, ci sono visite guidate gratuite al fiume Chidro (ore 19) e al santuario di San Pietro (ore 21), su prenotazione.

Arte contemporanea e creatività globale al Festival C/ART di Carrara

Il 25 e 26 luglio, Carrara si scrolla la polvere di marmo di dosso per accogliere la seconda edizione di C/ART – Creativi in dialogo, un festival che trasforma i quartieri storici in laboratori d’arte diffusa. Sette decine di artisti – ceramisti, designer, videomaker, mosaicisti, musicisti – provenienti da tutto il mondo, animano Via Carriona, da Grazzano a Cafaggio e Baluardo, tra performance, mercatini creativi, laboratori e aperture straordinarie di studi d’artista.

Due i temi forti di quest’anno: accoglienza e migrazione, e riciclo creativo, a dimostrazione che l’arte può e deve parlare la lingua della sostenibilità. Imperdibile la cena di comunità lungo il fiume, la Carrareccia (25 euro, prenotazione obbligatoria), tra piatti tipici carrarini e spettacoli live.

Le Streghe della Valle Antigorio a Croveo

A Croveo, frazione di Baceno in Valle Antigorio (VB), torna l’appuntamento con “Le Streghe della Valle Antigorio”, giunto alla sua undicesima edizione. Dal 25 al 27 luglio 2025 il piccolo borgo ospita conferenze, laboratori, concerti, spettacoli e un mercatino a tema stregoneria, un evento che unisce storia, cultura e tradizioni di montagna.

Croveo, Valle Antigorio

Ufficio Stampa

Sguardo su un momento delle edizioni passate nella Valle Antigorio

Le attività si svolgono nell’arco di tutto il weekend, offrendo un’immersione autentica in un mondo misterioso e affascinante. Per maggiori dettagli e programma completo si consiglia di consultare il sito ufficiale.

Milano sotto le stelle con il DroneArt Show

L’avanguardia si dà appuntamento a Milano il 25 e 26 luglio all’Ippodromo di San Siro, con il suggestivo DroneArt Show. A partire dalle 21:30, un quartetto d’archi esegue brani immortali di Vivaldi e Čajkovskij, mentre oltre 500 droniilluminano il cielo con una coreografia mozzafiato di luci e forme fluttuanti: fiori, costellazioni, geometrie danzanti. Il tutto incorniciato da centinaia di candele accese, per un’atmosfera rarefatta, quasi onirica.

Lo spettacolo dura circa 65 minuti, è accessibile a tutti (anche a persone con disabilità motorie), e i cancelli aprono alle 19:30. Un’esperienza artistica e sensoriale che fonde tecnologia e bellezza in modo armonico e sorprendente.

A Bosconero torna la Sagra dell’Agnolotto

Nel Canavese, a Bosconero (TO), dal 25 al 28 luglio va in scena l’ottava edizione di un classico piemontese: la Sagra dell’Agnolotto. Sabato 26, a partire dalle 19, iniziano le danze gastronomiche con agnolotti fritti, piatto cult della cucina locale. Alle 22, spazio alla musica anni Novanta con il concerto dei Mega Mix Mania.

Domenica 27 si tiene l’attesissimo motoraduno in memoria di Paolo Mangeruga, seguito naturalmente da altre abbondanti razioni di agnolotti. La kermesse si chiude lunedì con l’esibizione dell’Orchestra Spettacolo Matteo Tarantino e l’elezione di Miss & Mister Agnolotto. In calendario anche due camminate notturne (venerdì 25) e una spaghettata sotto le stelle.

A occhi bendati nel giardino di Casa Lajolo a Piossasco

Domenica 27 luglio, alle ore 16.00, nella splendida cornice della dimora storica Casa Lajolo a Piossasco (TO), prende vita un’esperienza che invita a rallentare e riscoprire il mondo attraverso gli altri sensi: “Senti”, una passeggiata sensoriale a occhi bendati tra agrumeti, giardini all’italiana, boschetti inglesi, orti e profumi.

Guidati dai volontari dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti di Torino, i partecipanti (vedenti e non) sperimenteranno il giardino con tatto, olfatto e udito, in un percorso inclusivo, lento e profondo, lontano dal rumore del quotidiano. Il costo è di 10 euro a persona e la prenotazione è obbligatoria sul sito ufficiale.

Camminata dei Musei ad Arquata del Tronto

Chi cerca la pace della montagna e un’immersione culturale può puntare su Arquata del Tronto, sabato 26 luglio, dove torna la Camminata dei Musei. Il ritrovo è alle 15:30 a Trisungo, per un’escursione di circa 4 km tra i sentieri che conducono alla mostra “Identità ritrovata”, dedicata alle opere d’arte salvate dopo il sisma. Si cammina tra boschi e scorci pittoreschi con un dislivello di 100 metri, in compagnia di guide esperte.

Balme si trasforma nella capitale della birra di montagna

Nel cuore delle Valli di Lanzo, a quota 1432 metri, Balme ospita la Festa della Birra di Montagna organizzata dal Birrificio Pian della Mussa, dal 24 al 27 luglio. Il borgo si riempie di profumi intensi, note rock e sapori genuini: nel menu, stinco alla birra, porchetta, proposte vegetariane e asiatiche, gelati artigianali, taglieri e fritti per tutti i gusti.

Ogni giornata è scandita da concerti live, trekking, visite guidate alla birreria, colazioni musicali e giochi per bambini. Un’occasione perfetta per respirare aria buona, brindare con una birra artigianale d’altura e godersi un weekend fuori dal tempo.

“Piani Inclinati”: il Sciaranuova Festival sulle pendici dell’Etna

Giunto alla nona edizione, il Sciaranuova Festival si rinnova con il titolo “Piani Inclinati”, un’espressione che evoca traiettorie oblique, instabilità delicate, derive inaspettate. È un invito a muoversi, a percorrere sentieri sghembi tra arte, pensiero e musica, nel paesaggio incantato della tenuta Sciaranuova di Planeta, sul versante nord dell’Etna.

Il festival si sviluppa in tre serate – sabato 26 luglio, venerdì 1 agosto e sabato 2 agosto – e ha come filo conduttore la musica, presente in tutti gli spettacoli attraverso una tastiera: synth, classica, da cabaret.

48° Campionato Italiano di lancio della ruzzola a Montepulciano

Nei giorni 26 e 27 luglio 2025, Montepulciano ospita il 48° Campionato Italiano di lancio della ruzzola, una disciplina tradizionale legata alla cultura contadina italiana. Le gare si svolgono nelle campagne di Argiano e Cervognano, con il lancio del disco di legno che deve percorrere la massima distanza. L’evento, promosso dall’Unione Sportiva Giochi Popolari di Siena con il patrocinio del Comune di Montepulciano, si svolge con orari di transito limitato nelle zone interessate: sabato 26 luglio dalle 13:00 alle 19:00 e domenica 27 luglio dalle 7:00 alle 14:00. L’appuntamento è ideale per chi ama sport tradizionali e folklore in un contesto paesaggistico di grande bellezza.

Paestum Pizza Fest 2025

Dal 24 al 27 luglio 2025, nel suggestivo spazio NEXT – Ex Tabacchificio Cafasso di Paestum, si svolge il Paestum Pizza Fest, giunto alla sua terza edizione. L’evento celebra la cultura della pizza con degustazioni, talk show, masterclass e momenti di intrattenimento, valorizzando la biodiversità alimentare del Cilento, cuore della Dieta Mediterranea. 

Paestum Pizza Fest

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Una delle edizioni passate del Paestum Pizza Fest

Tra gli appuntamenti più attesi, venerdì 25 luglio la presentazione del libro di Antonella Amodio sugli abbinamenti tra pizza e vino e la speciale “Pizza Kids” con Errico Porzio. Il festival è un’occasione imperdibile per appassionati e famiglie, con un ricco programma e tante novità ogni sera.

Fantastico Medioevo in Basilicata: storia e cultura a Melfi e Matera

Il 25 e 26 luglio 2025 Basilicata ospita “Fantastico Medioevo”, un progetto culturale triennale dedicato alla riscoperta del patrimonio normanno-svevo lucano. Il programma parte da Melfi con la conferenza stampa di presentazione il 25 luglio, seguita da una mostra internazionale, spettacoli medievali e dibattiti storici dedicati all’imperatore Federico II. 

Il progetto, coordinato dalla Fondazione Matera Basilicata 2019, mira a valorizzare storia, arte e turismo legati al Medioevo, coinvolgendo i comuni del Vulture Melfese e Alto Bradano. Il calendario prevede anche cortei, spettacoli di falconeria e momenti di approfondimento aperti al pubblico.

Stelle di Fuoco a Cinecittà World Roma

Dal 18 al 20 e dal 25 al 27 luglio 2025 torna a Cinecittà World, a Roma, “Stelle di Fuoco”, lo spettacolo piro-musicale più grande dell’estate. Con fuochi d’artificio che raggiungono i 250 metri di altezza e musica coordinata, l’evento illumina il cielo con coreografie luminose e effetti speciali unici, a tema “Amori e Sogni”. 

