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Cascata del Sasso, il ruggito nascosto tra le colline marchigiane

Esiste di un angolo d’Italia dove la natura non si mostra, ma si impone. Parliamo della Cascata del Sasso (chiamata anche Balza del Metauro), meraviglia che prende vita tra le colline marchigiane in cui l’acqua cade, romba e scolpisce. È, infatti, la cascata più imponente delle Marche e una delle più vaste dell’Italia centrale, ma nonostante la sua grandezza resta piuttosto fuori dai radar del turismo mordi e fuggi.

Dove si trova la Cascata del Sasso

La Cascata del Sasso si trova nel territorio di Sant’Angelo in Vado, in provincia di Pesaro e Urbino, nel cuore delle Marche più autentiche. Siamo a poca distanza dai confini con Umbria e Toscana, in una zona dove le strade si intrecciano tra colline tranquille, boschi fitti e borghi che raccontano secoli di storia.

Ed è proprio in questo paesaggio che prende forma la cascata, con il suo salto d’acqua imponente alto fino a 15 metri e largo oltre 50 (che in piena diventa persino il doppio) e un fragore che si fa sentire ben prima di arrivare al suo cospetto.

Cosa fare in estate alla Cascata del Sasso

In estate, la Cascata del Sasso si rivela un’oasi fresca e rigenerante, il top per chi cerca un mix di natura autentica, avventura leggera e qualche momento di relax lontano dal caos. A disposizione dei visitatori ci sono diversi sentieri da trekking, piacevoli camminate immerse nel verde tra querce, faggi e qualche macchia di leccio.

Il percorso più frequentato parte da un piccolo parcheggio vicino a Sant’Angelo in Vado, piuttosto semplice da seguire grazie alle indicazioni che sono ben visibili. In circa una ventina di minuti si raggiunge un belvedere da cui si può ammirare la cascata in tutto il suo splendore, un posto perfetto per scattare foto che resteranno nel cuore.

Ma ciò che conquista davvero i visitatori, soprattutto nelle giornate calde, è la possibilità di tuffarsi nelle piscine naturali create dal fiume Metauro ai piedi della cascata stessa. L’acqua, piuttosto fresca, è l’ideale per rigenerarsi dopo la camminata e godersi un momento di puro relax.

Per chi ama esplorare, è decisamente consigliato il sentiero che continua lungo il fiume, verso piccoli angoli meno frequentati dove il Metauro forma altre piscine naturali e passaggi rocciosi che sembrano creati apposta per arrampicate e brevi avventure. È un modo interessante per allontanarsi un po’ dalla folla senza andare troppo lontano, e magari trovare un posto tutto per sé dove leggere o semplicemente ascoltare il vento tra le fronde.

La mattina presto o il tardo pomeriggio sono i momenti in cui la luce gioca con le gocce d’acqua creando arcobaleni e riflessi unici, e la temperatura è più mite. Il consiglio è infatti quello di evitare le ore centrali, soprattutto nei weekend.

Infine, dopo una giornata tra tuffi e camminate, non mancate di fare una sosta a Sant’Angelo in Vado, piccolo borgo famoso per il suo tartufo bianco e per le osterie dove si cucina ancora come una volta.

Cosa fare in inverno alla Cascata del Sasso

La Cascata del Sasso regala numerose soddisfazioni anche in inverno, ovvero quando si trasforma in un luogo magico e sorprendente, lontano dai soliti percorsi affollati. Anche se la stagione fredda riduce le possibilità di balneazione, il paesaggio acquista una bellezza tutta sua, con le rocce umide illuminate da una luce morbida e l’acqua che scorre lenta, a tratti ghiacciata (anche se raramente), creando sporadicamente affascinanti cristalli di ghiaccio e piccole stalattiti naturali sulle pareti rocciose.

Le temperature più basse, soprattutto nelle mattine limpide, donano all’aria una freschezza frizzante che rinvigorisce ogni camminata, rendendo il percorso verso le cascate un’esperienza intensa e rigenerante.

I sentieri, generalmente ben tenuti, si coprono di foglie secche e qualche volta di neve, a seconda dell’inverno, e camminare tra gli alberi spogli regala una vista più aperta e panoramica, con scorci sul fiume Metauro che in inverno si fa più lento e maestoso. Questo è il momento ideale per gli appassionati di fotografia naturalistica, che possono catturare giochi di luce, riflessi e la natura in una veste più rarefatta.

In inverno, visitare la Cascata del Sasso richiede qualche accorgimento in più. È infatti consigliato vestirsi a strati, indossare scarpe impermeabili con una buona suola e fare molta attenzione. Il motivo di tutto ciò è piuttosto semplice: il terreno può essere scivoloso e, se fa particolarmente freddo, l’eventuale ghiaccio presente vicino ai bordi della cascata può diventare insidioso.

Per chi ha voglia di esplorare oltre, i sentieri che costeggiano il Metauro offrono scorci spettacolari su vallate e colline che, nei giorni più gelidi, si tingono di bianco. Con un po’ di fortuna, si possono scorgere anche tracce di animali selvatici, come caprioli e volpi, che si aggirano in cerca di cibo.

E chi non teme le basse temperature può dedicarsi a un picnic davanti alla cascata. Basta avere con sé una coperta, una bevanda calda e magari un dolce locale per trasformare una semplice pausa in qualcosa di speciale. L’importante, tuttavia, è arrivare ben attrezzati perché il gelo e l’umidità della zona non perdonano.

Dopo la camminata, il borgo di Sant’Angelo in Vado offre rifugio e ristoro con le sue trattorie in cui assaggiare piatti tipici di montagna, come zuppe fumanti e carni stufate, il top per scaldare il corpo dopo il freddo dell’esterno.

Come arrivare

Per raggiungere la Cascata del Sasso si parte da Sant’Angelo in Vado, seguendo le indicazioni locali che portano verso la zona industriale, a circa un chilometro e mezzo dal centro. Il tragitto è ben segnalato, ma munirsi di una mappa o GPS può essere utile, soprattutto nei tratti più immersi nella vegetazione.

Se si sceglie l’auto, occorre oltrepassare il centro abitato e seguire i cartelli per la cascata, grazie ai quali si arriva facilmente a un piccolo parcheggio situato vicino all’inizio del sentiero. Da lì, con una camminata di più o meno 20-30 minuti, si raggiunge la cascata percorrendo un sentiero semplice e immerso nel verde.

Per chi preferisce i mezzi pubblici, arrivare non è impossibile, ma richiede un po’ di pianificazione: dalla stazione ferroviaria più vicina, quella di Fano, si può prendere un autobus o un taxi fino a Sant’Angelo in Vado, e da lì si può proseguire. È una buona norma informarsi in anticipo sugli orari, perché le corse possono essere limitate (specialmente fuori stagione).

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Cosa fare e vedere a Genga: scoprire l’anima segreta delle Marche tra grotte, eremi e valli incantate

Le Marche sono spesso associate alle spiagge dorate, alla Riviera del Conero e ai piccoli borghi affacciati sull’Adriatico. Basta però allontanarsi di pochi chilometri dalla costa per ritrovarsi immersi in una dimensione completamente diversa e molto verde.

Genga, un piccolo borgo incastonato tra le colline dell’entroterra anconetano, è una di quelle destinazioni perfette per chi ama la natura, la storia, il trekking e le atmosfere autentiche. In estate è anche una valida alternativa per chi desidera una pausa dal mare senza rinunciare alla bellezza paesaggistica e alla cultura.

Questo borgo è molto più di un punto d’ingresso per visitare le famose Grotte di Frasassi. È un luogo dove la natura si fonde con la spiritualità, la storia convive con la lentezza della vita. Genga è capace di conquistare il cuore dei viaggiatori con il suo ritmo lento, la quiete dei suoi paesaggi e la sua autenticità.

Dove si trova Genga e come arrivare

Genga, comune certificato Bandiera Arancione, si trova nel cuore delle Marche, in provincia di Ancona, ed è immerso nel Parco Naturale Regionale Gola della Rossa e di Frasassi, un’area protetta che ospita alcuni dei paesaggi più affascinanti della regione. Il territorio è attraversato dal fiume Sentino, che nel corso dei millenni ha modellato grotte, gole e canyon spettacolari.

Come raggiungerla

Genga si può raggiungere sia in treno che in macchina. La linea ferroviaria Ancona–Roma ferma proprio a Genga–San Vittore. Dalla stazione si possono prendere bus e navette che portano alle principali attrazioni – le Grotte sono raggiungibili da qui anche a piedi.

In alternativa si può arrivare al borgo anche in camper o in bici. Genga è una meta perfetta anche per chi ama viaggiare lentamente, grazie a piazzole attrezzate e a numerosi percorsi ciclabili nei dintorni.

Cosa vedere a Genga: storia, natura e architettura

Genga, situata sulla cima di un colle nell’alta valle dell’Esino, è un concentrato di meraviglie naturali, siti storici e bellezze architettoniche che sorprendono anche il visitatore più esperto. Non è solo il luogo dove si trovano le famose Grotte di Frasassi, ma un territorio ricco di tappe imperdibili che meritano attenzione.