Il biglietto include l’accesso a tutte le attrazioni del parco, alle aree tematiche cinematografiche e al parco acquatico Aqua World. L’evento è pensato per tutta la famiglia e si svolge ogni sera nei due fine settimana indicati, regalando emozioni spettacolari sotto le stelle.

Festa del Giacchio 2025 sul Lago Trasimeno

Dal 25 luglio al 3 agosto 2025, il borgo di San Feliciano (Magione), affacciato sulle acque del Lago Trasimeno, torna ad animarsi con la Festa del Giacchio, storica manifestazione giunta alla 43ª edizione. L’evento, che affonda le sue radici nella cultura della pesca lacustre, prende il nome dalla tradizionale rete utilizzata dai pescatori locali: il giacchio, simbolo di fatica, identità e memoria collettiva.

Dopo ben sei anni di attesa, uno dei momenti più attesi ritorna: la cena sul lungolago, un’occasione unica per gustare i sapori del territorio in un contesto spettacolare, tra tramonti sul lago e convivialità sotto le stelle. Il programma ruota intorno alla cucina tipica di lago, con piatti a base di persico, tinca, anguilla e carpa regina, preparati secondo ricette tramandate da generazioni. 

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Riapre la Strada dei Cannoni: natura, storia e panorami mozzafiato

La Strada dei Cannoni, suggestiva via d’alta quota tra la Valle Maira e la Valle Varaita in Piemonte, è finalmente di nuovo percorribile. Dopo un lungo periodo di inattività, il tracciato è stato oggetto di interventi e accordi territoriali che ne hanno consentito la riapertura con modalità regolamentate.

Lunga circa 56 km, si snoda su uno spartiacque panoramico tra i 600 e i 2.300 metri, offrendo un’esperienza escursionistica unica tra paesaggi alpini, natura selvaggia e testimonianze storiche. Pensata per chi ama il trekking in ambienti solitari e poco battuti, la Strada dei Cannoni è oggi un percorso escursionistico di grande fascino, pronto ad accogliere nuovi camminatori e appassionati di montagna.

Quando è nata la Strada dei Cannoni

La nascita della Strada dei Cannoni risale al Settecento, quando il Regno di Sardegna decise di dotarsi di un tracciato militare strategico per collegare e difendere i versanti montani contro le minacce francesi. Inizialmente concepita per il trasporto di cannoni e materiale bellico lungo il crinale, la strada non fu mai realmente utilizzata in azioni militari, ma servì da via di collegamento e controllo.

Nel corso del Novecento, soprattutto alla vigilia della Seconda guerra mondiale, il tracciato fu rimaneggiato e ampliato nell’ambito delle opere difensive del Vallo Alpino. Vennero costruite nuove fortificazioni, postazioni di osservazione e ricoveri in quota, rafforzando il carattere militare del percorso. Dopo decenni di abbandono, la strada è tornata al centro dell’attenzione grazie a un progetto di valorizzazione promosso da dieci Comuni, che ne ha permesso il recupero e l’apertura controllata per escursionisti e ciclisti.

Le modalità di riapertura

Dal 14 luglio 2025 la Strada dei Cannoni è ufficialmente aperta al pubblico, secondo una regolamentazione condivisa dai Comuni attraversati. L’accesso è gestito in forma sperimentale con le seguenti modalità:

  • Accesso per pedoni e ciclisti: consentito lunedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica.
  • Accesso anche ai mezzi motorizzati leggeri (auto, moto, quad): consentito solo martedì e giovedì.

L’accesso è libero: non sono previsti pedaggi né ticket d’ingresso, e non vi sono varchi controllati lungo il percorso. Sono stati tuttavia installati sistemi di conteggio automatico dei passaggi, pensati per monitorare i flussi e raccogliere dati utili alla valutazione dell’efficacia della sperimentazione. Il regolamento completo è disponibile anche attraverso i cartelli informativi collocati in prossimità degli ingressi al tracciato.

Valle Maira

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La Valle Maira, lungo la Strada dei Cannoni

Le tappe del percorso

Anche se percorribile in un’unica giornata dai più allenati, la Strada dei Cannoni si presta bene a essere suddivisa in 2 o 3 tappe per godere appieno dell’ambiente e delle testimonianze storiche.

Tappa 1: da Colletta di Rossana a Colle Birrone

(23 km, 1.100 m D+, 4h)

Si parte dalla storica Colletta di Rossana, nel comune di Busca, dove la strada militare si stacca dalla provinciale per salire gradualmente lungo la vecchia via della Valmala. Dopo alcuni chilometri su asfalto tra borgate e piccole cappelle, il percorso si trasforma in sterrato e inizia a guadagnare quota con lunghi tornanti tra i boschi.

Si incontrano le borgate Sant’Anna, Pagliero e Chesta, immerse nel silenzio della montagna. Dopo circa 8–10 km si raggiunge il Colle Birrone, a circa 1.700 metri, punto panoramico con vista aperta sulle Alpi Cozie. Una croce in ferro segna l’inizio simbolico del tracciato più alpino della Strada dei Cannoni.

Tappa 2: da Colle Birrone al Colle di Sampeyre

(15 km, 600 m D+, 3h)

Superato il Colle Birrone, la strada segue il crinale tra Valle Varaita e Valle Maira, alternando tratti di saliscendi tra boschi radi e pascoli aperti. Il tracciato si fa più selvaggio e suggestivo, con scorci panoramici sul Monviso e sulle creste circostanti. Si attraversano punti chiave come il Collet Rusciera, il Colle Rastcias e la Bassa dell’Ajet, tutti oltre i 2.000 metri.

Antichi ruderi e resti di fortificazioni militari punteggiano il paesaggio, testimonianza del passato bellico della zona. L’arrivo al Colle di Sampeyre, a oltre 2.280 metri, segna uno dei punti più spettacolari del cammino, con ampia vista sull’arco alpino.

Tappa 3: dal Colle di Sampeyre al Colle della Bicocca

(6 km, 100 m D+, 1h15)

Dal Colle di Sampeyre si prosegue su un terreno più dolce ma sempre in quota, con il sentiero che segue fedelmente il crinale. I paesaggi qui si fanno maestosi: praterie d’alta quota, massi erratici, silenzio assoluto e un orizzonte dominato dalle vette.

Si incontrano numerose opere militari ormai in rovina, come postazioni di artiglieria e ricoveri in pietra. L’ascesa culmina al Colle della Bicocca, punto più elevato dell’intero tracciato. Da qui si gode di una vista a 360 gradi, dalle Marittime alle Cozie, con il Monviso a dominare la scena.

Tappa 4: dal Colle della Bicocca a Elva

(10 km, 700 m D–, 2h)

Dal Colle della Bicocca si può scegliere di rientrare o scendere verso il borgo di Elva. La discesa attraversa pascoli d’alta quota e poi lariceti sempre più fitti, toccando antiche borgate come Varua, Isaia, Mattalia e Serre.

Il paesaggio si fa più morbido man mano che si perde quota, fino a raggiungere Elva, uno dei borghi più affascinanti delle Alpi cuneesi. Qui meritano una sosta la chiesa parrocchiale con affreschi medievali e il panorama aperto sul Pelvo d’Elva, sul Chersogno e sulle vallate sottostanti.

Monviso

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Il Monviso

Come arrivare alla Strada

La Strada dei Cannoni si sviluppa lungo lo spartiacque tra la Valle Maira e la Valle Varaita, in provincia di Cuneo. I principali punti di accesso si trovano in corrispondenza dei valichi di Colletta di Rossana, Colle Birrone, Colle di Sampeyre e Colle della Bicocca, ma i due ingressi più pratici per chi percorre l’intero cammino sono Colletta di Rossana (capolinea occidentale) ed Elva (capolinea orientale).

Per chi arriva in auto, si consiglia di raggiungere Busca, facilmente accessibile dalla pianura cuneese tramite la SS589. Da lì si prosegue verso la frazione Colletta, dove inizia la salita lungo la vecchia strada militare. In alternativa, è possibile salire da Sampeyre in Valle Varaita o da Stroppo e Elva in Valle Maira, per accedere a tratti più centrali del percorso.

I collegamenti con i mezzi pubblici sono limitati ma presenti: la stazione ferroviaria di Cuneo è la più vicina per chi arriva in treno, mentre le linee extraurbane servono Busca, Dronero e Sampeyre con corse giornaliere. Tuttavia, per affrontare il cammino in autonomia, è consigliabile l’uso di un’auto, eventualmente organizzando un recupero al termine dell’itinerario.

Consigli per affrontare il cammino

La Strada dei Cannoni può essere percorsa sia a piedi che in mountain bike (muscolare o a pedalata assistita). A piedi offre un’esperienza più immersiva, ideale per chi desidera esplorare con calma i panorami, i resti storici e le atmosfere d’alta quota. In bicicletta, invece, permette di coprire più distanza in meno tempo, ma richiede buona tecnica e allenamento, soprattutto su alcuni tratti ripidi e sconnessi.

Periodo consigliato

Il periodo migliore per affrontare il percorso va da inizio giugno a metà ottobre, con condizioni ottimali nei mesi estivi. In primavera o a fine stagione il cammino può essere ancora interessato da nevai residui o terreno fangoso, soprattutto nei punti più in quota.

Equipaggiamento consigliato

Per entrambi gli approcci è essenziale avere scarpe tecniche, uno zaino leggero con almeno 1,5 litri d’acqua, abbigliamento a strati e una giacca antivento o impermeabile. Non devono mancare occhiali da sole, crema solare, cappello, snack energetici, torcia frontale, kit di primo soccorso e, per i biker, attrezzi di riparazione (pompa, camera d’aria, kit antiforatura).

Livello di difficoltà

Il tracciato richiede un buon livello di preparazione fisica, sia per chi cammina che per chi pedala. Per l’intero itinerario a piedi si stimano circa 10–11 ore di cammino suddivisibili in due, tre o quattro tappe. In mountain bike, il percorso è affrontabile in giornata, ma resta impegnativo e adatto a ciclisti con discreta esperienza su sterrato e salite lunghe.

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Lago di Cei in Trentino, dove rigenerarsi a contatto con la natura

Quella del Trentino è una regione considerata una vera e propria oasi di pace, soprattutto quando lasciamo i sentieri più battuti e famosi e cerchiamo situazioni più tranquille, come quelle offerte dal lago di Cei. Questo piccolo laghetto alpino, situato al centro dell’area protetta di Pra dell’Albi–Cei, circondato dal verde di faggi secolari, di abeti e ricco di vegetazione acquatica, offre l’ambientazione ideale in cui rigenerarsi a contatto con la natura in ogni stagione, sia d’inverno che d’estate, ma non solo.

Anche l’autunno è il periodo adatto per vivere la tranquillità del Lago di Cei immerso nei colori tipici del foliage, quando le conifere si specchiano nelle sue acque cristalline e tutto sembra appena uscito da un dipinto. Ma dove si trova e cosa fare? Qui i nostri consigli!

Dove si trova il lago di Cei

Il lago di Cei si trova nel comune di Villa Lagarina, in Trentino, a 900 metri d’altitudine. La conca in cui si trova è sovrastata a nord-ovest dalla catena dei monti Stivo, Cornetto e Bondone e sulle sue rive fioriscono ninfee colorate, fra le quali spicca il raro iris blu.

Nato intorno al 200 d.C. in seguito a una frana, il lago offre uno specchio d’acqua limpido in cui si riflettono le maestose cime della catena del Monte Bondone: il Monte Stivo (2045 metri), Cima Palon (1915 metri), la Becca (1571 metri) e il Monte Cornetto (2138 metri).

Cosa fare in estate al lago di Cei

Perdersi qua e là è il modo ideale per godersi una giornata al lago di Cei o, se vi piace seguire percorsi ben precisi, potete fare le passeggiate più famose. C’è quella ad anello tra i due laghi, lunga 3,5 km, che attraversa stagni, torbiere e boschi di faggi per raggiungere il lago di Cei e quello di Lagabis e, infine, la conca Pra dall’Albi. Con una breve deviazione, è possibile raggiungere anche la chiesetta romanica di San Martino in Trasiel.

Meno impegnativa è la camminata intorno a lago che, grazie al suolo pianeggiante e alla breve durata, è fattibile anche con i passeggini. Una passeggiata che rilassa e che riserva qualche piacevole sorpresa: grazie alla ricchezza della sua vegetazione, infatti, il Lago di Cei ospita diverse specie animali quali pesci, uccelli, anatre, folaghe e raganelle.

Se invece avete voglia di camminare, vi consigliamo di partire a piedi dal parcheggio del Capitel de Doera, situato nella parte sud del lago di Cei arrivando da Castellano. Da qui inizia un piacevole sentiero che, in circa un’ora di cammino, vi condurrà a Malga Cimana, una malga accogliente e immersa in un contesto bucolico, ideale per una sosta rigenerante. Proseguendo ancora per qualche minuto, raggiungerete il celebre belvedere “Sparaverom”, una spettacolare terrazza naturale da cui ammirare un’ampia e suggestiva veduta su tutta la Vallagarina: un panorama che ripaga ampiamente lo sforzo della camminata!

Cosa fare in inverno al lago di Cei

Quello di Cei è uno dei più incantevoli laghi di montagna del Trentino-Alto Adige e può essere vissuto anche durante la stagione invernale. Soprattutto dopo un abbondante nevicata, l’atmosfera al laghetto diventa ancora più magica.

Indossate degli scarponcini da neve, o le ciaspole se necessario, e godetevi quest’angolo incantato avvolto dal silenzio della neve. I sentieri che circondano il lago, come quello che conduce a Malga Cimana o al belvedere dello Sparaverom, si prestano a tranquille escursioni a piedi anche durante questa stagione, offrendo scorci mozzafiato tra alberi innevati e paesaggi da cartolina.

Con un po’ di fortuna, potreste assistere anche allo spettacolo del lago parzialmente ghiacciato, un vero incanto per gli amanti della fotografia e della natura selvaggia!

L’autunno al lago di Cei

La stagione più bella per visitare il lago di Cei resta l’autunno, quando il paesaggio offre il meglio di sé, anche durante le giornate più uggiose: tutto contribuisce a creare un’atmosfera unica. In questo periodo il panorama esplode dei colori e delle calde sfumature del foliage che si infiammano sugli alberi, creando splendidi riflessi sulle acque blu del lago e tappezzando i sentieri con un bel mantello rosso di foglie cadute.

La cornice di alberi risulta vivacemente colorata e il tutto è arricchito da piccoli tocchi di colore: casette bianche e marroni che spuntano qua e là tra le fronde, come se giocassero a nascondino con lo sguardo. Un sogno a occhi aperti per ogni fotografo, amatoriale o professionista che sia!

Come arrivare al lago di Cei

Il Lago di Cei si trova a soli venti minuti di auto da Rovereto: vi basta imboccare la strada provinciale SP20 in direzione Noriglio e proseguire verso Pedersano e Castellano, salire a circa 900 metri di altitudine e seguire le indicazioni per il lago. Durante il tragitto potrete godervi panorami suggestivi, tra boschi e tornanti che salgono dolcemente verso la conca del lago. Una volta arrivati, potete lasciare l’auto negli appositi parcheggi e proseguire a piedi.

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Madeira, la nostra guida ai trekking dell’isola portoghese

Con i suoi panorami selvaggi, le vertiginose scogliere sull’oceano Atlantico e la straordinaria foresta Laurissilva patrimonio dell’UNESCO, Madeira è un paradiso per chi ama camminare.

L’isola infatti vanta una vasta rete di sentieri tracciati lungo antiche levada e panoramici percorsi di montagna, che attraversano una biodiversità unica al mondo.

Tra montagne, oceano, foreste verdeggianti, cascate spettacolari e punti panoramici, i sentiri di Madeira attraversano alcuni degli scenari naturali più suggestivi d’Europa.

Dai percorsi facili e accessibili alle escursioni tra le cime più alte, ecco la nostra guida pratica ai principali itinerari di questa bella isola del Portogallo.

Trekking sulla Costa Nord: nel cuore verde della Laurissilva

Questa parte dell’isola è quella in cui la vegetazione è più ricca e dove ti troverai a camminare tra verdi foreste di Laurissilva e di felci giganti, con il rumore dell’acqua in sottofondo come costante.

PR 9.1 Levada do Caldeirão Verde (1,9 km, 45 minuti, facile, accessibile)

Un percorso breve ma suggestivo che collega il Parco Forestale di Queimadas a quello di Pico das Pedras. Lungo il cammino si attraversa una fascia di foresta di transizione tra la Laurissilva naturale e quella esotica introdotta dall’uomo.

È un sentiero inclusivo, accessibile anche a persone con disabilità motorie o visive, ideale per scoprire la vegetazione rigogliosa tipica della zona di Santana, con le tipiche casette dai tetti di paglia.

Merita una visita la Casa das Tradições Madeirenses, dove scoprire le tradizioni locali.

madeira fanal

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Quando sale la nebbia la foresta di Fanal si trasforma in un luogo mistico

PR 13 Vereda do Fanal (10,8 km, 4 ore, moderato)

Dal plateau di Paúl da Serra a Fanal, un’escursione immersiva nella foresta di Laurissilva, incontaminata e in perfetto stato di conservazione. Si cammina tra boschi secolari di Til e si scoprono antichi sistemi di trasporto di legname, come i cavi sospesi nel sito di “sítio do Fio”. Quando i misteriosi alberi di Til vengono avvolti nella nebbia di Fanal, in genere nel tardo pomeriggio, potrai scattare delle incredibili fotografie.

PR 18 Levada do Rei (10,6 km A/R, 3h30, moderato)

Questo percorso parte da São Jorge e conduce a Ribeiro Bonito, nel cuore della Laurissilva. Lungo il cammino si incontrano paesaggi agricoli, tunnel boscosi, fino al santuario naturale di Ribeiro Bonito. Al termine del percorso si può visitare un antico mulino ad acqua ancora in funzione.