Le Grotte di Frasassi: un mondo sotterraneo da esplorare

Le Grotte di Frasassi rappresentano una delle attrazioni più straordinarie delle Marche, e probabilmente d’Italia. La loro apertura risale al 1 settembre 1974. Queste cavità carsiche si estendono per oltre 30 chilometri in un dedalo di meravigliose sale, stalattiti, stalagmiti e laghetti cristallini.

cosa vedere a Genga e dintorni nelle Marche

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Grotte di Frasassi

Il punto più impressionante è l’Abisso Ancona, una cavità alta quasi 200 metri e capace di contenere il Duomo di Milano. Il percorso turistico, accessibile a tutti, è ben illuminato e si percorre in circa 1 ora e 15 minuti ad una temperatura di 14 gradi costanti tutto l’anno. Per i più avventurosi ci sono anche tour speleologici più tecnici, adatti a chi desidera vivere l’esperienza da esploratore.

Il Tempio del Valadier e l’Eremo di Santa Maria Infra Saxa

Sempre nel territorio di Genga, dopo aver parcheggiato l’auto all’ingresso del sentiero, si sale a piedi lungo un percorso lastricato e dopo circa un chilometro si raggiunge una delle visioni più suggestive del territorio: il Tempio del Valadier, un santuario ottagonale in stile neoclassico sormontato da una cupola ricoperta di lastre in piombo e incastonato in una grotta.

Fu voluto da Papa Leone XII, originario proprio di Genga, come nuovo luogo di culto che si sarebbe dovuto erigere sopra una chiesa preesistente. Dentro l’edificio è custodito un altare centrale con una riproduzione della statua della Madonna col bambino del Canova. L’accesso al Tempio del Valadier è a pagamento e, in base al mese, ha orari giornalieri diversi di visita. Prima di organizzare questa gita è necessario controllare il sito ufficiale del Comune di Genga.

Accanto si trova l’Eremo di Santa Maria Infra Saxa, costruito direttamente nella parete rocciosa. Questo luogo di silenzio e raccoglimento, nato come oratorio, fu poi utilizzato come monastero di clausura retto dalle monache benedettine.

All’interno di questa meravigliosa cornice naturale de la Gola di Frasassi, durante le festività natalizie veniva organizzato un tipico e suggestivo presepe vivente che è stato annullato negli ultimi anni per motivi di sicurezza.

L’Abbazia di San Vittore alle Chiuse

Situata a pochi minuti dalle Grotte, l’Abbazia di San Vittore delle Chiuse è uno dei capolavori dell’architettura romanica delle Marche. Edificata dai longobardi verso la fine del X secolo all’inizio della Gola di Frasassi, coccolata – chiusa – dalle montagne si distingue per la sua pianta a croce greca e una particolare articolazione di cupole. Il simbolo dell’infinito rovesciato e situato vicino alla porta sinistra dell’altare è ancora oggi un mistero.
L’abbazia è visitabile tutti i giorni dalle 9 alle 19.

cosa vedere nei pressi del borgo di Genga

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Abbazia di San Vittore alle Chiuse

Il complesso ospita anche il Museo Speleo-Paleontologico e Archeologico di Genga, che conserva il fossile di un ittiosauro – un rettile marino lungo circa 3 metri – ritrovato nella zona e reperti archeologici del territorio.

Il borgo medievale di Genga

Passeggiare per le stradine acciottolate del borgo di Genga, il cui nome deriva dai Conti della Genga – di cui fece parte papa Leone XII – è un viaggio nel tempo. Arroccato su una collina, il paese conserva l’antico impianto medievale – racchiuso tra le mura del castello – con case in pietra e scorci panoramici.

Il Palazzo Fiumi Sermattei è oggi sede di un piccolo museo civico dedicato all’arte e alla storia del territorio – museo arte, storia, territorio – qui sono esposti i capolavori dell’antica chiesa di San Clemente: uno scrigno di arte e di storia con opere di Antonio da Fabriano.

Il Ponte Romano sul fiume Sentino

Non lontano da San Vittore di Genga, di fronte alla chiesa romanica di San Vittore delle Chiuse, si trova un ponte romano ben conservato – con un arco acuto da un lato e uno a tutto sesto dall’altro – che attraversa il fiume Sentino – quello che ha dato origini alle Grotte di Frasassi.

Ancora oggi, camminando sulle sue pietre, si può immaginare il passaggio dei pellegrini e dei mercanti nel Medioevo. Al ponte sul fiume si accede attraverso una torre fortificata.

Cosa fare a Genga e dintorni: esperienze tra natura, escursioni e tradizioni

Oltre alle visite culturali e naturalistiche, Genga e il suo territorio offrono tante attività per chi ama il movimento, l’aria aperta e le esperienze autentiche. Dalle escursioni ai percorsi enogastronomici passando per i trekking, ogni giorno qui può essere diverso.

Escursioni nel Parco Gola della Rossa e Frasassi

Il territorio di Genga è un paradiso per gli amanti del trekking e del turismo slow. I sentieri si snodano tra gole profonde, boschi di querce e panorami mozzafiato.
All’interno del Parco Naturale Regionale Gola della Rossa e di Frasassi ci sono tanti altri percorsi segnalati. Alcuni sono perfetti anche con i bambini.

trekking e sentieri all'interno del territorio di Genga

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Parco Naturale Regionale Gola della Rossa e di Frasassi

Ecco due sentieri imperdibili per trascorrere una giornata a stretto contatto con la natura:

  • Sentiero del Papa: uno dei percorsi più suggestivi, ideale durante la primavera e l’estate. A circa 3 chilometri dal borgo di Genga, lungo la strada provinciale che conduce ad Arcevia, si trova la parte più magica di questo sentiero: una scenografica forra tra le rocce che si è creata per l’effetto dell’erosione del torrente Scappuccia. Per chi ama camminare e trascorrere tempo in natura è consigliato percorrere il sentiero ad anello che parte dal borgo di Genga. Dopo aver lasciato l’auto nel parcheggio sotto il castello si intraprende appunto Il Sentiero del Papa segnalato n.107 , dedicato a Papa Leone XII, fino ad arrivare a Valle Scappuccia. Da qui, prendendo a destra, si torna verso Genga.
  • Sentiero dell’Aquila: chiamato così in quanto è stata avvistata una coppia di Aquile reali in quella zona. Si parte dal borgo di Pierosara – al quale è legata una legenda d’amore e tragedia – dove un tempo c’era un importante castello medievale – oggi si possono ammirare le cinte murarie e la torre di difesa.  Questo sentiero è molto panoramico e regala viste spettacolari sulle gole, sui piccoli borghi e sulle montagne. Tappa imperdibile: il Foro degli Occhialoni. Luogo che prende il nome da una cavità che si è formata a causa dell’erosione del vento e della pioggia. Qui due grandi buchi, gli occhialoni, permettono di vedere da una parte all’altra del monte.

Attività outdoor per tutta la famiglia

Il Parco offre inoltre anche esperienze originali che vanno oltre la classica escursione. Dal trekking con gli alpaca, perfetto se si viaggia con i più piccoli, ai tour con guida in bici, ideali per scoprire il territorio su due ruote, passando per un meritato momento di riposo alle Terme di Frasassi, una piccola oasi dove ricaricare le energie con trattamenti termali e vista sul verde.

Enogastronomia: cosa assaggiare a Genga

La cucina di Genga riflette la tradizione contadina delle Marche: saporita, genuina e ricca di prodotti del territorio. Nei ristoranti della zona o durante sagre ed eventi ci sono dei cibi e dei piatti marchigiani che vale davvero la pena assaggiare:

  • crescia: farcita con erbe strascinate, formaggi e salumi – da provare anche il ciauscolo,
  • salame di Genga: si distingue dagli altri per il suo profumo e per l’equilibrio di consistenza e sapore,
  • tagliatella: fatta a mano e stesa con il “lasagnolo” e spesso condita con tartufo e funghi porcini, protagonisti delle stagioni autunnali ma spesso proposti anche in estate,
  • pappardelle o polenta al cinghiale,
  • vincisgrassi,
  • coniglio in potacchio.
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Spiagge nelle Marche, le più belle, ma anche autentiche e selvagge

Ammirare una spiaggia di sassi neri, andare alla scoperta delle antiche tracce di Valbruna, osservare i faraglioni che emergono dalle acque: l’itinerario che ci porta alla scoperta delle spiagge più belle delle Marche ci mette a contatto con un territorio dove passiamo dalle calette fino ai lidi super attrezzati. Quello che non cambia è la nostra meraviglia di fronte alle acque cristalline, alle colline sinuose, alle montagne, alle spiagge che si trovano proprio alle pendici di borghi che raccontano storie di mare.

La Spiaggia delle Due Sorelle

La prima cosa da sapere sulla Spiaggia delle Due Sorelle è che si può raggiungere unicamente via mare, ed è proprio questo che rende l’esperienza tanto particolare, una di quelle da vivere almeno una volta nella vita. Tra le spiagge più belle delle Marche (e d’Italia), è il simbolo della cosiddetta Riviera del Conero. Deve il suo nome ai faraglioni gemelli che si stagliano all’orizzonte e che emergono dalle acque.

È particolarmente apprezzata per il suo mare cristallino: come anticipato, possiamo visitarla prenotando una visita con le imbarcazioni che partono dal porto di Numana. In alternativa, soprattutto per chi è avvezzo agli sport acquatici, è raggiungibile anche con canoe o SUP. Ma è importante ricordare una cosa: il territorio è protetto, quindi non si possono lasciare le proprie attrezzature in giro, abbandonate sulla battigia. Meglio organizzarsi per tempo, così da evitare qualsiasi intoppo.