PR 15 Vereda da Ribeira da Janela (2,7 km, 1h30, moderato)

Questo sentiero segue una discesa lungo un’antica mulattiera, usata in passato per trasportare vino e legna. Attraversa terrazze agricole ancora coltivate a vite, patate e cereali e offre scorci pittoreschi sulle case disperse lungo il torrente Ribeira da Janela, il più lungo di Madeira, con l’oceano sullo sfondo.

PR 16 Levada Fajã do Rodrigues (7,8 km A/R, 3h30, moderato)

Da Ginjas a Ribeira do Inferno si cammina tra ponti, tunnel e cascate. Lungo il percorso si attraversano zone di foresta esotica e tratti di Laurissilva, con vedute spettacolari sulla valle di São Vicente. Ideale se ami la fotografia.

PR 21 Caminho do Norte (3,2 km, 1h30, moderato)

Questa antica via di collegamento tra il nord e il sud dell’isola parte da Encumeada e attraversa la foresta di Laurissilva, per poi immergersi in zone di foresta esotica fino a Ribeira Grande. L’area è famosa per la produzione di cesti in vimini e, una volta terminato il sentiero, potrai anche visitare laboratori artigianali e fare qualche acquisto.

PR 9 Levada do Caldeirão Verde (17,4 km A/R, 6h30, moderato)

Questa è una delle escursioni più scenografiche di Madeira. Lungo la levada storica, costruita nel XVIII secolo, si attraversano pareti scoscese, quattro tunnel scavati nella roccia e si cammina immersi in una vegetazione rigogliosa, acqua abbondante e presenza di felci giganti.

Il percorso è lungo ma ne vale la pena, e il premio sarà riposarti un po’ sulla riva del suggestivo lago ai piedi della cascata del Caldeirão Verde, con salti d’acqua di oltre 100 metri.

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Cammina nella foresta tra le felci giganti di Madeira

PR 11 Vereda dos Balcões (3 km A/R, 1h30, facile)

Questa è una breve passeggiata, ideale per famiglie, che parte da Ribeiro Frio e arriva al Balcões Viewpoint. Qui si apre una vista mozzafiato sulle vallate della Laurissilva e, nelle giornate limpide, sulle cime centrali dell’isola. Con un po’ di fortuna potrai osservare la petrella delle Azzorre e altri uccelli endemici tra i boschi di lauro.

I sentieri della Costa Sud: tra levadas panoramiche e storia

La Costa Sud di Madeira ti offrirà grandi panorami sulla bella Funchal e grandi altopiani.

PR 3 Vereda do Burro (7,2 km, 2h40, facile)

Da Pico do Areeiro fino al Parco Ecologico di Funchal, si cammina tra i crinali con vedute sul Curral das Freiras e si passa accanto al Poço da Neve, un antico deposito di neve risalente al 1813. Qui osserverai l’incredibile veduta sulla valle del Curral das Freiras e verso l’altopiano di Paul da Serra, attraversando aree boschive d’altura.

PR 3.1 Caminho Real do Monte (4,2 km, 2 ore, moderato)

Collega il Parco Ecologico di Funchal al quartiere storico di Monte. Si attraversano levadas antiche, vivai forestali, il belvedere di Pico Alto, a 1129 mt., e si raggiungono i celebri giardini e la chiesa di Monte.

Qui scatterai splendide foto dall’alto di Funchal.

funchal

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Approfitta del percorso per scattare splendide foto a Funchal dall’alto

Costa Est: paesaggi geologici e viste sull’oceano

I sentieri di quest’area di Madeira sono interessanti perchè completamente diversi dal resto di quelli dell’isola, con paesaggi quasi aridi che non si trovano altrove.

PR 5 Vereda das Funduras (8,7 km, 3 ore, moderato)

Dal Miradouro da Portela si cammina tra i rilievi verdi di Machico e si raggiungono punti panoramici sulla baia di Machico e la Penha d’Águia, simbolo geologico di Madeira.

PR 8 Vereda da Ponta de São Lourenço (6 km A/R, 2h30, moderato)

Sentiero spettacolare sulla penisola orientale di Madeira, con paesaggi semiaridi, fauna marina protetta e vedute su entrambi i versanti dell’isola e su Porto Santo. Possibile avvistare foche monache e rare specie di uccelli marini.

La particolarità di questo percorso è quello di offrire paesaggi lunari e costieri tra scogliere basaltiche, baie azzurre e penisole rocciose, oltre a un incredibile doppio affaccio sull’oceano sia a nord che a sud.

Madeira ponta sao lourenco

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Questo percorso ti porta all’estremità orientale dell’isola

Costa Ovest: il regno di Rabaçal, cascate e lagune nella Laurissilva

Il versante occidentale di Madeira racchiude uno dei cuori più selvaggi e autentici dell’isola. Qui, la Laurissilva si mostra nella sua forma più rigogliosa, le levada serpeggiano lungo ripidi versanti scolpiti dall’acqua e ogni sentiero conduce a lagune nascoste e cascate scenografiche.

PR 6 Levada das 25 Fontes (8,6 km A/R, 3 ore, moderato)

È senza dubbio il trekking più famoso di Rabaçal, frequentato sia da turisti che da locali per la bellezza dei suoi scenari. Il sentiero si snoda lungo la levada fino alla celebre Lagoa das 25 Fontes, alimentata da ben 25 sorgenti che si riversano in piccole cascate su una laguna incastonata nella foresta.

Durante il percorso si attraversano tunnel boscosi, pareti ricoperte di muschio e si ammirano viste a strapiombo sulla valle di Ribeira da Janela. È un’esperienza sensoriale completa: il suono costante dell’acqua, l’aria umida e profumata della Laurissilva e il verde brillante che avvolge ogni curva.

La passerella di legno che attraversa la foresta subito prima della laguna offre una delle foto più iconiche di Madeira.

madeira 25 fonti

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Questo percorso è uno dei più amati di Madeira

PR 6.1 Levada do Risco (3 km A/R, 2 ore, facile)

Una passeggiata perfetta se desideri un assaggio della bellezza di Rabaçal con un’escursione breve. Il sentiero porta al belvedere sulla Cascata do Risco, una spettacolare colonna d’acqua che scende in verticale tra pareti di roccia scura.

Lungo il cammino si osservano la rigogliosa vegetazione e le terrazze naturali dove l’acqua scorre tra felci giganti e tunnel naturali. Il belvedere naturale alla fine del sentiero offre una prospettiva perfetta per ammirare la cascata nella sua interezza.

PR 6.2 Levada do Alecrim (7 km A/R, 2h30, facile)

Itinerario tranquillo e rilassante lungo la levada che porta fino alla sorgente Ribeira do Lajeado. Le vedute si aprono sulla valle di Rabaçal, punteggiata di corsi d’acqua e tappeti di Laurissilva.

Lungo il percorso si scopre la Lagoa Dona Beja, un piccolo bacino naturale dove nasce la cascata Lagoa do Vento. La sua spiaggetta è ideale per una pausa rinfrescante o un rilassante picnic nella natura.

PR 6.3 Vereda da Lagoa do Vento (3,6 km A/R, 1h30, facile)

Un sentiero suggestivo che permette di scoprire la Lagoa do Vento, alimentata dalle acque del Lajeado che si tuffano nel bacino da una scogliera spettacolare. Il paesaggio è variegato: si parte dalla foresta di altura, caratterizzata da piante endemiche come il mirtillo di Madeira e si scende fino alle zone più umide, tra tunnel vegetali e piccole radure fiorite.

La Lagoa do Vento è incastonata ai piedi di una parete rocciosa da cui precipita l’acqua formando una piscina naturale incantevole.

PR 6.4 Levada Velha do Rabaçal (5 km, 2 ore, facile)

Un percorso poco conosciuto ma molto interessante dal punto di vista naturalistico. Si cammina lungo una levada storica costruita per convogliare le abbondanti acque del nord verso il più arido sud.

Durante il tragitto si possono osservare i contrasti tra le zone più umide della Laurissilva e le aperture panoramiche sulle valli scolpite dall’acqua.

Madeira levada

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Le levada sono uno strumento essenziale per convogliare l’acqua dell’isola

PR 6.5 Vereda do Pico Fernandes (3,8 km, 1h30, facile)

Dal plateau del Paul da Serra si scende gradualmente verso la zona delle 25 Fontes, con una progressiva trasformazione del paesaggio: dalle lande d’altura si passa alla foresta Laurissilva, incontrando arbusti e poi gli alberi endemici come il til e l’alloro.

In giornate limpide si gode di una vista circolare spettacolare su tutta la regione di Rabaçal, con possibilità di scorgere il Pico Ruivo. Arrivare all’ora del tramonto ti regalerà un altro po’ di magia.

PR 6.6 Vereda do Túnel do Cavalo (2,3 km, 45 minuti, facile)

Un breve percorso con una componente storica affascinante: attraversa l’antico Túnel do Cavalo, scavato a metà Ottocento per trasportare l’acqua dalle zone più ricche alle regioni agricole di Calheta.

Il tunnel, lungo circa 800 metri, regala un’esperienza suggestiva prima di riemergere nella verdissima zona di Rabaçal e rappresenta un’importante testimonianza della lotta per gestire le risorse idriche tra nord e sud di Madeira.

PR 19 Caminho Real do Paul do Mar (1,8 km, 1h20, moderato)

Un autentico viaggio nel passato tra i terrazzamenti agricoli che scendono ripidamente dalla località di Prazeres fino al villaggio costiero di Paul do Mar. L’antico cammino acciottolato racconta la fatica quotidiana degli abitanti che trasportavano carichi a spalla lungo questa via, prima che esistessero strade carrozzabili.

Lungo il tragitto si gode di panorami sul mare e sulle scogliere di Jardim do Mar, oltre alle tipiche coltivazioni terrazzate di banane, patate e vite.

Madeira pico do Arieiro

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Il percorso tra le due cime è davvero molto impegnativo ma uno dei più belli al mondo

Le alte cime: trekking tra le nuvole e panorami infiniti

Tra le creste frastagliate del massiccio centrale si nasconde il volto più epico di Madeira. Qui i sentieri salgono oltre i 1800 metri tra guglie rocciose, profondi dirupi e un mare di nuvole sotto i piedi. Il cammino tra le due cime di Pico do Areeiro e Pico Ruivo è davvero impegnativo e richiede una buona preparazione fisica ma è senz’altro uno dei più stupefacenti al mondo.

PR 1 Vereda do Areeiro (Pico do Areeiro – Pico Ruivo, impegnativo)

È considerato il re dei trekking di Madeira, un’esperienza adrenalinica tra le vette più alte dell’isola. Il sentiero inizia da Pico do Areeiro (1818 m), frequentato per la celebre alba che colora le nuvole sotto i piedi, e conduce fino a Pico Ruivo (1862 m), passando per il vertiginoso Pico das Torres (1851 m).

Si cammina lungo crinali stretti con vista su scogliere verticali, si attraversano tunnel scavati nella roccia e si affrontano salite e discese molto impegnative. La ricompensa è una vista impareggiabile: dalla costa nord a quella sud, dalla Ponta de São Lourenço fino a Porto Santo nelle giornate più limpide.

Il sentiero attraversa zone dove nidifica la rara petrella di Madeira e si respira l’atmosfera surreale delle cime sopra le nuvole. Lo scenario è dominato da rocce vulcaniche fortemente erose con testimonianze chiare dell’origine magmatica dell’isola.

Sentiero cime madeira

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Il sentiero tra le due cime richiede una buona preparazione fisica ma è senz’altro uno dei più stupefacenti al mondo.

PR 1.2 Vereda do Pico Ruivo (45 minuti da Achada do Teixeira, facile)

Questa è la via più semplice per raggiungere la cima più alta di Madeira, ideale se vuoi goderti il panorama straordinario senza affrontare la lunga e faticosa camminata dal Pico do Areeiro. Da Achada do Teixeira (1540 m), in circa 45 minuti si raggiunge il Pico Ruivo (1862 m), da cui si domina tutta l’isola a 360°.

Si osservano la valle di Curral das Freiras, Câmara de Lobos, le vallate verdi del nord e, nelle giornate serene, anche le Desertas e Porto Santo. Nelle giornate in cui il mare di nuvole ricopre le zone basse, Pico Ruivo appare come un’isola sospesa nel cielo.

Maddeira Pico Ruivo

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Osserva le nuvole più basse di te dal Pico Ruivo

A Madeira ogni sentiero è una scoperta continua: levadas storiche immerse nella foresta, cime sopra le nuvole, cascate segrete e scorci costieri a picco sull’oceano. Oltre a essere una meta ideale per il trekking, l’isola è un luogo di immersione totale nella natura tra specie endemiche, storia rurale e paesaggi geologici di rara bellezza.

Non ti resta che scegliere il percorso più adatto al tuo ritmo e partire alla scoperta di questa isola straordinaria.

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Cosa fare e vedere a Genga: scoprire l’anima segreta delle Marche tra grotte, eremi e valli incantate

Le Marche sono spesso associate alle spiagge dorate, alla Riviera del Conero e ai piccoli borghi affacciati sull’Adriatico. Basta però allontanarsi di pochi chilometri dalla costa per ritrovarsi immersi in una dimensione completamente diversa e molto verde.

Genga, un piccolo borgo incastonato tra le colline dell’entroterra anconetano, è una di quelle destinazioni perfette per chi ama la natura, la storia, il trekking e le atmosfere autentiche. In estate è anche una valida alternativa per chi desidera una pausa dal mare senza rinunciare alla bellezza paesaggistica e alla cultura.

Questo borgo è molto più di un punto d’ingresso per visitare le famose Grotte di Frasassi. È un luogo dove la natura si fonde con la spiritualità, la storia convive con la lentezza della vita. Genga è capace di conquistare il cuore dei viaggiatori con il suo ritmo lento, la quiete dei suoi paesaggi e la sua autenticità.

Dove si trova Genga e come arrivare

Genga, comune certificato Bandiera Arancione, si trova nel cuore delle Marche, in provincia di Ancona, ed è immerso nel Parco Naturale Regionale Gola della Rossa e di Frasassi, un’area protetta che ospita alcuni dei paesaggi più affascinanti della regione. Il territorio è attraversato dal fiume Sentino, che nel corso dei millenni ha modellato grotte, gole e canyon spettacolari.

Come raggiungerla

Genga si può raggiungere sia in treno che in macchina. La linea ferroviaria Ancona–Roma ferma proprio a Genga–San Vittore. Dalla stazione si possono prendere bus e navette che portano alle principali attrazioni – le Grotte sono raggiungibili da qui anche a piedi.

In alternativa si può arrivare al borgo anche in camper o in bici. Genga è una meta perfetta anche per chi ama viaggiare lentamente, grazie a piazzole attrezzate e a numerosi percorsi ciclabili nei dintorni.

Cosa vedere a Genga: storia, natura e architettura

Genga, situata sulla cima di un colle nell’alta valle dell’Esino, è un concentrato di meraviglie naturali, siti storici e bellezze architettoniche che sorprendono anche il visitatore più esperto. Non è solo il luogo dove si trovano le famose Grotte di Frasassi, ma un territorio ricco di tappe imperdibili che meritano attenzione.

Le Grotte di Frasassi: un mondo sotterraneo da esplorare

Le Grotte di Frasassi rappresentano una delle attrazioni più straordinarie delle Marche, e probabilmente d’Italia. La loro apertura risale al 1 settembre 1974. Queste cavità carsiche si estendono per oltre 30 chilometri in un dedalo di meravigliose sale, stalattiti, stalagmiti e laghetti cristallini.

cosa vedere a Genga e dintorni nelle Marche

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Grotte di Frasassi

Il punto più impressionante è l’Abisso Ancona, una cavità alta quasi 200 metri e capace di contenere il Duomo di Milano. Il percorso turistico, accessibile a tutti, è ben illuminato e si percorre in circa 1 ora e 15 minuti ad una temperatura di 14 gradi costanti tutto l’anno. Per i più avventurosi ci sono anche tour speleologici più tecnici, adatti a chi desidera vivere l’esperienza da esploratore.

Il Tempio del Valadier e l’Eremo di Santa Maria Infra Saxa

Sempre nel territorio di Genga, dopo aver parcheggiato l’auto all’ingresso del sentiero, si sale a piedi lungo un percorso lastricato e dopo circa un chilometro si raggiunge una delle visioni più suggestive del territorio: il Tempio del Valadier, un santuario ottagonale in stile neoclassico sormontato da una cupola ricoperta di lastre in piombo e incastonato in una grotta.

Fu voluto da Papa Leone XII, originario proprio di Genga, come nuovo luogo di culto che si sarebbe dovuto erigere sopra una chiesa preesistente. Dentro l’edificio è custodito un altare centrale con una riproduzione della statua della Madonna col bambino del Canova. L’accesso al Tempio del Valadier è a pagamento e, in base al mese, ha orari giornalieri diversi di visita. Prima di organizzare questa gita è necessario controllare il sito ufficiale del Comune di Genga.

Accanto si trova l’Eremo di Santa Maria Infra Saxa, costruito direttamente nella parete rocciosa. Questo luogo di silenzio e raccoglimento, nato come oratorio, fu poi utilizzato come monastero di clausura retto dalle monache benedettine.

All’interno di questa meravigliosa cornice naturale de la Gola di Frasassi, durante le festività natalizie veniva organizzato un tipico e suggestivo presepe vivente che è stato annullato negli ultimi anni per motivi di sicurezza.