La Spiaggia Urbani

Ci sono molti motivi per cui la Spiaggia Urbani è tanto amata e apprezzata. Iniziamo dalla sua forma tipica a mezzaluna, che la rende davvero caratteristica, una conformazione territoriale che lascia senza fiato. È composta da ghiaia fine e sassolini, e tra l’altro ci sono tratti di spiaggia libera. Nelle vicinanze non mancano stabilimenti balneari e ristoranti, così come ben tre parcheggi, di cui due a pagamento e uno gratuito.

Si può raggiungere a piedi dal centro storico di Sirolo o, in alternativa, con i bus navetta (qui in estate sono un grande classico immancabile). Come la Spiaggia delle Due Sorelle, anche la Spiaggia Urbani è tra le più famose di Sirolo e si trova proprio alle pendici del borgo. La consigliamo perché il panorama sul Monte Conero è semplicemente mozzafiato, soprattutto verso il tramonto: è questo il momento migliore per ritagliarsi qualche ora di vacanza indimenticabile.

La Spiaggia di Mezzavalle

La Spiaggia di Mezzavalle nel Conero

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La Spiaggia di Mezzavalle nel Conero

Parliamo ora di una spiaggia dal fascino più selvaggio, situata a nord di Ancona, nel territorio del Conero, probabilmente uno dei tratti più belli delle Marche: la Spiaggia di Mezzavalle. Qui un on the road è doveroso per scoprire tutte le insenature e le spiagge. È l’ultima spiaggia di Ancona ed è completamente libera, quindi priva di stabilimenti balneari. Possiamo raggiungerla sia attraverso i sentieri sia via mare. Per chi desidera avventurarsi, uno dei sentieri è più lungo e intricato, mentre l’altro è corto ma ripido: se non siamo avvezzi al trekking, meglio chiedere informazioni e prendere il largo con la barca.

La Spiaggia di Velluto di Senigallia

La Spiaggia di Velluto di Senigallia: informazioni

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La Spiaggia di Velluto di Senigallia

È famosissima anche la Spiaggia di Velluto di Senigallia, ben 13 km di sabbia finissima, chiamata così proprio perché è morbida al tatto come il velluto. Premiata per la qualità del suo mare limpido e pulito, è spesso consigliata tra le destinazioni migliori dove andare nelle Marche per organizzare una vacanza family friendly.

La Spiaggia del Passetto

Per chi desidera organizzare una vacanza nelle Marche da local, la Spiaggia del Passetto è perfetta: qui, infatti, vengono gli anconetani per un tuffo al volo. Si trova proprio alla fine del Viale della Vittoria. Vicino alla spiaggia sono presenti servizi, tra cui stabilimenti balneari e bar, ma consigliamo, per vivere al meglio la giornata al mare, di portare con sé scarpe da scoglio. Un piccolo tip: se è possibile – a volte non è accessibile – suggeriamo di visitare le grotte del Passetto.

La Spiaggia La Vela

Tra le meraviglie della Riviera del Conero, anche la Spiaggia La Vela è una tappa immancabile. Impossibile non innamorarsene a prima vista: davanti a noi, uno scoglio bianco a forma di vela emerge dal mare, ed è proprio lui a dare il nome a questa cala suggestiva, che si apre poco dopo la Chiesetta di Santa Maria di Portonovo.

La spiaggia è composta da sassi e ghiaia, e il sentiero per raggiungerla si snoda lungo il monte: non il più semplice da percorrere, ma senz’altro uno dei più panoramici. È divisa in due calette, entrambe prive di stabilimenti e servizi. La prima è più ampia ed è caratterizzata da grossi ciottoli; la seconda è decisamente raccolta e ha un fondale di ghiaia fine.

Baia di Vallugola

La Baia di Vallugola nelle Marche

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La Baia di Vallugola nelle Marche

Estremamente caratteristica è la Baia di Vallugola, uno dei punti di riferimento per chi va in vacanza sulla costa adriatica. Siamo nella provincia di Pesaro e Urbino, precisamente tra Gabicce Mare e Casteldimezzo. Questa baia non è solo bellissima da visitare per il suo valore paesaggistico, ma ci permette persino di conoscere una storia particolare. Proprio qui, infatti, secondo la leggenda, sarebbero stati trovati i resti di Valbruna, una città sommersa. Tra misteri e natura incontaminata, rientra decisamente tra le spiagge più belle delle Marche, secondo noi.

La Spiaggia dei Sassi Neri

Deve il suo nome al fondale scuro, formato da rocce e sassi levigati, che regala dei riflessi profondi al mare. Una spiaggia prevalentemente libera, che consigliamo soprattutto a chi sogna un’esperienza a contatto diretto con la natura. La composizione del litorale? Ciottoli, ghiaia e tratti rocciosi.

Anche in questo caso, dobbiamo attrezzarci per raggiungerla a piedi, dalla vicina Spiaggia di San Michele, oppure partendo dal centro di Sirolo, percorrendo il sentiero che attraversa il Parco della Repubblica. Il tracciato è ben segnalato, non manca qualche discesa più ripida, ma è adatto anche a chi non è particolarmente esperto di trekking. In estate è sempre attivo un comodo servizio di bus navetta dai parcheggi principali del paese, soprattutto per chi proprio preferisce evitare la passeggiata sotto il sole.

La Riviera delle Palme

Nella parte meridionale delle Marche si estende la Riviera delle Palme, precisamente in provincia di Ascoli Piceno, un tratto di costa punteggiato – come suggerisce il nome – da centinaia di palme. È una delle mete più apprezzate per le vacanze in famiglia: si parte da San Benedetto del Tronto, una delle località balneari storiche d’Italia.

Spostandoci leggermente, incontriamo la spiaggia di Cupra Marittima, un piccolo gioiello tra Grottammare e Marina di Massignano, che ha ottenuto più volte il riconoscimento della Bandiera Blu. E non dimentichiamo proprio la spiaggia di Grottammare, conosciuta dai più come la “Perla dell’Adriatico”: un litorale da cartolina.

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Feste della birra, mercatini e gli altri eventi imperdibili del weekend 27-29 giugno 2025

Profumo di birra artigianale, strade vestite di fiori, rievocazioni in costume, concerti all’alba e sapori che raccontano le tradizioni locali: il weekend del 27-29 giugno 2025 si preannuncia esplosivo. E se state cercando un’occasione per partire, fare una gita fuori porta o semplicemente vivere qualcosa di speciale, sappiate che questo fine settimana vi mette davanti a una valanga di eventi sparsi tra Lazio, Umbria, Marche ed Emilia-Romagna.

Dalle spiagge di Tarquinia ai canali di Comacchio, passando per i borghi fioriti della Sabina e le note all’alba in Franciacorta, ecco il meglio di questo weekend in giro per l’Italia.

Fermento a Tarquinia Lido: 16 birrifici, street food e mare

Sedici birrifici artigianali, street food da urlo, dj set e concerti in riva al mare. Serve aggiungere altro? Il 27 e 28 giugno il Lido di Tarquinia (VT) si trasforma nel cuore pulsante della birra artigianale con Fermento, il festival diffuso che celebra l’eccellenza brassicola del Lazio e della Tuscia.

Invece del classico villaggio fieristico, qui si passeggia tra stabilimenti balneari e locali sul lungomare, con otto postazioni che ospitano i birrifici: da Jungle Juice a Ritual Lab, da Linfa a Vento Forte, ognuno con una selezione delle proprie etichette più iconiche. E per non far mancare nulla al palato, c’è anche un’offerta gastronomica firmata dai beach bar del Lido: panini, fritti, specialità locali pensate per accompagnare ogni pinta.

Musica live e dj set accompagneranno entrambe le serate, con apertura alle 19. Si entra con due formule: 15 euro per 8 degustazioni, oppure 10 euro per 4 assaggi. Sì, potete anche provare entrambe le opzioni… Nessuno vi giudica.

Leonessa e il Palio del Velluto: tre giorni nel cuore del Rinascimento

Leonessa (RI) fa un salto nel tempo e riaccende lo splendore rinascimentale con il Palio del Velluto, una delle rievocazioni storiche più coinvolgenti del Lazio. Dal 27 al 29 giugno, dame, cavalieri, tamburini e contrade si danno battaglia per conquistare lo stendardo dei “Sesti”, i sei storici rioni della città.

Taverne, cortei in costume, duelli, spettacoli e una città intera che si trasforma in teatro a cielo aperto. Se amate l’atmosfera delle saghe storiche, qui troverete un mix perfetto di adrenalina, folklore e sapori del passato (con tanto di piatti rinascimentali rivisitati).

Da segnare in agenda anche la suggestiva “Scelta del Drappo” e la Giostra dei Tamburi, che anticipano il weekend del Palio. Un’esperienza da vivere, con smartphone carico per immortalare ogni dettaglio.

Poggio Moiano in fiore: l’Infiorata del Sacro Cuore

Nella Sabina Reatina si celebra la bellezza con petali e tradizioni. A Poggio Moiano, dal 27 al 29 giugno, va in scena l’Infiorata del Sacro Cuore, una tre giorni che trasforma il borgo in un tappeto floreale gigante.

Il programma mescola arte e fede: tra mostre, musei a cielo aperto, sfilate di sbandieratori, acrobati e mangiafuoco per la “Notte di meraviglie” e la sagra dell’olio d’oliva, Poggio Moiano diventa una vera esplosione di colori, profumi e magia. Un evento perfetto per le famiglie, i romantici, gli appassionati di fotografia e chiunque voglia prendersi una pausa tra bellezza e semplicità.

Concerto all’alba a Erbusco: musica, cielo rosa e colazione del Magüt

Per chi ama cominciare la giornata con poesia, musica e aria di collina, Erbusco (BS) propone uno dei momenti più suggestivi del weekend: il Concerto all’Alba, domenica 29 giugno alle 5:00 del mattino, con il duo Gianni Alberti (sax/clarinetto) e Fabio Gordi (pianoforte).

In un contesto naturale mozzafiato, il repertorio spazierà da Piazzolla a Morricone, passando per Gershwin e Iturralde. E al termine, la Pro Loco offrirà ai partecipanti la “colazione del Magüt”, per rendere l’esperienza ancora più autentica e condivisa.

Ingresso a offerta libera, prenotazione obbligatoria. Il check-in apre alle 4:45 (sì, anche il cielo avrà messo la sveglia). Consigliatissimo portarsi un telo e una giacca leggera, la magia è garantita.

Focus Assaggi a Corese Terra: gusto, olio DOP e storie di territorio 

Per chi ha il palato fino e l’anima da foodie, Corese Terra (RI) è la tappa perfetta del venerdì sera. Il 27 giugno alle 20:00 torna l’appuntamento con “Focus Assaggi”, la rassegna gratuita che valorizza i prodotti DOP e IGP del Lazio con degustazioni guidate da esperti ONAF.

Il terzo incontro di “S’abbina bene” sarà ospitato dall’Università Agraria e promette una vera immersione nel patrimonio agroalimentare della Sabina: mozzarella di Bufala Campana DOP, prosciutto di Amatrice IGP, salumi amatriciani, panzanella romana, il tutto abbinato agli oli Sabina DOP e Roma IGP, accompagnati da vini laziali selezionati.

Un’occasione unica per capire (e assaggiare) il vero significato delle etichette di qualità. L’ingresso è gratuito ma su iscrizione: andate sul sito ufficiale e prenotatevi, i posti sono limitati, le delizie no.

Carnevale estivo a Comacchio: maschere, barche e fuochi sull’acqua

Chi ha detto che il Carnevale si festeggia solo a febbraio? A Comacchio, la “piccola Venezia” del Delta del Po, sabato 28 giugno torna il Carnevale estivo sull’acqua, tra maschere, danzatori e dodici barche a tema che scivolano lungo i canali storici.

L’evento, organizzato dalla Cooperativa Girogirotondo, è una festa comunitaria che unisce artigiani, musicisti, sarte e volontari in un grande spettacolo galleggiante. Le imbarcazioni, spinte a paradello, renderanno omaggio anche ai 30 anni di Ferrara Patrimonio Unesco e ai 10 anni della riserva MaB Delta del Po.

Alle 21.00 si parte dai Trepponti, monumento simbolo della città, e si va avanti fino a mezzanotte, quando lo show si conclude con uno spettacolo piromusicale da batticuore. Evento gratuito e consigliatissimo anche per famiglie con bambini.

Brodetto Show a Porto Recanati: zafferano, quiz e grandi chef 

Il Brodetto alla Portorecanatese De.Co. ha una marcia in più: niente pomodoro, solo pesce fresco e zafferano. A Porto Recanati (MC), questo piatto diventa protagonista assoluto del Brodetto Show, in programma domenica 29 giugno dalle 18:30 in piazza Brancondi.

Brodetto Show, Porto Recanati

Ufficio Stampa

Edizioni passate del Brodetto Show

Un evento tra showcooking, storytelling, quiz con il pubblico e piatti-sorpresa. Sul palco ci saranno la giornalista Sara Santacchi e Marco Ardemagni di “Paparazzi” (Rai Italia), mentre gli chef dell’Accademia del Brodetto delizieranno i presenti con assaggi e aneddoti.

Il format interattivo è parte del Grand Tour delle Marche e porta in scena l’identità gastronomica della costa adriatica. Ingresso libero e palato felice assicurato.

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Val di Fiastra, il tesoro nascosto delle Marche lontano dal turismo di massa

La Val di Fiastra è un concentrato di bellezze naturalistiche e storiche ideale per chi, da un viaggio, si aspetta non un’esperienza da cartolina, ma l’incontro autentico con lo spirito del luogo. Il modo migliore per scoprire quest’area delle Marche, situata in provincia di Macerata, è percorrendo i 60 chilometri dell’Anello della Val di Fiastra.

Suddiviso in sette tappe, va su e giù tra le colline marchigiane partendo dall’Abbadia di Fiastra e intrufolandosi tra le strade dei borghi di Loro Piceno, Sant’Angelo in Pontano, San Ginesio, Ripe San Ginesio, Colmurano e Urbisaglia. Questa è una zona lontana dal turismo di massa: ecco cosa vedere per scoprirla a passo lento.

Abbazia di Chiaravalle

Tra le cose più belle da vedere in Val di Fiastra c’è l’Abbazia di Chiaravalle, un complesso monastico cistercense tra i meglio conservati in Italia centrale. Fondata nel XII secolo dai monaci di Chiaravalle di Milano, l’abbazia sorge in una pianura che, nel corso dei secoli, è riuscita a mantenere intatto il suo fascino agricolo grazie alla tutela come Riserva Naturale Abbadia di Fiastra.

Qui si respira un’atmosfera rilassata, tipica di quei luoghi dove il rapporto tra uomo e natura è equilibrato. Oltre alla chiesa, gli spazi del complesso abbaziale, ancora abitati dai monaci, comprendono il chiostro con la sala del Capitolo, dove i monaci si riunivano ogni giorno a leggere un capitolo della Regola di San Benedetto, le grotte adibite alla conservazione dei viveri (al momento non visitabili), le cantine, fatte costruire dai Gesuiti, la sala delle oliere, il grande magazzino del monastero e il refettorio dei conversi.

Imperdibile anche il Palazzo Giustiniani Bandini del XIX secolo, con il suo giardino all’inglese.

Abbazia di Fiastra

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L’Abbazia di Chiaravalle

I borghi più belli da vedere in Val di Fiastra

Tra i borghi più belli da vedere in Val di Fiastra c’è sicuramente Loro Piceno, ideale per un’immersione storica del territorio. Qui, infatti, sono presenti diversi musei: il Museo delle Due Guerre Mondiali, il Museo Postale dei Monti Azzurri, il Museo del Vino Cotto allestito in una chiesa sconsacrata, tutti luoghi che fungono da raccolta di memorie collettive e saperi locali. Il Castello Brunforte, invece, è sede delle cucine del ’600, offrendo un raro esempio di archeologia della domesticità.

Molto interessante è anche il borgo di Sant’Angelo in Pontano dove, dalla terrazza più alta, si intravedono, nelle giornate limpide, non solo i Sibillini, ma anche il Gran Sasso. All’interno del Teatro Storico Nicola Antonio Angeletti, potrete ammirare la Collezione Cassese dedicata ai presepi d’autore provenienti da tutto il mondo.

Infine, vi consigliamo di fare tappa a San Ginesio: il suo centro storico dal fascino medievale custodisce il Teatro Comunale Giacomo Leopardi e l’Auditorium di Sant’Agostino.

Lago di Fiastra

A piedi o con la bici, una delle tappe più belle da scoprire in questa zona delle Marche è il lago di Fiastra. Si tratta di un lago artificiale, creato negli anni ’50, circondato da montagne alte 2000 metri e da una natura incontaminata. Fa parte del Parco Nazionale dei Monti Sibillini e si estende su una superficie di circa 3,7 chilometri quadrati. Questo è un luogo importante non solo per la produzione di energia idroelettrica, ma anche per tutti gli amanti delle attività all’aria aperta.

In particolare, c’è un sentiero che percorre tutto il versante orientale del lago, offrendo tante occasioni per fotografare tutti i diversi angoli del bacino. Per arrivare da un vertice all’altro occorrono circa due ore e, durante la camminata, troverete anche diverse aree attrezzate per il picnic, corredate di griglie.

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Le migliori spiagge del Conero, i gioielli della costa Adriatica immersi in paesaggi mozzafiato

La Riviera del Conero è uno dei paesaggi più belli delle Marche, dove l’Adriatico sa bene come mostrare il meglio di sé. Con i suoi litorali dalle acque trasparenti e cristalline e un’atmosfera rilassata, offre lo scenario ideale dove trascorrere una vacanza all’insegna di pomeriggi di relax su spiagge bianche e avventure esplorative tra grotte e formazioni rocciose. Il tutto viene arricchito da panorami mozzafiato, resi ancora più unici dalla presenza di falesie a picco sul mare, e dai paesini caratteristici dove passeggiare la sera.

Se state organizzando una vacanza in questa splendida zona d’Italia, vorrete sicuramente conoscere le sue spiagge più belle, quelle che, anche chi ha pochi giorni a disposizione, non vuole assolutamente perdersi. Ecco perché abbiamo fatto una selezione scegliendo quelle che, secondo noi, sono le migliori e più suggestive del Conero, molte delle quali premiate con la Bandiera Blu.