L’Abbazia di San Vittore alle Chiuse

Situata a pochi minuti dalle Grotte, l’Abbazia di San Vittore delle Chiuse è uno dei capolavori dell’architettura romanica delle Marche. Edificata dai longobardi verso la fine del X secolo all’inizio della Gola di Frasassi, coccolata – chiusa – dalle montagne si distingue per la sua pianta a croce greca e una particolare articolazione di cupole. Il simbolo dell’infinito rovesciato e situato vicino alla porta sinistra dell’altare è ancora oggi un mistero.
L’abbazia è visitabile tutti i giorni dalle 9 alle 19.

cosa vedere nei pressi del borgo di Genga

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Abbazia di San Vittore alle Chiuse

Il complesso ospita anche il Museo Speleo-Paleontologico e Archeologico di Genga, che conserva il fossile di un ittiosauro – un rettile marino lungo circa 3 metri – ritrovato nella zona e reperti archeologici del territorio.

Il borgo medievale di Genga

Passeggiare per le stradine acciottolate del borgo di Genga, il cui nome deriva dai Conti della Genga – di cui fece parte papa Leone XII – è un viaggio nel tempo. Arroccato su una collina, il paese conserva l’antico impianto medievale – racchiuso tra le mura del castello – con case in pietra e scorci panoramici.

Il Palazzo Fiumi Sermattei è oggi sede di un piccolo museo civico dedicato all’arte e alla storia del territorio – museo arte, storia, territorio – qui sono esposti i capolavori dell’antica chiesa di San Clemente: uno scrigno di arte e di storia con opere di Antonio da Fabriano.

Il Ponte Romano sul fiume Sentino

Non lontano da San Vittore di Genga, di fronte alla chiesa romanica di San Vittore delle Chiuse, si trova un ponte romano ben conservato – con un arco acuto da un lato e uno a tutto sesto dall’altro – che attraversa il fiume Sentino – quello che ha dato origini alle Grotte di Frasassi.

Ancora oggi, camminando sulle sue pietre, si può immaginare il passaggio dei pellegrini e dei mercanti nel Medioevo. Al ponte sul fiume si accede attraverso una torre fortificata.

Cosa fare a Genga e dintorni: esperienze tra natura, escursioni e tradizioni

Oltre alle visite culturali e naturalistiche, Genga e il suo territorio offrono tante attività per chi ama il movimento, l’aria aperta e le esperienze autentiche. Dalle escursioni ai percorsi enogastronomici passando per i trekking, ogni giorno qui può essere diverso.

Escursioni nel Parco Gola della Rossa e Frasassi

Il territorio di Genga è un paradiso per gli amanti del trekking e del turismo slow. I sentieri si snodano tra gole profonde, boschi di querce e panorami mozzafiato.
All’interno del Parco Naturale Regionale Gola della Rossa e di Frasassi ci sono tanti altri percorsi segnalati. Alcuni sono perfetti anche con i bambini.

trekking e sentieri all'interno del territorio di Genga

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Parco Naturale Regionale Gola della Rossa e di Frasassi

Ecco due sentieri imperdibili per trascorrere una giornata a stretto contatto con la natura:

  • Sentiero del Papa: uno dei percorsi più suggestivi, ideale durante la primavera e l’estate. A circa 3 chilometri dal borgo di Genga, lungo la strada provinciale che conduce ad Arcevia, si trova la parte più magica di questo sentiero: una scenografica forra tra le rocce che si è creata per l’effetto dell’erosione del torrente Scappuccia. Per chi ama camminare e trascorrere tempo in natura è consigliato percorrere il sentiero ad anello che parte dal borgo di Genga. Dopo aver lasciato l’auto nel parcheggio sotto il castello si intraprende appunto Il Sentiero del Papa segnalato n.107 , dedicato a Papa Leone XII, fino ad arrivare a Valle Scappuccia. Da qui, prendendo a destra, si torna verso Genga.
  • Sentiero dell’Aquila: chiamato così in quanto è stata avvistata una coppia di Aquile reali in quella zona. Si parte dal borgo di Pierosara – al quale è legata una legenda d’amore e tragedia – dove un tempo c’era un importante castello medievale – oggi si possono ammirare le cinte murarie e la torre di difesa.  Questo sentiero è molto panoramico e regala viste spettacolari sulle gole, sui piccoli borghi e sulle montagne. Tappa imperdibile: il Foro degli Occhialoni. Luogo che prende il nome da una cavità che si è formata a causa dell’erosione del vento e della pioggia. Qui due grandi buchi, gli occhialoni, permettono di vedere da una parte all’altra del monte.

Attività outdoor per tutta la famiglia

Il Parco offre inoltre anche esperienze originali che vanno oltre la classica escursione. Dal trekking con gli alpaca, perfetto se si viaggia con i più piccoli, ai tour con guida in bici, ideali per scoprire il territorio su due ruote, passando per un meritato momento di riposo alle Terme di Frasassi, una piccola oasi dove ricaricare le energie con trattamenti termali e vista sul verde.

Enogastronomia: cosa assaggiare a Genga

La cucina di Genga riflette la tradizione contadina delle Marche: saporita, genuina e ricca di prodotti del territorio. Nei ristoranti della zona o durante sagre ed eventi ci sono dei cibi e dei piatti marchigiani che vale davvero la pena assaggiare:

  • crescia: farcita con erbe strascinate, formaggi e salumi – da provare anche il ciauscolo,
  • salame di Genga: si distingue dagli altri per il suo profumo e per l’equilibrio di consistenza e sapore,
  • tagliatella: fatta a mano e stesa con il “lasagnolo” e spesso condita con tartufo e funghi porcini, protagonisti delle stagioni autunnali ma spesso proposti anche in estate,
  • pappardelle o polenta al cinghiale,
  • vincisgrassi,
  • coniglio in potacchio.
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Kea, l’isola meno conosciuta delle Cicladi è una vera scoperta

È molto vicina ad Atene ed è la meno conosciuta delle Cicladi, dalle quali si differenzia anche per la fisionomia architettonica. Sull’isola di Kea non incontrerete case cubiche imbiancate a calce e chiese dalle cupole blu, ma abitazioni con tetti in terracotta dall’architettura elegante. Tante le attrazioni da scoprire, tra siti storici, spiagge per tutti i gusti e una rete di sentieri perfetta per gli appassionati di trekking. Scopriamo insieme cosa offre questa insolita meta della Grecia a chi decide di esplorarla.

Cosa vedere a Kea

Benché sia ancora poco rinomata tra i turisti internazionali, Kea (chiamata anche Tzia o Cheo) è ben nota agli abitanti di Atene, i quali, al sopraggiungere del caldo estivo, vi trascorrono rigeneranti weekend al mare, approfittando della vicinanza dell’isola alla terraferma. In un’ora di traghetto, ecco che ci si lascia alle spalle la frenesia della vita cittadina e ci si ricarica in questo angolo di tranquillità e bellezza.

Il territorio è per la maggior parte arido e brullo, il che gli conferisce un certo fascino selvaggio. In questo piccolo paradiso bagnato da acque cristalline, la vita scorre lenta e placida, tra la graziosa cittadina di Ioulida, i villaggi sperduti nell’entroterra, antiche rovine, templi e chiese. Da esplorare piacevolmente via terra e via mare.

La città di Ioulida, capoluogo di Kea

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La pittoresca cittadina di Ioulida

Ioulida, il capoluogo di Kea

Ioulis o Ioulida (dagli abitanti del posto chiamata Chora o Hora), a circa 5 km dal porto di Kea, riflette lo spirito dei villaggi tradizionali, rivelandosi molto pittoresca, con i suoi tetti rossi e le viuzze lastricate. Qui non si vedono automobili, poiché i visitatori devono lasciarle all’ingresso del paese. Gli abitanti del luogo si spostano occasionalmente a dorso d’asino, anche se questi animali vengono utilizzati principalmente per trasportare materiali da costruzione impiegati nei cantieri presenti sull’isola. Da Ioulida parte anche un servizio di autobus che collega diverse zone.

La cittadina è divisa in due parti, una che si estende sul crinale montuoso, l’altra che scende dalla collina, sovrastata dal Kastro, la parte più antica che conserva le fortificazioni del passato, i resti di una cinta muraria e un’acropoli. Più in basso ci si imbatte nella chiesa di Agia Paraskevi, costruita all’interno di una grotta. A Ioulida si trova anche il Museo Archeologico di Kea, al cui interno sono ospitati numerosi reperti provenienti dagli scavi effettuati sull’isola, tra cui manufatti dell’età post-Neolitica, dell’età del Rame Antica, Media e Tarda.

Per l’intrattenimento, vi troverete bar e taverne dove assaggiare i piatti della cucina greca, ma vi conquisterà soprattutto la piazza principale, dove si svolgono le manifestazioni più importanti come il festival di Panagia Kastriani, che si svolge il 15 agosto.

Le spiagge

Kea è un’isola molto frequentata soprattutto nei fine settimana estivi, come luogo di fuga dalla città per gli ateniesi, mentre è sicuramente più tranquilla durante la settimana. Alcune delle 19 spiagge dell’isola sono attrezzate e dispongono di strutture turistiche, mentre altre sono più piccole e appartate, ideali per godere di privacy e di tutto il relax che si desidera. Bisogna però tenere presente che molte sono raggiungibili solo in barca o con lunghi percorsi a piedi.