Spiaggia di Mezzavalle

Cominciamo la nostra selezione dedicata alle spiagge del Conero con una location libera e selvaggia. La Spiaggia di Mezzavalle, situata in provincia di Ancona, offre un’atmosfera unica perché immersa nella natura incontaminata del Parco del Conero. Per raggiungerla, infatti, bisogna percorrere un sentiero di 10 minuti che, seppur sia un po’ ripido, ripaga i viaggiatori con uno scenario che lascia letteralmente a bocca aperta.

Qui, il verde selvaggio del Monte Conero alle vostre spalle e l’azzurro cristallino del mare di fronte creano un contrasto evocativo. La spiaggia può essere raggiunta solamente a piedi o, se desiderate raggiungerla via mare, l’unico modo è noleggiando una canoa o un SUP da Portonovo in quanto le barche non hanno il permesso di avvicinarsi.

Spiaggia delle Due Sorelle

È la spiaggia simbolo del Parco del Conero, il cui nome deriva dai due faraglioni (le Due Sorelle, appunto) che emergono dal mare turchese. È un luogo idilliaco, seppur in estate possa diventare particolarmente affollato, nonostante sia raggiungibile solo via mare. Non è un caso se viene considerata tra le spiagge più belle delle Marche!

Da metà giugno a settembre, i traghetti turistici partono regolarmente dai porti di Numana, Sirolo e Marcelli, offrendo un viaggio panoramico lungo la costa del Conero. In alternativa, per chi ama il turismo attivo, è possibile noleggiare canoe o SUP dalle spiagge vicine, come Portonovo o San Michele, e raggiungerla in autonomia.

Spiaggia delle Due Sorelle

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La spiaggia delle Due Sorelle

Spiaggia di San Michele e dei Sassi Neri

Mare cristallino e sabbia bianca e fine: la spiaggia di San Michele è facilmente raggiungibile e dotata di ogni comfort, compresi stabilimenti dove noleggiare ombrelloni e lettini. Questa è l’ideale per chi vuole godere dei paesaggi offerti dal Monte Conero e desidera una spiaggia tranquilla, ampia e lunga dove rilassarsi, passeggiare o praticare in sicurezza alcuni sport acquatici come kayak o SUP. La spiaggia di San Michele, infatti, è ben protetta dai venti e dalle onde grazie alla conformazione del territorio circostante.

A piedi potete raggiungere anche la spiaggia dei Sassi Neri, chiamata così per la presenza di rocce scure sul fondale. Se non avete un mezzo, potete raggiungere queste due spiagge con la navetta gratuita messa a disposizione durante i mesi estivi: consigliamo di monitorare gli orari sul sito ufficiale.

Spiaggia del Frate

Anche questa facilmente raggiungibile a piedi dal centro di Numana, la Spiaggia del Frate è una splendida caletta di ghiaia fine, perfettamente incorniciata dal verde rigoglioso del Parco del Conero. A renderla unica è anche il bianco della roccia calcarea chiamata “Sasso del Bo” che, spuntando dal mare, aggiunge un dettaglio di bellezza in più a un luogo di per sé meraviglioso.

Il nome particolare della spiaggia deriva da un convento di frati minori, seppur gli abitanti di Numana la chiamino “Sottosanta”, perché sopra si ergeva il camposanto dei colerosi dove nel 1800 furono sepolti tutti i deceduti per colera. Qui troverete stabilimenti balneari, bar e una piccola area di spiaggia libera. Se arrivate con la vostra auto, potete usufruire del parcheggio nei dintorni del porto turistico o all’ingresso del centro storico.

Spiaggia Urbani

Infine, tra le spiagge più belle della Riviera del Conero vi consigliamo quella di Urbani. Con la sua particolare forma a mezzaluna, compresa fra una grotta e un’alta rupe e ricoperta da una rigogliosa macchia mediterranea, vi permetterà di rilassarvi immersi in uno scenario davvero unico. Inoltre, grazie alla presenza di stabilimenti balneari, bar e ristoranti può essere vissuta da tutti.

Da qui godrete di uno splendido panorama sul Monte Conero e, se avete voglia di andare in esplorazione, potete spingervi fino alla punta del caratteristico moletto situato sulla sinistra della spiaggia, oppure passeggiare fino alla spiaggia di San Michele o, ancora, immergervi nei suoi fondali e fare un po’ di snorkeling.

Se non avete un’auto, potete usufruire del servizio di navetta in partenza da Sirolo o dall’ufficio informazioni di Numana attivo durante il periodo estivo.

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Cammino dei Cappuccini: tappe, storia, luoghi e consigli utili

Il Cammino dei Cappuccini è un itinerario spirituale e culturale che attraversa l’entroterra marchigiano da nord a sud, collegando alcuni tra i luoghi più significativi per la nascita e la diffusione dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini. Si estende per circa 400 km suddivisi in 17 tappe, da Fossombrone ad Ascoli Piceno, e si snoda attraverso paesaggi collinari, boschi, borghi medievali e conventi silenziosi. È un cammino che alterna la dimensione interiore a quella ambientale, capace di offrire un’esperienza a passo lento nel cuore di una regione ricca di memoria, spiritualità e bellezza sobria.

Lontano dai grandi itinerari turistici, questo percorso permette di riscoprire la vita semplice e fraterna predicata dai primi cappuccini, in luoghi ancora oggi segnati dalla loro presenza.

La storia del Cammino

Il Cammino dei Cappuccini nasce dal desiderio di restituire forma e continuità ai luoghi che hanno visto sorgere, consolidarsi e diffondersi l’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, una delle ramificazioni dell’esperienza francescana. Questo ordine affonda le proprie radici nelle Marche del Cinquecento, in un contesto in cui diversi frati avvertivano l’esigenza di un ritorno più autentico alla regola di San Francesco, fatta di povertà, solitudine e vita ritirata.

L’impulso iniziale venne da un frate marchigiano che abbandonò il convento per condurre una vita di penitenza e preghiera secondo l’esempio originario del Poverello d’Assisi. Inizialmente considerata una scelta marginale, quella forma di vita attirò l’interesse e il sostegno di alcune figure religiose e civili del tempo, portando alla nascita di una comunità autonoma. Il primo convento, ancora oggi visitabile, sorse nei pressi di Camerino, in una località boschiva scelta per il suo isolamento e la sua semplicità.

Il cammino attuale ripercorre i luoghi più significativi legati a quella stagione: antichi eremi, santuari rurali, conventi di altura e piccoli centri che conservarono per secoli la presenza e l’opera dei frati. Ogni tappa racconta un frammento di questa storia, in un dialogo costante tra spiritualità francescana e paesaggio marchigiano.

Le tappe del cammino

Il Cammino dei Cappuccini si articola in 17 tappe che attraversano tutto l’entroterra marchigiano, da nord a sud. Si cammina per circa 400 km, lungo sentieri di montagna, strade bianche, boschi secolari e borghi silenziosi:

  • Tappa 1 – da Fossombrone alla Gola del Furlo (22 km, 880 m D+, 808 m D-, 6h e 30’): il cammino prende avvio con una tappa suggestiva che conduce attraverso l’alta valle del Metauro fino alla Gola del Furlo, uno dei luoghi naturali più iconici delle Marche, incastonato tra pareti calcaree e boschi fitti.
  • Tappa 2 – dalla Gola del Furlo a Cagli (21,5 km, 750 m D+, 700 m D-, 6h): dopo aver lasciato il canyon, si attraversano vallate secondarie e sentieri ombreggiati, con arrivo nel centro storico di Cagli, cittadina d’origine medievale che conserva mura, chiese e testimonianze romane.
  • Tappa 3 – da Cagli al Monastero di Fonte Avellana (18 km, 850 m D+, 450 m D-, 5h e 30’): tappa breve ma in costante salita, che attraversa boschi isolati fino a raggiungere il millenario Monastero di Fonte Avellana, immerso nel silenzio ai piedi del Monte Catria.
  • Tappa 4 – dal Monastero di Fonte Avellana a Pascelupo (13 km, 650 m D+, 700 m D-, 4h): percorso più corto e panoramico che collega il monastero al piccolo borgo di Pascelupo, attraversando sentieri di cresta con affacci spettacolari sulle valli circostanti.
  • Tappa 5 – da Pascelupo a Fabriano (26,5 km, 650 m D+, 920 m D-, 7h): un lungo attraversamento che accompagna il camminatore dal silenzio delle valli montane fino alla vivace Fabriano, città nota per la sua tradizione cartaria, tra campi coltivati, strade rurali e piccoli nuclei abitati.
  • Tappa 6 – da Fabriano a Poggio San Romualdo (23 km, 900 m D+, 350 m D-, 6h): si risale gradualmente verso l’Appennino, lungo sentieri che conducono a quote più alte e paesaggi sempre più aperti.
  • Tappa 7 – da Poggio San Romualdo a Cupramontana (26 km, 750 m D+, 1.100 m D-, 7h e 30’): tappa lunga e scenografica, con una discesa decisa verso il cuore della regione del Verdicchio. L’arrivo a Cupramontana premia con il suo centro storico e i profumi delle colline vinicole.
  • Tappa 8 – da Cupramontana a Cingoli (17 km, 600 m D+, 450 m D-, 5h): percorso più breve che si snoda tra dolci rilievi e strade secondarie, con arrivo nella “balconata delle Marche”, così viene chiamata Cingoli per i suoi affacci panoramici sulla vallata del Musone.
  • Tappa 9 – da Cingoli a San Severino Marche (28 km, 900 m D+, 1.130 m D-, 8h): tra le tappe più lunghe e impegnative del cammino, attraversa ambienti rurali, boschi e crinali, fino a raggiungere San Severino, città ricca di arte, chiese romaniche e testimonianze longobarde.
  • Tappa 10 – da San Severino Marche a Camerino (17 km, 650 m D+, 300 m D-, 5h): si cammina tra colline dolci e boschi secondari, in un tratto più tranquillo che culmina a Camerino, importante centro universitario e religioso, noto per il suo duomo e il palazzo ducale.
  • Tappa 11 – da Camerino a San Lorenzo al Lago (24 km, 850 m D+, 700 m D-, 7h): tappa di media lunghezza che attraversa ambienti naturali via via più selvaggi, con scorci panoramici sulla dorsale appenninica e arrivo nei pressi del lago di Polverina, immerso nella quiete.
  • Tappa 12 – da San Lorenzo al Lago a Sarnano (18,5 km, 800 m D+, 950 m D-, 6h): si entra nel territorio dei Monti Sibillini, con sentieri che si inoltrano tra boschi d’altura e borghi in pietra.
  • Tappa 13 – da Sarnano a Montefortino (20,5 km, 850 m D+, 750 m D-, 6h): un itinerario immerso nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, tra salite regolari, boschi d’altura e valli isolate.
  • Tappa 14 – da Montefortino a Montefalcone Appennino (25 km, 850 m D+, 750 m D-, 7h): una lunga tappa di crinale che alterna passaggi tra piccoli borghi, campi coltivati e paesaggi aperti. Montefalcone si distingue per il suo sperone roccioso e le antiche mura a strapiombo sulla valle.
  • Tappa 15 – da Montefalcone Appennino a Rotella (22 km, 500 m D+, 900 m D-, 6h): il percorso inizia a scendere gradualmente verso le colline dell’Ascolano, tra uliveti, vigneti e strade bianche.
  • Tappa 16 – da Rotella a Offida (21 km, 750 m D+, 950 m D-, 6h e 30’): si cammina tra i paesaggi ordinati della viticoltura marchigiana, tra filari e colline armoniose.
  • Tappa 17 – da Offida ad Ascoli Piceno (24,5 km, 750 m D+, 920 m D-, 7h): l’ultima tappa porta verso una delle città più eleganti e ricche di storia delle Marche.