La spiaggia più rinomata, nonché la più lunga con i suoi 700 metri, è Otzias, nella punta settentrionale dell’isola. Un lungo arenile sabbioso incastonato in una baia la cui forma dall’alto ricorda una medusa, con una porzione delimitata da una fila di tamerici che riparano dal sole nelle ore più calde, e un’altra parte attrezzata e dotata di numerosi servizi, tra cui ombrelloni, lettini, bar e area gioco per il divertimento dei più piccoli.

Molto popolare tra gli abitanti di Ioulida è Gialiskari, una piccola spiaggia sulla costa nord-occidentale, con un beach bar che invita a una pausa rinfrescante vista mare. Per la sua posizione riparata, è l’ideale per chi desidera nuotare in acque tranquille e per le famiglie con bambini. Imperdibile il tramonto, che da qui si può ammirare in tutti i suoi fantastici colori.

Per gli amanti della sabbia dorata c’è anche Koundouros, l’unica spiaggia di Kea ad aver ottenuto il riconoscimento di Bandiera Blu. Rientra tra le più frequentate dell’isola, con un apprezzato ristorante vista mare. Numerose spiagge incontaminate e nascoste sono invece l’ideale per coloro che desiderano privacy e tranquillità. Tra queste, Xyla, Orkos, Liparo e Lygia.

Splendida veduta panoramica della baia di Otzias, sull'isola di Kea

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Veduta panoramica della baia di Otzias, tra le spiagge più popolari

Monumenti e siti storici

Sul lato sud-orientale dell’isola, proprio sopra la baia di Poles, è situato il sito archeologico di Karthea, il più importante dell’isola di Kea. L’antica città fu fondata nel XII secolo e durò fino all’inizio del periodo bizantino. Il sito trova a circa 23 km da Ioulida, e si raggiunge seguendo il suggestivo percorso panoramico di Vathipotamos. Il tragitto è lungo e faticoso a tratti, ma si viene ricompensati dalle meravigliose viste sul Mar Egeo e sulle isole vicine. Un altro modo più comodo di raggiungerlo è in barca. Una volta qui, potrete ammirare i resti del tempio dorico dedicato alla dea Atena (fine del VI secolo a.C.) e del tempio dedicato ad Apollo (530 a.C.), a strapiombo sul mare. Nella valle di Vathipotamos sono stati scoperti anche i resti del Tempio di Demetra e un antico teatro risalente al I secolo a.C. Alcuni resti trovati negli scavi di Karthea sono oggi visibili presso il Museo Archeologico di Kea, a Ioulida.

Tra le attrazioni imperdibili della meno conosciuta delle Isole Cicladi c’è il Monastero di Panagia Kastriani, a circa 12 km dal capoluogo, nella regione di Kastri (da qui il nome). Secondo la tradizione locale, intorno al 1700 d.C. alcuni pastori videro una luce in cima alla collina. Quando salirono, scavarono e trovarono un’icona della Vergine Maria. In quel luogo costruirono quindi una piccola chiesa che esiste ancora oggi. Nel 1912 fu costruita anche una chiesa più grande, che costituisce il katholikon del monastero. L’edificio gode di una posizione privilegiata, con vista mozzafiato sul Mar Egeo e sull’isola di Andros.

Da non perdere anche l’affascinante Leone di Ioulis, a meno di 2 km dalla città. Una scultura felina in roccia di granito di 6×3 metri. Incerte le sue origini, ma si pensa che quest’opera risalga al 600 a.C. Con il suo sorriso sornione ed enigmatico, è considerato il portafortuna dell’isola e, naturalmente, ha ispirato tantissime leggende.

L'antico sito archeologico di Karthea, sull'isola di Kea

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Il sito archeologico di Karthea

Cosa fare a Kea

Kea è perfetta per gli amanti delle immersioni, delle gite in barca e del trekking. Qui, oltre alle acque cristalline, troverete numerosi sentieri – per un totale di oltre 81 km – ben segnalati con cartelli informativi che vi guideranno durante il percorso, molti dei quali lastricati in pietra. Facevano parte di un’antica rete stradale che, tra il VII e il VI secolo a.C., collegava le città-stato. Sono diversi tra loro, per la conformazione dell’isola, in alcune zone montagnosa, in altre con un profilo più piatto, alcuni facili e adatti a tutti, altri più impegnativi, consigliati ai camminatori più esperti.

I sentieri

Uno dei modi più interessanti per scoprire Kea è a piedi. La rete di sentieri ben conservata dell’isola comprende 12 percorsi che offrono esperienze indimenticabili. Si può camminare tra i verdi torrenti dell’entroterra, esplorare le baie più isolate, le cappelle più pittoresche, le imponenti rovine di un’antica torre.

I sentieri di Kea:

  1. Route Leon (5 km): Ioulis – leone di pietra – Dosonari – Diaselli – Otzias
  2. Route Elixos (3 km): Ioulis – Roukounas – Komi – Agios Konstantinos – Mylopotamos – Flea – Korissia
  3. Route Aristeos (12 km): Ioulis – Messaria – Profitis Ilias – Astra – Ellinika – Agios Symeon – Karthai
  4. Route Drys (3 km): Moni Episkopis – Sotira – Perameria – Tria Maderika – Sykamia
  5. Route Karthaia, variante 1 (3 km): Katomeria – Kalodouka – fonte di Vathypotamos
  6. Route Karthaia, variante 2 (3 km): Stavroudaki – Vathypotamos Spring – Karthaia
  7. Route Karthaia, variante 3 (2 km): Chavouna – Aghios Taxiarchis -Pigadaki – Kaliskia – Karthaia
  8. Route Seirios (4,5 km): Ellinika – Choucli – Vryses – Aghios Filippos – Aghios Symeon
  9. Route Artemis (5,5 km): Ioulis – Myloi – Tholos – Kalogerados – Amarathia – Ellinika – Aghios Panteleimonas – Panagia Loutriani
  10. Route Hydroussa (5 km): fonte di Benjamin Spring – Aghios Dimitrios – Spathi
  11. Route Poiessa (5,5 km): Sklavonikolas – Panachra – Aghia Marina – Pisses – Pisses beach
  12. Route Orkos: Profitis Ilias – Laoudi – Kampouri – Orkos
Il Leone di Ioulis, sull'isola di Kea

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Il famoso Leone di Ioulis, attrazione di kea

Immersioni per vedere famosi relitti

Kea è considerata anche una delle migliori zone per le immersioni subacquee del Mediterraneo. Ciò che la rende unica per chi ama calarsi negli abissi è il famoso Sito Storico Subacqueo di Kea – “KUHS”, che comprende tre celebri relitti storici: l’HMHS Britannic, noto come la nave sorella del Titanic – affondata non per colpa di un iceberg ma a causa di una mina tedesca che la fece colare a picco fino a 100 metri di profondità nel 1916; la nave S/S Burdigala e la nave a vapore Patris, probabilmente affondata nel 1860 .

Dal giugno 2022, i relitti sono completamente accessibili. Le aree circostanti sono protette, la pesca è vietata, quindi si può ammirare in tranquillità una straordinaria vita marina. Un aereo tedesco Junkers 52 della Seconda Guerra Mondiale, ammarato al largo del porto di Kea nel 1943, sarà presto il prossimo relitto ad aggiungersi al Sito.

Come arrivare a Kea

L’isola di Kea si raggiunge in circa un’ora di traghetto dal porto di Lavrio, situato a 40 minuti di distanza dall’aeroporto di Atene. Il porto, oltre a essere quello meno conosciuto, è il più lontano dal centro e dall’aeroporto (circa 30km) dei tre porti della capitale,. Inoltre, non ci sono mezzi pubblici diretti tra l’aeroporto di Atene e Lavrio. Si può quindi prendere l’autobus, cambiando linea, oppure optare per un taxi.

I traghetti Lavrio – Kea partono con una frequenza dalle 2 alle 7 volte al giorno, a seconda della stagione e che si prenda nel weekend o meno. Generalmente, l’ultima corsa parte alle 20.30. Un paio di giorni la settimana, si può arrivare a Kea anche da Paros, Naxos e Folegandros (ma per quest’ultima servono ben 12 ore di viaggio) con le navi lente di SAOS Ferries e Hellenic Seaways.

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Trekking sul Sentiero degli Dei: tappe, consigli e panorami

Il Sentiero degli Dei è uno dei percorsi escursionistici più affascinanti d’Italia, sospeso tra le scogliere della Costiera Amalfitana e l’entroterra montuoso della Campania. Si snoda lungo un’antica mulattiera che collega il piccolo borgo di Bomerano (frazione di Agerola) con Nocelle, frazione alta di Positano, regalando panorami vertiginosi sul Golfo di Salerno, Capri e le isole al largo. Il sentiero fa parte della vasta rete di cammini che attraversano la dorsale dei Monti Lattari, un sistema montuoso che segna il confine naturale tra la costa e l’interno.

Il nome evoca le divinità greche, nate dalla leggenda secondo cui gli dei dell’Olimpo avrebbero percorso questo tracciato per salvare Ulisse dalle sirene. Oggi, a camminare lungo questi antichi gradoni in pietra, si incontra un paesaggio che alterna macchia mediterranea, boschi di lecci, antichi terrazzamenti coltivati e casali in pietra, in un susseguirsi continuo di scorci tra natura, storia e mito.

La storia del Sentiero degli Dei

Prima che le strade asfaltate raggiungessero i paesi della Costiera Amalfitana, i sentieri e le mulattiere rappresentavano l’unico collegamento possibile tra le comunità di montagna e il mare. Il Sentiero degli Dei era una delle arterie principali di questa rete di passaggi scavati nel fianco dei Monti Lattari, percorsa ogni giorno da contadini, pastori, operai e commercianti con i loro muli carichi di provviste, attrezzi o materiali da costruzione. Le tracce di quel mondo antico sono ancora visibili: muretti a secco, terrazze coltivate, ruderi di case contadine e vecchie cisterne punteggiano il cammino.

Il nome evocativo del sentiero si intreccia con il mito e la leggenda. Secondo una tradizione locale, le divinità greche avrebbero percorso questo tratto di costa per venire in soccorso di Ulisse, minacciato dalle sirene che abitavano l’arcipelago de Li Galli, visibile proprio da alcuni punti panoramici del sentiero. È proprio questa immagine mitica, un cammino celeste sospeso sopra un mare incantato, ad aver dato al percorso il nome di “Sentiero degli Dei”.

Lo stesso Italo Calvino ne fu affascinato, definendolo “quella strada sospesa sul magico golfo delle Sirene”, una frase oggi incisa su una ceramica decorata che accoglie i camminatori all’ingresso del percorso, a Bomerano. In quelle parole si coglie tutta la poesia e l’unicità di un sentiero che è al tempo stesso via storica, paesaggio culturale e itinerario da sogno.

L’itinerario e le tappe

Il Sentiero degli Dei nella sua versione più frequentata inizia da Bomerano, una frazione del comune di Agerola, e termina a Nocelle, frazione alta di Positano, affacciata sulla costa. Lungo circa 6,5 km (solo andata), questo cammino offre una delle esperienze escursionistiche più spettacolari d’Europa, con un dislivello minimo ma un impatto visivo straordinario. Per chi decide di proseguire fino a Positano centro, il percorso si allunga di altri 2,5 km, includendo una discesa piuttosto impegnativa attraverso oltre 1700 gradini.

Il sentiero si sviluppa su antichi gradoni, terrazzamenti coltivati, passaggi tra pareti rocciose e tratti boscosi, alternando ambienti rurali e paesaggi selvaggi. Si attraversano scorci come Vettica Maggiore, con le sue casette nascoste tra i limoneti, e si incontrano ruderi, muretti a secco e grotte che raccontano secoli di vita contadina.

Lungo il percorso, la vista si apre in continuazione sul mare, sull’isola di Capri e su Li Galli, in un susseguirsi di belvedere naturali. In molti punti il cammino sembra sospeso nel vuoto, con il mare centinaia di metri più in basso e le montagne che incombono silenziose alle spalle.

La discesa finale da Nocelle a Positano è l’unico tratto tecnicamente più faticoso, soprattutto per le ginocchia: si tratta di una lunga scalinata in pietra che attraversa le frazioni di Montepertuso e Fornillo prima di arrivare al centro storico. Per chi preferisce evitare i gradini, da Nocelle è possibile prendere un bus o un taxi per scendere a Positano.

In generale, il sentiero è considerato facile e adatto a tutti, purché si indossino scarpe da trekking e si abbia un minimo di allenamento. Lungo il percorso si trovano fontanelle, punti di ristoro, piccoli B&B e agriturismi, ideali per fare una pausa o addirittura passare la notte.

Chi desidera rientrare a Bomerano senza ripercorrere tutto il sentiero può prendere un bus da Positano ad Amalfi, e da lì un altro diretto ad Agerola. Tuttavia, nei periodi di alta stagione, il traffico sulla costiera può causare ritardi, per cui è consigliabile organizzarsi con largo anticipo o optare per un’escursione in giornata con partenza al mattino.

I luoghi imperdibili

Il Sentiero degli Dei regala uno dei panorami più emozionanti del Mediterraneo, con viste a picco sulla Costiera Amalfitana, le sue scogliere scoscese, i terrazzamenti coltivati e l’azzurro sconfinato del mare. Fin dai primi passi, ci si immerge in un ambiente dove la natura e la mano dell’uomo convivono in armonia: orti affacciati sul vuoto, casette rurali abbandonate, antichi gradoni scolpiti nella roccia.

A dominare il paesaggio è la tipica macchia mediterranea, con cespugli di rosmarino, mirto, lentisco e ginestra, che esplode in primavera con colori e profumi intensi. Le pareti rocciose sono punteggiate da felci, capperi selvatici e piccoli fichi d’India, mentre nei tratti più ombrosi si incontrano lecci, querce e pini marittimi. Lungo il percorso si avvistano spesso falchi pellegrini, gheppi e altri rapaci che volano in cerchio sulle correnti d’aria, mentre tra i cespugli si possono intravedere lucertole, gechi e, con un po’ di fortuna, anche qualche volpe o donnola.

Tra i punti più spettacolari si segnala la Grotta del Biscotto, a circa 500 metri di altitudine: un’antica cavità carsica incastonata nella roccia, che un tempo ospitava rifugi rupestri costruiti durante le incursioni saracene. Le pareti verticali nei pressi della grotta raggiungono anche i 200 metri di altezza, offrendo viste mozzafiato sul mare sottostante.

Altro punto di grande impatto visivo è il cosiddetto “Pistillo”, uno sperone roccioso dalla forma particolare che si innalza come un ago verso il cielo, incorniciato dal verde intenso della vegetazione e dal blu profondo del Tirreno. Poco più avanti, i villaggi rupestri nascosti tra le rocce raccontano di un passato fatto di isolamento e resistenza, testimoni silenziosi di un’epoca in cui vivere in cima ai monti era una necessità.

Ovunque si volga lo sguardo, ci si sente parte di un paesaggio ampio e senza tempo, dove la vista può spaziare da Punta Campanella a Capri, fino a scorgere i profili sfumati delle montagne cilentane nei giorni più limpidi. È un’esperienza totalizzante, che coinvolge tutti i sensi e che regala emozioni diverse a ogni stagione.

Sentiero degli Dei: info pratiche

  • Partenza: Bomerano (frazione di Agerola, NA)
  • Arrivo: Nocelle o Positano (SA)
  • Lunghezza: circa 6,5 km da Bomerano a Nocelle (9 km se si prosegue fino a Positano)
  • Durata media: 3-5 ore (in base al passo, alle soste e all’eventuale discesa a Positano)
  • Dislivello: 150 D+, 650 D- (circa)

Quando partire

Il periodo migliore per percorrere il Sentiero degli Dei va da aprile a giugno e da settembre a ottobre, quando il clima è mite e il cielo limpido garantisce viste spettacolari. I mesi estivi possono essere molto caldi e affollati, con temperature che superano facilmente i 30°C: in questo caso è essenziale partire presto, intorno alle 7:30-8:00 del mattino, per evitare le ore più torride. In inverno, invece, il sentiero può essere umido e scivoloso, ma resta praticabile con il giusto equipaggiamento.

Come arrivare

  • In auto: si può raggiungere Agerola da Napoli o da Salerno. Il parcheggio gratuito si trova nei pressi della piazza principale di Bomerano. Tuttavia, i posti sono limitati, quindi si consiglia di arrivare presto.
  • Con i mezzi pubblici: da Napoli si può prendere la Circumvesuviana fino a Castellammare di Stabia o Vico Equense, e da lì un bus SITA per Agerola. In alternativa, da Amalfi partono autobus diretti a Bomerano (linea SITA), utili anche per tornare indietro a fine escursione.
  • Da Positano: se si sceglie di terminare lì, si può risalire a Nocelle a piedi o in minibus, quindi proseguire per Amalfi e prendere un bus per Agerola. Attenzione: i tempi possono allungarsi sensibilmente nei fine settimana o durante l’alta stagione.

Rifornimenti d’acqua e punti di ristoro

  • A Bomerano sono presenti bar, fontane e negozi per acquistare provviste prima di partire.
  • Lungo il sentiero, in corrispondenza di alcuni tornanti e punti panoramici, si trovano 2-3 fontanelle pubbliche, ma non sempre funzionano: è consigliato partire con almeno 1,5 litri d’acqua a persona.
  • A Nocelle c’è un chiosco con vista panoramica e alcuni ristoranti, ideali per rinfrescarsi o pranzare al termine della camminata. Qui è presente anche una fontanella pubblica.
  • In alcuni tratti del sentiero si incontrano agriturismi o piccoli B&B che vendono acqua, limonata o snack locali.