Punti di interesse e monumenti lungo il cammino

Il Cammino dei Cappuccini attraversa un territorio ricco di storia, arte e spiritualità. Oltre ai borghi e ai conventi già toccati nelle singole tappe, il percorso offre numerose occasioni per visitare monumenti religiosi, eremi nascosti e luoghi d’arte che raccontano la profonda radicazione francescana nelle Marche.

Tra i luoghi simbolo spicca il Monastero di Fonte Avellana, fondato nel X secolo e tuttora abitato da monaci camaldolesi. Situato ai piedi del Monte Catria, è un centro spirituale di grande fascino, con una biblioteca storica e un chiostro romanico che merita una sosta prolungata.

Proseguendo verso sud, nei pressi di Fabriano, si può visitare l’Eremo di San Silvestro, nascosto tra boschi e rocce, un luogo ideale per momenti di silenzio e riflessione. Non lontano, il Museo della Carta e della Filigrana racconta un’altra vocazione del territorio: quella artigianale e produttiva, ancora oggi viva.

A Camerino, oltre alla sua università storica, si trova il Santuario di Santa Maria in Via, meta di pellegrinaggio e importante centro mariano regionale. Nei pressi del lago di Polverina, il Santuario di Macereto è un gioiello rinascimentale immerso nei Sibillini, raggiungibile con una breve deviazione.

Nella zona montana del percorso, tra Sarnano e Montefortino, si incontrano numerosi eremi rupestri e piccoli santuari incastonati nella roccia, come l’Eremo di Soffiano o l’Eremo di San Leonardo, spesso segnalati da antichi affreschi o da semplici croci scolpite nella pietra.

Infine, giunti nella parte finale del cammino, vale la pena soffermarsi a Offida, non solo per il suo borgo ben conservato, ma anche per la straordinaria chiesa di Santa Maria della Rocca, costruita su uno sperone roccioso e arricchita da cicli di affreschi gotici. La conclusione ad Ascoli Piceno offre un vero e proprio scrigno di tesori: dal Duomo di Sant’Emidio alla Loggia dei Mercanti, dalle chiese romaniche alle eleganti architetture civili che fanno della città un compendio di storia e arte marchigiana.

Come prepararsi al cammino

Affrontare il Cammino dei Cappuccini richiede una preparazione adeguata, non tanto per la difficoltà tecnica dei sentieri, quanto per la loro lunghezza complessiva, la varietà del terreno e la presenza di tratti isolati. Il percorso si sviluppa tra colline, rilievi montani e ambienti rurali poco urbanizzati: per questo è fondamentale pianificare ogni tappa con attenzione e partire con un’attrezzatura adatta.

Molti tratti, soprattutto quelli appenninici, presentano dislivelli importanti e attraversano boschi o crinali dove la presenza di punti d’acqua o rifugi è limitata.

Le scarpe da trekking devono essere ben rodate, con suola adatta a tratti misti (asfalto, pietra, terra), mentre i bastoncini da cammino possono essere molto utili nei tratti più ripidi, sia in salita che in discesa. L’abbigliamento deve prevedere più strati, poiché il cammino attraversa zone a clima variabile: si passa da tratti esposti al sole a boschi freschi, con possibili piogge improvvise.

La segnaletica è generalmente presente, ma in alcune zone montane può risultare scarsa o confusa. È quindi opportuno scaricare una traccia GPS aggiornata, o avere con sé una guida cartacea affidabile.

La credenziale del cammino

Il Cammino dei Cappuccini mette a disposizione dei camminatori una credenziale ufficiale, che può essere ritirata in due punti principali: il convento di Fossombrone, per chi parte dalla prima tappa, o il convento di Camerino, per chi inizia il percorso dalla seconda parte. In entrambi i casi è necessario contattare preventivamente i conventi o scrivere all’indirizzo email ufficiale del cammino (camminodeicappuccini@gmail.com). Chi parte da altri luoghi può richiedere la credenziale direttamente a casa, compilando l’apposito form disponibile sul sito web del cammino.

Insieme alla credenziale, viene consegnato anche un ciondolo in legno, con l’icona del Cammino dei Cappuccini, che accompagna simbolicamente il pellegrino lungo tutto il percorso. Al termine del cammino, a Camerino o Ascoli Piceno, si può ricevere il Testimonium, attestato che certifica l’intero tragitto compiuto.

Non è previsto un prezzo fisso né per la credenziale, né per il ciondolo o il Testimonium: si accetta, su base volontaria, un’offerta libera, utile a sostenere le spese di manutenzione del cammino e a permettere il proseguimento del progetto.

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Marche: la Via delle Cascate Perdute di Sarnano

Come una cittadella di pietra, Sarnano si staglia, arroccata sulla vetta di un colle al centro di una valle popolata da ampi pascoli e campi coltivati e fitti boschi. Sullo sfondo le austere cime dei Monti Sibillini fanno bella mostra di sé.

Un territorio che si risveglia in primavera dal proprio torpore invernale, ripopolandosi di verde man mano che la stagione avanza. La zona meridionale delle Marche, dove si trova Sarnano, è una destinazione ideale per il ritorno del clima più propizio alle attività nella natura: alla visita di un borgo medievale dalla storia affascinante e con un grande patrimonio architettonico e artistico consente infatti di abbinare un percorso di trekking alla scoperta di alcune splendide cascate formate dai torrenti che percorrono la valle.

La chiamano la Via delle Cascate Perdute, un itinerario alla portata di tutti, che si compie agevolmente in mezza giornata e che prende le mosse dal centro storico di Sarnano per inoltrarsi nelle vicinanze e portare alla scoperta dei tesori di acqua dolce nascosti tra pietre, querce e faggi.

Il borgo medievale di Sarnano

Sarnano sorge a ridosso delle vette dei Monti Sibillini, in una sorta di culla tra le colline, con le sue torri medievali che svettano in cima al colle a oltre 500 metri di altitudine dov’è seduta.

Il centro storico della cittadina è tutto edificato in pietra cotta, donando un aspetto peculiare al borgo, con le mura degli edifici nelle tonalità dell’ocra e dell’arancio.

Una volta che si entra nel centro del borgo, la cosa migliore da fare è perdersi fra i labirintici vicoli lastricati che salgono e scendono questo piccolo capolavoro del Medioevo, in un alternarsi di diversi livelli fra piazzette, scorci e scalinate.

La Piazza Alta è il cuore della Sarnano medievale, animata dalle sagome del basso Palazzo dei Priori, la bella torre del Palazzo del Popolo (oggi trasformato in teatro),  il Palazzo del Podestà e la Chiesa di Santa Maria Assunta con i suoi affreschi.

Scorcio del borgo di Sarnano nelle Marche

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Piazzette, scale, vicoli: la meraviglia medievale del centro storico di Sarnano

Da qui le vie del borgo scendono come cerchi concentrici fino ad arrivare alla base del colle, dove si è poi sviluppata la Sarnano contemporanea. La perfetta conservazione e la cura con cui viene mantenuto il centro storico permette di entrare appieno nell’atmosfera medievale del luogo: costituitosi come libero comune a metà del Duecento, Sarnano ha conservato la fierezza delle proprie origini e le sfoggia ancora con orgoglio.

Se il borgo è completamente costruito in pietra, i dintorni del paese offrono invece un ritorno alla natura, con una grande quantità di attività outdoor a portata di mano. Percorsi ciclistici, sentieri escursionistici, avventure in parapendio, terme naturali: chi più ne ha, più ne metta.

La Via delle Cascate Perdute

La Via delle Cascate Perdute di Sarnano è un percorso escursionistico di livello molto semplice, lungo circa sei chilometri, che parte dal centro del borgo e conduce per una passeggiata per lo più pianeggiante a tre splendidi, potenti e affascinanti salti che il torrente Tennacola compie nelle vicinanze del paese.

Il tempo di percorrenza dell’intero sentiero, aperto nel 2020, è di poco meno di un paio d’ore, al quale aggiungere il tempo di permanenza presso ciascuna cascata, che offre a suo modo il proprio spettacolo.

Il percorso parte da Piazza Perfetti, ai piedi del centro storico, e unisce tre cascate: la Cascata dell’Antico Mulino, Lu Vagnatò e le Cascatelle di Sarnano. Gli escursionisti più brillanti possono inoltre proseguire per raggiungere due altre cascate, poco più lontane: le Pozze dell’Acquasanta e la Cascata del Pellegrino.

Il bel sentiero, che si snoda tra boschi e campagna, per raggiungere queste due ultime destinazioni richiede ulteriori due ore di cammino, una per l’andata e una per il ritorno.

La Cascata dell’Antico Mulino

La Cascata dell'Antico Mulino a Sarnano

Fonte: Lorenzo Calamai

La Cascata dell’Antico Mulino a Sarnano

La prima cascata che si incontra lungo la Via delle Cascate Perdute è forse anche la più suggestiva. Ci si giunge rapidamente, in appena dieci minuti di camminata, lasciandosi alle spalle il centro storico di Sarnano e dirigendosi verso est.

Nei pressi degli edifici scolastici della cittadina, una lingua d’asfalto scende verso il basso e si inoltra in una rada boscaglia: dopo poche decine di metri, improvvisamente, l’aria si fa umida e il rumore dell’acqua si fa notare. I ruderi di un antico mulino, da cui il nome della cascata, sono avvolti dalla vegetazione a fianco del sentiero.

Quando la traccia piega verso destra, ecco che si apre allo sguardo la possente conca della doppia cascata del torrente Tennacola: una passerella in legno conduce alla spiaggetta di fronte alla polla d’acqua formata dal salto, che si abbatte con tutta la sua potenza dall’alto di una dozzina di metri.

La Cascata Lu Vagnatò

Cascata Lu Vagnatò sulla Via delle Cascate Perdute Sarnano Marche

Fonte: Lorenzo Calamai

Lu Vagnatò

Il sentiero che collega la Cascata dell’Antico Mulino a Lu Vagnatò si percorre in circa mezz’ora.

Dopo aver superato un ponticello e sceso una scalinata in legno che porta sul letto del torrente, si arriva al cospetto di questo bel salto. Luogo di balneazione e refrigerio durante l’estate, in primavera sfoggia tutta la propria potenza.

In passato le lavandaie sarnanesi utilizzavano questo tratto del torrente per lavare i panni, come testimonia l’antica vasca che campeggia in fondo al sentiero.

Le Cascatelle di Sarnano

Cascatelle di Sarnano Via delle Cascate Perdute Marche

Fonte: Lorenzo Calamai

Le Cascatelle di Sarnano

Con un’altra mezz’ora di cammino si arriva fino alle Cascatelle di Sarnano, in località Romani. Si raggiungono seguendo il corso del torrente, con il sentiero che si snoda lungo le anse del Tennacola, prima che imbocchi una strada bianca. Da qui si giunge all’imbocco dell’ultimo tratto di percorso per arrivare al luogo.

Per arrivare alle Cascatelle si deve risalire il corso del torrente proprio sul bordo del suo letto nel tratto finale, inoltrandosi nel bosco. Qui tutto diventa acquatico: il rombo della cascata in sottofondo, l’acqua nebulizzata che rende umida l’aria che si respira, il torrente che corre sulle rocce e le leviga.

È la destinazione più selvaggia delle tre previste dal percorso e l’atmosfera che la cascata regala è davvero profondamente silvana, tra muschi e tronchi contorti.

Le cascate bonus: le Pozze dell’Acquasanta e la Cascata del Pellegrino

Dalle Cascatelle si può tornare al centro di Sarnano in appena una mezz’oretta, accorciando il percorso fatto all’andata. Per chi però non è stanco di esplorare questo splendido contesto naturale all’ombra dei boschi e tra il fluire dell’acqua dolce, c’è la possibilità di allungare l’escursione fino a una ultima destinazione.

Tra sentieri comodi, larghe strade bianche e tracce ben segnalate nel bosco, il percorso prosegue fino alle Pozze dell’Acquasanta. Non si tratta di una vera e propria cascata, ma di una serie di piccoli balzi che il torrente Acquasanta, affluente del Tennacola, compie in una zona dove la sua azione erosiva finisce per creare delle marmitte dei giganti, profonde polle d’acqua.

Panorama monti sibillini Sarnano Marche

Fonte: Lorenzo Calamai

Tornando a Sarnano dalle Pozze dell’Acquasanta il panorama regala scorci splendidi sui Sibillini

La caratteristica saliente delle Pozze dell’Acquasanta è che le acque del torrente provengono dalle vette innevate dei Sibillini, e sono pertanto estremamente pure e cristalline. In estate il corso d’acqua viene presto prosciugato dal caldo, lasciando a testimonianza solo alcune cavità molto profonde riempite di acqua incredibilmente chiara, che lascia intravedere il fondale. In primavera, invece, lo scenario è ancora più bello perché il torrente è vivo, e si formano una serie di rapide e cascatelle tra una marmitta e l’altra.

A cinque minuti dalle Pozze dell’Acquasanta, tramite un breve sentiero, si arriva alla Cascata del Pellegrino, alimentata dall’omonimo fosso. Si tratta di un salto non molto alto ma estremamente suggestivo per come l’acqua ha scavato in maniera particolare le rocce.

Dalle Pozze dell’Acquasanta il ritorno al centro storico di Sarnano comporta circa un’ora e quarantacinque minuti.c

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Alla scoperta di Castelfidardo, la Città della Fisarmonica

Castelfidardo è un affascinante borgo marchigiano della provincia di Ancona, dove storia, musica e artigianato si intrecciano in un racconto di sicuro interesse. Abitato fin dal Paleolitico, come testimoniano i reperti in selce rinvenuti lungo il fiume Musone, ha visto il suo sviluppo moderno tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, quando i primi borghi fuori le mura, come quello del Sole e delle “Casine”, iniziarono a prendere forma.

Oggi Castelfidardo è celebre in tutto il mondo come la “Capitale della Fisarmonica“, un’eccellenza artigianale che ha dato vita a strumenti musicali capaci di narrare storie e culture lontane. Camminando senza fretta lungo le vie si percepisce l’anima vibrante di un paese che ha saputo fondere la sua eredità storica con un’identità attuale e dinamica.

Dove si trova Castelfidardo

Adagiato su un colle ondulato, Castelfidardo sorge tra i fiumi Aspio e Musone, nelle Marche. Il paesaggio che lo abbraccia è un mosaico di verdi prati, campi coltivati e dolci declivi che si aprono verso l’orizzonte. In lontananza, il Monte Conero si staglia come un guardiano silenzioso, che veglia sulla Riviera Adriatica e sulla selva di Castelfidardo.

Una simile posizione privilegiata lo rende non soltanto un luogo di rara bellezza, ma anche un punto strategico per chi desidera conoscere da vicino le meraviglie naturalistiche e culturali delle Marche.

Cosa vedere a Castelfidardo

Il cuore di Castelfidardo si sviluppa sulla sommità di uno sperone roccioso, un centro storico raccolto e suggestivo, in parte ancora protetto dall’antica cinta muraria. Le fortificazioni medievali si intravedono nelle due porte superstiti e in alcuni tratti delle mura, testimoni di un passato ricco di eventi.

Centro storico di Castelfidardo

Fonte: Ph @Stanislava Karagyozova – iStock

Passeggiata nel centro storico di Castelfidardo

Monumento Nazionale delle Marche

Nel Parco delle Rimembranze si erge l’imponente Monumento Nazionale delle Marche che celebra la storica battaglia di Castelfidardo del 18 settembre 1860. Fu in tale scontro che l’esercito sabaudo, guidato dal generale Enrico Cialdini, sconfisse le truppe dello Stato Pontificio, aprendo la strada all’annessione delle Marche e dell’Umbria prima al Regno di Sardegna e poi, nel 1861, al neonato Regno d’Italia.

Realizzato nel 1912 dallo scultore veneziano Vito Pardo, è un capolavoro di bronzo e travertino bianco di Ascoli Piceno e raffigura un gruppo di soldati in marcia, carichi di fierezza e determinazione, guidati da un fiero condottiero che incarna lo spirito patriottico dell’epoca. Alle spalle, si cela una piccola cripta in stile assiro, un gioiello nascosto impreziosito dagli straordinari lavori decorativi dei Maestri Giustini e Sollazzini di Firenze.

Porta Vittoria

Il principale accesso al borgo è rappresentato da Porta Vittoria, un tempo chiamata Porta Marina per la posizione rivolta verso il mare.

Costruita nel 1775, la sua architettura è semplice, con un orologio che spicca sulla sommità. Restaurata di recente, è il punto d’ingresso ideale per immergersi nell’atmosfera di Castelfidardo.

Palazzo Tomasini e le grotte ipogee

Appena varcata la porta, ci si imbatte nel settecentesco Palazzo Tomasini, che dal 1850 ospita il Convento di Sant’Anna con piccola cappella annessa. Ma il vero tesoro si trova al di sotto: un affascinante sistema di grotte ipogee scavate nella pietra plio-pleistocenica.

Realizzate tra il Trecento e il Quattrocento, le gallerie sotterranee, a sette metri di profondità, erano utilizzate come cantine, depositi e rifugi. I cunicoli, alti tre metri e larghi uno e mezzo, si sviluppano per oltre cento metri in una struttura rettangolare suddivisa in quattro corridoi decorati con nicchie.

Piazza della Repubblica e gli edifici storici

Piazza della Repubblica a Castelfidardo

Fonte: Ph @clodio – iStock

Scorcio notturno di Piazza della Repubblica a Castelfidardo

Passeggiando tra le vie del centro, si arriva a Piazza della Repubblica, cuore pulsante del paese. Qui si affacciano edifici storici di grande fascino: il Palazzo Priorale Comunale, risalente al XIV secolo, la Torre Civica del Cinquecento e la Collegiata di Santo Stefano Protomartire.

Quest’ultima, nata come pieve nel 1289 e divenuta collegiata nel 1743, si distingue per l’ampia e luminosa navata a croce latina. Al suo interno, opere d’arte di pregio come la statua di San Tommaso (1510), l’”Ultima Cena” di Felice Pellegrini (1594) e un raffinato bassorilievo in ceramica dipinta.

Il Museo del Risorgimento

Come accennato, Castelfidardo è stato teatro della celebre battaglia del 1860 e il Museo del Risorgimento, tra le sale di Palazzo Mordini, ne conserva la memoria.

Qui sono infatti esposti oltre 130 reperti storici, tra armi, medaglie, fotografie e dipinti, oltre alla tromba del XXVI battaglione Bersaglieri Castelfidardo, simbolo di quel tempo. Un percorso immersivo che ripercorre la storia della lotta per l’Unità d’Italia.

La Chiesa di Santa Maria della Misericordia

Chiesa quattrocentesca, cattura lo sguardo con la facciata armoniosa, il portale in pietra d’Istria e il timpano decorato con un bassorilievo della Madonna della Misericordia.

All’interno, oltre a uno splendido presepe artistico permanente, si può ammirare un pavimento in laterizio cinquecentesco con eleganti motivi geometrici.

Il Museo Internazionale della Fisarmonica

Sotto il Palazzo Comunale si trova una delle istituzioni più rappresentative del borgo: il Museo Internazionale della Fisarmonica.

Si tratta di un’esposizione unica nel suo genere che raccoglie circa 350 modelli di fisarmoniche e organetti, suddivisi in sei sale tematiche dedicate ai grandi maestri della costruzione e ai virtuosi dello strumento. Un’area del museo ricrea un antico laboratorio artigianale, così da svelare i segreti di questa arte secolare.

Il Monumento alla Fisarmonica e al Lavoro

Non lontano dal centro storico, lungo via Matteotti, spicca il Monumento alla Fisarmonica e al Lavoro, maestosa scultura in bronzo alta sette metri, opera di Franco Campanari.

La statua raffigura Ermes, mitico inventore della lira, che stringe tra le mani una fisarmonica, mentre alla base sono scolpite scene della lavorazione artigianale e ritratti di celebri musicisti.

Curiosità su Castelfidardo

Via del centro storico di Castelfidardo

Fonte: Ph @Stanislava Karagyozova – iStock

Scorcio del centro storico di Castelfidardo

Passeggiando per Castelfidardo, è impossibile non notare la facciata del Palazzo del Comune, dove sono incise le antiche unità di misura locali, il “braccio” e il “mezzo braccio“. Alzando lo sguardo, si possono ammirare le merlature guelfe, l’orologio in travertino del 1775 e la campana ottocentesca. All’interno, il Salone degli Stemmi e le storiche carceri raccontano secoli di storia grazie ai loro sontuosi soffitti decorati.

Un’altra storia coinvolgente è quella di Paolo Soprani, il contadino che divenne l’artefice della fama di Castelfidardo nel mondo. Tutto ebbe inizio nel 1863, quando un viandante nordico portò con sé un organetto. Ospitato dalla famiglia Soprani, il giovane Paolo, incuriosito dallo strumento, lo smontò per studiarne il funzionamento. Da quel momento iniziò a produrre fisarmoniche, dando vita a un’eccellenza artigianale senza pari.

A conferma del primato del borgo nella costruzione di strumenti musicali, nel 2001 il Maestro artigiano Giancarlo Francenella ha realizzato la fisarmonica più grande del mondo: alta 2,53 metri, larga 1,90 metri e pesante 200 kg. Oggi è esposta nel suo laboratorio in Piazza della Repubblica ed è inserita nel Guinness dei Primati.

Castelfidardo è una meta che incanta, dove ogni angolo risuona di storia e musica e regala ai visitatori un’esperienza indimenticabile.

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Itinerario della Bellezza: un modo unico per scoprire le meraviglie delle Marche

Dimenticate la confusione dei grandi centri urbani, il territorio delle Marche ha molte meraviglie da mostrare ai viaggiatori che vogliono immergersi in atmosfere intrise di cultura, natura e archeologia. A valorizzarle ci pensa Confcommercio Marche Nord/Pesaro e Urbino che, in occasione dell’ultima edizione della BIT, la Borsa Internazionale del Turismo, ha presentato il nuovo Itinerario della Bellezza.

Si tratta di un progetto di promozione e valorizzazione turistica nato nel 2018 dall’organizzazione di 5 Comuni che, al 2025, sono arrivati a essere ben 28. Quest’anno, sono entrati a far parte dell’itinerario i borghi di Corinaldo, Monte Grimano Terme, Monte Cerignone e San Costanzo. Scopriamo insieme le caratteristiche del progetto e quali sono gli itinerari di viaggio che ci aiuteranno a conoscere le Marche in un modo unico e autentico.

Il progetto “Itinerario della Bellezza”

Alla BIT 2025 sono state presentate le ultime novità del progetto “Itinerario della Bellezza” promosso da Confcommercio Marche Nord/Pesaro e Urbino. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di aumentare le presenze
turistiche nel territorio delle Marche in modo sostenibile valorizzando le meraviglie storiche, naturali e archeologiche della zona.

È partendo da questo presupposto che sono stati creati degli itinerari tematici studiati per promuovere la
destinazione e sviluppare un modello economico alternativo a quello tradizionale industriale manifatturiero,  basato sulla valorizzazione della bellezza. Gli itinerari sono pensati per i viaggiatori italiani e stranieri che desiderano avventurarsi in territori puri e incontaminati, tra città d’arte, borghi di grande fascino, teatri storici e chiese.

I percorsi infatti, sviluppati su tutto il territorio marchigiano, uniscono il mare alle montagne, le colline (segno caratterizzante delle Marche) alle città d’arte, fino ai borghi fortificati e alle aree archeologiche.

Gli itinerari tematici

L’Itinerario della Bellezza, nato per promuovere i luoghi che l’uomo ha saputo valorizzare e conservare per essere mete esclusive di una vacanza che rigenera il corpo e lo spirito, coinvolge 28 borghi. Questi sono stati inseriti in percorsi turistici creati per permettere ai visitatori di scoprire il territorio delle Marche attraverso le sue peculiarità storiche, archeologiche ed enogastronomiche. Durante l’edizione del 2024, dall’Itinerario della Bellezza sono nati altri itinerari, ossia: l’Itinerario Archeologico, l’Itinerario Romantico, l’Itinerario delle Rocche di Francesco Di Giorgio Martini, l’Itinerario della corte del Duca Federico e l’Itinerario del Silenzio e della Fede.

Nel prossimo periodo verranno presentati i nuovi itinerari, come quello dedicato al Rinascimento, da Gubbio a Urbino, dove viene approfondita anche la storia dei Montefeltro e delle Rovere, con una visita alle rocche realizzate da Francesco Di Giorgio Martini per difendere il Ducato di Urbino. Martini fu l’architetto senese che Federico da Montefeltro chiamò alla corte di Urbino nel 1477 e che realizzò capolavori assoluti dell’architettura militare e civile del Rinascimento.

Un altro itinerario, invece, è legato all’enogastronomia di qualità dove vengono valorizzati ingredienti importanti per il territorio come il prosciutto di Carpegna, la casciotta di Urbino e il Cartoceto DOP olio d’oliva. Inoltre, ricordiamo che nelle Marche si trova la capitale italiana del farro, San Lorenzo in Campo, e la patria del biologico, Isola del Piano-Urbino.

Infine, l’ultimo itinerario che verrà presentato è dedicato all’archeologia. Le Marche e la provincia di Pesaro e Urbino sono ricchissime dal punto di vista archeologico e conservano rilevanti testimonianze della storia e della cultura materiale dell’uomo dal Paleolitico fino al Rinascimento, passando per l’epoca romana.